Se si dà un’occhiata ai social a Catanzaro, si riscopre un certo interesse per la politica. Merito di un movimento popolare come Cambiavento che, comunque la si pensi, ha la positiva caratteristica di coinvolgere molta gente comune, fidelizzata, e quindi non solo semplici simpatizzanti incentivati a dare il loro consenso al tempo delle elezioni. Sta di fatto però, che malgrado le battute dei fiorotiani (più o meno gradite, a seconda di come li valuta chi li subisce) rivolte agli avversari su Facebook con frasi del tenore «se vi brucia lo stomaco per la nostra vittoria prendete un digestivo» (espressi spesso in forma molto più salace, talvolta persino volgare), non si può - da una posizione neutrale - non stigmatizzare il rischioso tentativo di governare con forze e persone di centrodestra. Né, a tal proposito, può bastare per una realtà che si propone come assoluta rinnovatrice e migliore interprete delle politiche di rilancio della città la frase: «Così fan tutti!». Non sembra infatti poter reggere il discorso che per il bene del capoluogo si possa ricorrere a ogni tipo di accordo.

E, con chiunque, in Aula. Un ragionamento del genere sembrerebbe in sostanza svilire una mission che apparirebbe alquanto depotenziata, per non dire snaturata. È chiaro tuttavia che a offrire tale ghiotta opportunità al centrosinistra sono, oltre ai membri di Noi con l’Italia (gruppo per la verità in modo netto e trasparente al fianco di Nicola Fiorita fin dalla vigilia del ballottaggio), anche diversi altri elementi di un’opposizione (identificata con la denominazione di Rinascita, ormai soltanto per la comodità di mutuare il nome del vecchio schieramento pro Valerio Donato) in cui a ogni Consiglio si consuma un’incomprensibile liturgia. Di che si tratta? Di riunioni preventive a ogni seduta o meglio che ne ritardano di parecchio l’inizio. È il caso di una settimana fa, quando dalle 8.30 (orario in cui si sarebbe dovuti partire con il Consiglio) si è dovuto attendere fino alle 10.50 a causa dell’affannosa ricerca di una linea condivisa poco dopo però puntualmente disattesa in Aula. Ci si chiede allora quale senso abbia avuto far partecipare, agli incontri di cui si parla, consiglieri candidatisi sì nelle liste a sostegno di Donato, ma che da giorni si sapeva avrebbero votato per Gianmichele Bosco alla presidenza del civico consesso o Manuela Costanzo quale vice. La riprova in quanto scritto più volte da LaC, e poi puntualmente confermato, che esclude l’ipotesi dell’effetto sorpresa.

Movimenti cioè in grado in grado di spiazzare i leader (peraltro allo stato ignoti) dell’ormai ex coalizione Rinascita. Una circostanza peraltro enfatizzata alla tagliente ironia di Antonello Talerico, che sull’orario di convocazione e su altro inerente sempre alla seduta di giovedì scorso ha così commentato: «Buongiorno, anzi scusate, buon pomeriggio, che forse è più esatto considerato il ritardo con cui si è presentata la minoranza. Oltre a questo, sono lieto di constatare che l’opposizione è diventata la vera anatra zoppa dell’Aula. Costretta a votar scheda bianca, sfiduciando il suo papabile presidente dell’assise, perché non ha i numeri». Curioso infine pure l’accenno polemico sul “contesto” di Wanda Ferro: «Visto il nuovo che avanza, sono contenta di appartenere alla mia generazione. Al di là di tutto, qui amministra il centrosinistra ma con un’opposizione forte. L’altra metà del cielo. Ecco perché raccomando toni bassi».