In bilico fino all’ultimo, alla fine il Consiglio regionale ha preso inizio circa due ore dopo rispetto all’orario di inizio prefissato. Una lunga riunione dei capigruppo, alla quale ha preso parte anche il presidente Mario Oliverio, ha preceduto l’inizio dei lavori.

Alla fine, nonostante l’atmosfera lugubre del post terremoto giudiziario che ha portato all’arresto di Alessandro Nicolò e Sebi Romeo, i gruppi di maggioranza e minoranza hanno deciso di evadere l’ordine del giorno, anche perché infarcito di provvedimenti contabili in scadenza, senza dibattito.

La comunicazione letta da Irto

Nessuna considerazione o commento, dunque, su quanto avvenuto, ma soltanto una stringata nota affidata al presidente Nicola Irto che ne ha data lettura all’Aula.

«Preso atto dell’indagine di ieri due che ha coinvolto due consiglieri regionali – ha detto Irto – è necessario informare i cittadini calabresi delle valutazioni espresse all’esito della Conferenza dei capigruppo che ha ribadito la piena fiducia nella Magistrature e nelle Forze dell’Ordine. La lotta alla ‘ndrangheta alle cui vittime è solennemente intitola l’Aula deve essere il principale impegno di tutte le Istituzioni che devono portarla avanti e senza sconti. Auguriamo ai consiglieri coinvolti dall’indagine di chiarire le proprie posizioni, ma ribadiamo che il Consiglio ripudia la ‘ndrangheta che inquina il tessuto produttivo e sociale e rilancia con forza la centralità della questione morale e della lotta alla ‘ndrangheta».

I provvedimenti approvati

Poi, come se nulla fosse, il via libera al Bilancio consolidato del Consiglio regionale, al bilancio 2019 2021 dell’Arsaac che è stato illustrato da Giuseppe Aieta, il bilancio 2019-2021 degli Enti parchi marini regionali e alcuni debiti fuori bilancio.

Gli altri punti di natura squisitamente normativa sono stati rinviati per come richiesto da Mimmo Tallini, anche «in considerazione di quanto avvenuto nella giornata di ieri».

Prima dei titoli di coda c’è il tempo necessario solo per dare modo all’assessore Angela Robbe di rispondere all’interrogazione di Gianluca Gallo sulle stato delle procedure per l’assorbimento del bacino del precariato storico, la quale ha garantito che nessun comparto sarà escluso.

Risposta che non ha convinto la minoranza, come dimostrato dagli interventi critici di Baldo Esposito e Giuseppe Pedà, ma neanche Carlo Guccione: «dopo tutto questo tempo la montagna ha partorito il topolino. Per un chiarimento definitivo sulla delicata situazione chiedo che si riunisca la III Commissione alla presenza dell’assessore Robbe per fare un’operazione verità». Proposta che ha trovato immediata accoglienza del presidente della Commissione Michele Mirabello, il quale ha annunciato per la prossima settimana una riunione dell’organismo.

Ciconte lascia il gruppo Pd

In un clima irreale e con una maggioranza sempre più evanescente il governatore Oliverio è stato costretto a prendere atto del definitivo abbandono del gruppo del Pd di Enzo Ciconte che in precedenza si era autosospeso (insieme a Carlo Guccione e Domenico Bevacqua che rimangono sospesi), cristallizzando un’ulteriore rottura.

Al posto di Romeo e Nicolò pronti a entrare Giordano e Giannetta

Palazzo Campanella aspetta poi l’esito del Tribunale del Riesame sulle posizioni di Alessandro Nicolò e Sebi Romeo. Dovessero essere confermate le misure cautelari, in Consiglio entrerebbero i primi dei non eletti in Forza Italia Domenico Giannetta e nel Pd Giuseppe Giordano almeno per il periodo di durata della misura cautelare stessa.

Riccardo Tripepi