Neanche uno slancio di orgoglio della classe dirigente calabrese per l’ultima seduta di Consiglio regionale di una legislatura tormentata e poverissima di risultati.

I pochi provvedimenti contabili, indifferibili e urgenti, da approvare hanno impiegato 15 minuti per essere esaminati dalla Commissione “Bilancio”, ma comunque sono dovute trascorrere tre ore per potere dare avvio ai lavori del Consiglio per fare arrivare i pochi consiglieri che hanno risposto presente. Dieci congedi per mettere a rischio anche l’ultimo passaggio necessario per approvare l’esercizio provvisorio per il 2020 dopo la decisione della giunta di non approvare la manovra finanziaria delegandola alla nuova maggioranza che uscirà dalle urne il prossimo 26 gennaio. Scontata, invece, l’assenza dell’assessore al Welfare Angela Robbe che si è dimessa prima dell’atto finale per trasferirsi alla corte di Callipo e Zingaretti.

Ed allora, come al solito, c’è la necessita per il governatore Mario Oliverio di appoggiarsi ai consiglieri di centrodestra: Mimmo Tallini, Gianluca Gallo, Claudio Parente, Giuseppe Pedà e Domenico Giannetta che hanno consentito lo svolgimento dei lavori «per non costringere la Calabria nel caos» per come ha avuto modo di spiegare il consigliere Gallo in Aula. «Rinunciano ad approvare la finanziaria – ha spiegato Gallo – mettete in crisi una Regione già ridotta ai minimi termini. Con le elezioni al 26 gennaio, il prossimi bilancio non sarà approvato prima di marzo con le inevitabili conseguenze».

 

È toccato al presidente Giuseppe Aieta illustrare la legge che prevede l’esercizio provvisorio motivando la necessità di ricorrervi anche per l’impossibilità di approvarlo entro il 31 dicembre in relazione ai rilievi mossi dalla Corte dei Conti nel giudizio di parifica. Troppe incertezze sulle finanze regionale per assumersi la responsabilità di una manovra che sarebbe stata “lacrime e sangue” per consentire il superamento delle poste messe in maniera arbitraria nei residui attivi. Tra queste gli ormai famosi 81 milioni di euro che i Comuni devono alla Regione e che sarà assai arduo recuperare se non mettendo in ginocchio gli Enti.

In un clima surreale, dunque, si arriva all’approvazione dell’esercizio con uno scarnissimo dibattito per passare poi all’approvazione della modifica della legge sui rifiuti per il perfezionamento del passaggio di deleghe dalla Regione all’Ato della Città Metropolitana. A relazione sulla modifica l’assessore all’Ambiente Antonella Rizzo. Una proposta di legge “privo di respiro” lo ha definito il consigliere Giannetta, anche perché si attiene al minimo indispensabile senza entrare nel campo assai delicato degli impianti e delle discariche. Ma le modifiche riguardano anche gli Aro (Ambienti di raccolta ottimali), che rimangono 14, di Cosenza e alcune modifiche sulla funzionalità dell’impianto di Siderno.

Si conclude mestamente, dunque, il quinquennio della presidenza di Mario Oliverio che, scaricato anche dal suo partito, arriva al traguardo con la sua maggioranza a pezzi e con il rischio che a pezzi si presenti anche il centrosinistra alle urne il prossimo mese di gennaio.

 

Il discorso di Oliverio

Il presidente, però, non ha voluto rinunciare ad una specie di messaggio di fine legislatura: «Ringrazio tutti i consiglieri che hanno svolto la loro funzione con grande dignità. In una Regione che ha problemi atavici legati al lavoro e allo sviluppo è facile lanciare anatemi contro la politica. Questo Consiglio ha prodotto importanti risultati e dobbiamo rivendicarli anche per non dare spazio ai populismi. Chiudiamo la legislatura anche in maniera ordinata dal punto di vista amministrativo – ha detto Oliverio – che ha difeso anche la scelta dell’esercizio provvisorio per concedere alla prossima maggioranza di mettere in bilancio i punti programmatici con i quali si presenterà ai calabresi. È la prima volta che le elezioni sono all’inizio dell’esercizio ed è giusto che sia così». Il governatore ha poi difeso le scelte fatte in tema di piano dei trasporti e gli interventi sulla portualità. «Credo che abbiamo raggiunto risultati importanti nonostante siamo stati privati poteri importanti come quelli afferenti il comparto della sanità che è rimasta commissariata nonostante il nostro impegno contro tutti i commissariamenti che vanno chiusi per come ha anche stabilito la Corte Costituzionale».

«Non si tratta tuttavia di un bilancio dell’attività svolta», ha precisato però Oliverio che ha riservato ad altra sede il resoconto dei cinque anni di governo. Nessun accenno alla fase politica invece come minimo riguardo alla dignità dell’Istituzione.

 

Riccardo Tripepi