L'ex membro del direttivo regionale Dem Sergio De Simone: «Il commissario non usa le stesse parole per altre aree del Sud. Stanco che si rappresenti la mia Regione ed il mio partito solo come problema di ordine pubblico o di "Capo Bastoni" e le nostre riunioni politiche solo come risse o "aggressioni"»
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Il video uscito fuori dall’assemblea del Pd Cosenza, in cui si vede una discussione molto accesa tra alcuni dirigenti e il commissario regionale del partito Stefano Graziano, ha scatenato diverse reazioni nella politica regionale e non, in particolare nel centrosinistra. Una su tutte quella dell’ex ministro, nonché attuale commissario provinciale Dem, Francesco Boccia.
«Caro Boccia, forse perché, preso da altri impegni politici, non hai potuto essere presente all'Assemblea provinciale di Cosenza di giovedì scorso, spero che qualcuno ti abbia informato del numero e della qualità degli interventi che si sono susseguiti per oltre quattro ore, e che hanno visto ben più di 20 interventi, infatti la riunione si è protratta fino a tarda ora». Così, in una lettera indirizzata all’ex ministro, il dirigente del Pd cosentino Sergio De Simone che ha preso parte alla riunione che continia: «Spero che il tuo giudizio, solo di carattere amministrativo, non sia stato determinato dall'aver visto solo i video che circolano sul web. Siccome chi ti scrive è stato il primo a porre chiarimenti nella riunione, ancor prima che iniziasse e per quanto mi riguarda dirimenti, al commissario ing. Graziano, circa i suoi riferimenti al partito calabrese, dove secondo lui negli anni precedenti il tesseramento era frutto delle azioni di "Capo Bastoni" impegnati a contendersi l'appropriazione del partito».
«Essendo orgoglioso della mia appartenenza alla storia ed alla tradizione della sinistra calabrese in cui ho militato sin da giovanissimo come iscritto alla Fgci più di 50 anni fa, ho chiesto a Graziano chiarimenti e che, essendo né io e né lui di Bolzano, linguaggi di questo tipo danneggiavano e danneggiano il Pd, non solo calabrese, e favorivano e favoriscono, quasi ce ne fosse bisogno, un attenzionamento della magistratura nei nostri confronti», ha proseguito De Simone.
«Ho fatto notare ancora, al commissario, il perché si usasse un tale linguaggio nei confronti del Pd calabrese ed ho chiesto perché di fronte a fenomeni degenerativi (come avvenuto in Puglia, dove sono stati sospesi i congressi) o ad Avellino (dove la notte prima del congresso gli iscritti sono passati da 4.000 a 10.0000), nei confronti dei compagni e dirigenti di quella regione o di quella provincia ad ogni livello non si usasse, giustamente perché sbagliato, lo stesso linguaggio – afferma il dirigente Pd -. Sono stanco ed indignato che si rappresenti la mia Regione ed il mio partito solo come problema di ordine pubblico o di "Capo Bastoni" e le nostre riunioni politiche solo come risse o "aggressioni"».
«Ho rispetto dei commissari e del partito nazionale ed è per questo che esigo e pretendo rispetto per me e per gli uomini e le donne del partito calabrese. Lo dico soprattutto perché ho fatto numerose battaglie in Calabria, sempre e soltanto nel partito contro alcune forme degenerative che vi sono state. Aggiungo, per essere chiari sino in fondo, che spesso il gonfiamento del tesseramento veniva certificato dagli organi nazionali interessati a rafforzare le proprie correnti o ad eleggere i segretari nazionali. Forse avremmo fatto bene per il nostro Partito e per la Calabria tutta, non riprendere e fare circolare sulla rete solo i filmati ed i momenti concitati dell'assemblea, ma sarebbe stato più opportuno e produttivo rendere pubblica la discussione - conclude De Simone - politicamente ricca e partecipata che vi è stata e che da molti anni a causa del commissariamento mancava nel Partito cosentino e calabrese».