Dalla proposta di eliminare le tasse solo per gli studenti universitari che tornano in Calabria e non anche per quelli che sono rimasti, all’indicazione di non aprire le scuole prima del 28 settembre (ASCOLTA L'AUDIO)
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“Chi torna in Calabria per studiare non paga le tasse universitarie per due anni”. Bello, no? Epperò, ci pensi su due secondi e poi ti chiedi: E gli altri? Chi dalla Calabria non se n’è mai andato, per scelta o per necessità? Perché questi studenti dovrebbero essere penalizzati, perché - se la logica di un provvedimento di questo tipo è aiutare chi studia in tempi di crisi da Covid – dovrebbero restarne fuori?
La proposta, votata all’unanimità, è del Consiglio regionale, che chiede in questo modo alla giunta Santelli di trovare le risorse per attuare l’idea. Promotore è il consigliere Marcello Anastasi, esponente di Io resto in Calabria, il movimento di Pippo Callipo che dovrebbe essere ribattezzato Io non resto in Consiglio, visto che il re del tonno, competitor di Jole Santelli alla presidenza, dopo la sconfitta ha mollato tutti e si è dimesso, abdicando al ruolo di capo dell’opposizione. Ma vabbè, il claim “Io resto in Calabria” ha un fascino intrinseco che resiste anche a chi se ne va. Dunque Anastasi è oggi il capogruppo del “partito” callipiano su cui anche (e soprattutto) il Pd aveva scommesso invano. Ma il punto non è questo. Il punto è che l’idea di Anastasi - cioè premiare con una detassazione gli studenti calabresi che decidono di tornare - è piaciuta a tutti i suoi colleghi, di maggioranza e minoranza, che senza farsi troppe domande lo hanno ricoperto di Sì, cristallizzando il nobile intento in una delibera consiliare.
Non è piaciuta affatto, invece, a chi della proposta ha letto sui giornali e ha commentato la notizia sui social, a cominciare dalla pagina ufficiale di LaC News24, dove si sono affastellati decine di commenti, per la maggior parte ben poco entusiastici.
«Giusto per invogliare chi è rimasto ad andarsene... senza parole!», ha scritto una utente, a cui ha fatto eco un'altra lettrice: «Da noi si fa sempre tutto al contrario!!!». «Che vergogna, è un'ingiustizia – ha commentato un lettore - Dovrebbe essere applicato il contrario premiando chi fin dall'inizio del suo percorso universitario decida di rimanere nella propria terra non chi ha già deciso di andarsene». Insomma, il tenore è questo. E in effetti, non si capisce dove sia la logica di un incentivo che magari potrà anche spingere qualcuno a tornare, ma di certo non invoglia nessuno a rimanere.
D’altronde, il comunicato stampa diffuso poche ore dopo la votazione unanime è inequivocabile, già dal titolo: “Tasse universitarie azzerate per chi si trasferisce da altre regioni, approvata la mozione di Anastasi”. Il diretto interessato però smentisce: «Non è vero, la mia proposta si riferisce a tutti gli studenti universitari calabresi, non solo ai fuorisede che decidono di tornare». In effetti, nel suo intervento in Consiglio, non ha parlato dei fuorisede, ma degli studenti universitari calabresi in genere. Se le cose stanno così, il senso cambia radicalmente, e una proposta indigeribile diventa encomiabile.
Ma allora come si è innescato l’equivoco? «Probabilmente quando il presidente Tallini ha messo la mozione ai voti - spiega il consigliere - non avrà specificato bene… le mando il testo della mozione, così controlla personalmente». Ottimo, tutto risolto.
E invece no. Perché il consigliere di Iric, dopo essere stato smentito dal suo comunicato stampa, riesce a farsi smentire anche dalla sua stessa mozione. Nel testo, infatti, dopo aver citato nelle premesse esclusivamente chi studia fuori regione, «si impegna la Giunta regionale e il presidente On. Jole Saltelli a ricercare e adottare misure straordinarie per sostenere gli studenti calabresi fuorisede». Misure che, sempre Anastasi, suggerisce di promuovere adottando «un provvedimento – quale potrebbe essere l’azzeramento o un contributo sulle tasse universitarie dell’Anno Accademico 2020/2021 - che vada nella direzione di far optare gli studenti fuorisede per un trasferimento negli Atenei calabresi».
A tutti gli altri studenti è riservato solo l’ultimo rigo della mozione: «… senza dimenticare misure in favore degli studenti già iscritti agli Atenei nella nostra Regione». Un vago riferimento che non riesce a spostare il baricentro della proposta messa nero su bianco.
La sensazione, sempre più allarmante, è quella di un Consiglio regionale che non sa di cosa parla e cosa vota, lasciando che tutto si risolva spesso in un nulla di fatto. Perché se Anastasi appare in confusione, ancora più grave è che la sua mozione sia stata approvata all’unanimità, senza che nessuno sollevasse obiezioni. Forse nella convinzione che tanto, alla fine, solo di chiacchiere si tratta.
E non è l’unico episodio di un Consiglio che non consiglia. Nella stessa seduta, l’ultima, i rappresentanti del popolo hanno votato all’unanimità anche un’altra mozione, questa volta proveniente dal centrodestra, dunque la maggioranza che regge la Santelli: le scuole sede di seggio elettorale, hanno “suggerito” i consiglieri, vanno aperte il 28 settembre. La governatrice si è fatta una risata e ha mandato l’assessore alla Pubblica istruzione a dire che se lo potevano scordare. I consiglieri regionali hanno messo su il muso e si sono chiusi in un offeso mutismo, rotto solo questa sera da Di Natale (anche lui di Iric) che ha cominciato a fare il tifo per i sindaci che, a colpi di ordinanze, stanno decidendo in queste ore di posticipare la prima campanella al 28 settembre.
Voti a perdere e cose fatte tanto per fare. Questa è l’immagine che rimanda il Consiglio regionale, capace invece di granitica ostinazione quando c’è da creare nuove commissioni mangiasoldi e in grado di esprimere teutonica efficienza quando c’è da affidare incarichi e fare nomine. Per tutto il resto basta una mozione, tanto è solo carta. Straccia.
degirolamo@lactv.it