Il sindaco di Diamante e senatore di Italia viva esalta l’obiettivo di costruire con Renzi un’area moderata che tagli fuori i populisti di destra e sinistra. L’ingresso di Censore e l’apprezzamento per l’azione del presidente della Calabria (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Lo diceva Pietro Nenni, ma anche altri grandi socialisti: i riformisti studiano, progettano, trovano i finanziamenti e poi realizzano le opere. Questo non è vero solo per le infrastrutture ma in tutte le sfaccettature di ogni segmento del governo. È vero nel lavoro, nel welfare… i riformisti sono i veri uomini di governo e sono quelli che in questo momento danno i risultati veri in Europa e credo che in Italia dobbiamo seguire questo modello».
Parole e musica di Ernesto Magorno, senatore della Repubblica con una grande esperienza politica alle spalle che prende le mosse proprio dai socialisti della prima ora, Una visione e un’appartenenza che tiene cara e che permea ogni suo ragionamento. Qualche giorno fa da Serra San Bruno, dove con il presidente Ettore Rosato ha incontrato gli amministratori locali in chiave Pnrr, ha parlato di Italia viva come un partito di forte capacità espansiva, di un partito che è al centro, per fare in modo che gli attuali schieramenti diano segnali politici diversi.
Appena dopo le elezioni per il Quirinale, si è parlato di grande centro, in cui Italia viva vuole recitare una parte da protagonista… Come stanno andando le cose?
«Ritengo molto bene perché intanto c’è una grande voglia di emarginare le forze estreme che fino a questo momento non hanno prodotto né modelli di buon governo né progetti nuovi sui quali chiamare gli italiani a dare il loro giudizio. Quindi mi pare che c’è un grande spazio politico, sociale. Più che etichettarli con i vecchi modelli, direi che c’è una grande opportunità in questo momento nel Paese che può fare in modo che la cultura riformista del governo può nella prossima tornata elettorale e nella prossima legislatura avere un peso maggiore di quello che ha avuto in questo momento. D’altra parte, mi consenta, ma Draghi non è forse l’espressione di questa classe dirigente che propone un modello europeo?»
Rispetto alla vostra posizione guardate più a destra o a sinistra? E se possibile, c’è una condizione posta a chi vuol far parte di questo grande centro?
«Mi pare che Renzi sia stato abbastanza chiaro e lo ribadirà all’assemblea nazionale del 26 febbraio. Noi vogliamo tenere fuori dallo schema le forze della demagogia, il populismo che sono le ali estreme delle attuali alleanze politiche. Più che altro, dal mio punto di vista, i riformisti sono quelli che portano gli altri sulle proprie posizioni, quindi mi pare che il lavoro che si deve fare nei prossimi mesi sia proprio questo».
Sin dal principio tra i possibili partiti di questo grande centro si è parlato di Forza Italia, come sono i rapporti con i berlusconiani e quanto c’è di vero in questa ipotesi tenuto conto delle fibrillazioni nel centrodestra?
«Credo che sia un momento in cui il panorama politico è in evoluzione per cui spero che ci sia una condivisione per un progetto futuro che possa dare vita ad una grande forza riformista e moderata che si occupi più che della demagogia e delle proposte impossibili, del buon governo del Paese»
A livello locale lei non ha mai nascosto di apprezzare Occhiuto, l’altro giorno a Serra San Bruno ha detto anche “lo sosteniamo”. Che intende e in cosa si sostanzia questo sostegno?
«Intanto noi lo abbiamo sostenuto fin dall’inizio. La proposta di Occhiuto candidato a Presidente della Regione l’abbiamo accolta con entusiasmo e fiducia. Io l’ho sostenuto in campagna elettorale, e mi pare logico e normale continuare a sostenere l’azione di governo del Presidente Occhiuto. Mi pare che sulle questioni più importanti che vanno dalla sanità ai rifiuti, alla posizione mi pare decisa che ho visto assumere sulla depurazione, ci siano non solo messaggi ma fatti concreti di buon governo. Quindi lo sosteniamo in questo senso. Non abbiamo chiesto nulla e non chiederemo nulla in cambio. Continueremo a sostenerlo per tutto quello che Italia viva in Calabria e nel Paese potrà fare».
Questa esperienza calabrese può essere presa a modello a livello nazionale come avvicinamento tra i due partiti?
«Guardi credo che c’è tutto un divenire nel nostro Paese. Siamo stati molto chiari, lo ripeto fino alla noia. Noi dobbiamo tenere fuori demagoghi e populisti, poi tutto si può fare…»
Vorrei provocarla, esce la Vono ed entra Censore. Italia viva, ha detto, è al centro… ma non è che rischia di diventare un partito dalle porte girevoli?
«Guardi io rispetto le scelte di tutti, soprattutto quando sono politiche e meditate. L’adesione dell’onorevole Censore mi fa particolarmente piacere, anche perché nella passata legislatura siamo stati insieme alla Camera ed abbiamo fatto un bel lavoro per i nostri territori. Ma l’arrivo di Censore significa anche l’arrivo di una grande esperienza, di tanti amministratori locali, di tanti sindaci di tante ragazze e ragazzi che hanno voglia di fare politica e guardano a Italia viva come una palestra di formazione politica che è quello che manca nel nostro Paese e che non c’è proprio nella nostra Regione. Le porte girevoli le lascerei alla riforma messa in campo sulla magistratura dal Governo. Quindi, accetto la provocazione, ma non calza nelle ultime vicende di Italia viva calabrese».
Lei si rivede nella definizione in voga che “senza i moderati non si vince”?
«Senza i riformisti non si governa, direi. E così è stato. Questa legislatura ha cominciato a dare i suoi frutti quando i riformisti hanno cominciato ad avere la guida di questo Paese. Una volta quando si parlava di riformismo si guardava solamente ai socialisti. Il riformismo ha vinto la sua battaglia in Europa e ora tutti fanno a gara a definirsi riformisti, perché il riformismo è una storia politica importante ma anche un modo per approcciarsi alla politica ma soprattutto è un modo per governare».