«I’ll be back» diceva Terminator, ma molto più minacciosi appaiono gli auguri di San Valentino dell’eterno escluso della politica calabrese che conta: Leo Battaglia, il re delle super strade, il ragazzo dei muretti, l’imperatore del trash-marketing, perculato e contento di esserlo perché convinto che ogni apparizione è un’occasione per mostrare la sua fedeltà allo schieramento di turno che lo supporta (o sopporta).

Ah, l'amour!

L’ultima trovata è il solito “garbato” manifesto alla Battaglia, dai caratteri cubitali e il giallo da svendita intimo, pensato per la festa degli innamorati. Tra i cuoricini sbuca il faccione di Salvini e l’irresistibile slogan: “Innamorati - della- politica” (i trattini sono quelli originali). Uno di quei giochi di parole da sbellicarsi giocando a tressette in un bar di borgata negli anni 80.

Innamorato del potere come delle lettere giganti delle sue insegne, ammaliato dal sogno di varcare le porte della Regione ed essere chiamato consiglie’ e non più “quello del mercatino”, Battaglia continua, testardo, a credere nelle sue doti oratorie da allenatore nel post partita scapoli-ammogliati, gesticolando nelle interviste come se raccogliesse il gomitolo di lana sfilato dal gatto.

Tra Palazzi e muretti 

Prima nel team Fratelli d’Italia, nel suo girovagare tra spray e vele, è stato folgorato dalla Lega di Salvini, l’habitat migliore per sfoderare i suoi numeri da madonnaro dei viadotti. Fece più che scandalo ridere, la notizia del fratello gemello sfoggiato sul palco con Salvini per far credere agli elettori che il dono dell’ubiquità non è solo dei santi ma anche degli stampatori seriali.

A Carnevale fece sistemare al centro città un maxi manifesto con il simbolo del popolare Carnevale del Pollino e le insegne della Lega, che fu costretto a scollare in fretta e furia dopo le proteste dei cittadini.

Ma nonostante questo impegno, l’estro e la fantasia nel riuscire a fare peggio della volta precedente, la sorte continua a voltargli le spalle e lui finisce per restare sempre fuori da quei Palazzi di cui può, al massimo, solo imbrattare i portoni.