Luca Marrelli, 48 anni, già sindaco fino alle scorse elezioni di San Mango d’Aquino, in provincia di Catanzaro, è oggi un consigliere regionale della Lombardia. Scranno che è riuscito a conquistare con 633 voti. La sua è una storia molto particolare che ha anche diversi significati politici. Ma partiamo dall’inizio.

Calabrese d'adozione

Marrelli nasce a Tradate, in provincia di Varese, dove vive fino ai sei anni. Poi con la famiglia ritorna a San Mango d’Aquino, la terra dei padri. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza alla Federico II di Napoli inizia a fare l’avvocato, ma soprattutto inizia a fare politica. Con una certa soddisfazione: prima diventa consigliere comunale, poi presidente del consiglio, infine sindaco. Il destino per lui si materializza in un concorso indetto dal Ministero della Giustizia. Partecipa al bando e vince il posto di cancelliere esperto al tribunale di Varese. A quel punto prende servizio, convinto che il suo ruolo di sindaco gli avrebbe garantito un avvicinamento o un distacco. Ma non è così. Il ministero gli riconosce solo 48 ore di permesso ogni settimana. Lui ogni giovedì sera prende la macchina e scende in Calabria per fare il sindaco, poi la domenica sera torna a Varese a fare il cancelliere. Una vitaccia, insomma.

Via dalla Lega Calabria in fretta

L’altra svolta nella sua vita avviene qualche mese dopo. Marrelli nel 2019 si era iscritto alla Lega, ma si sa che il partito in Calabria è molto turbolento così abbandona subito il Carroccio. Con alcuni contatti che si era creato e che riattiva una volta in Lombardia. Lo fa per la passione per la politica che gli arde dentro da sempre, ma anche per integrarsi maggiormente nella nuova città dove risiede. Proprio uno di questi contatti gli propone di candidarsi alle regionali a sostegno di Attilio Fontana, nella lista “Lombardia Ideale”. L’idea era quella di candidarlo nel collegio di Varese. La sera del 5 gennaio, però, alla vigilia dell’Epifania riceve una telefonata: nella lista di Varese non c’è posto, gli tocca candidarsi a Milano. Però il giorno dopo deve essere in Lombardia per firmare l’accettazione della candidatura. Lui ci pensa un po’ su, poi all’alba del 6 gennaio si mette in macchina e accetta di candidarsi.

A Milano campagna elettorale porta a porta, come in Calabria

«Conoscevo pochissime persone a Milano - ci racconta - ma sapevo che ci vivono moltissimi calabresi e su quelli ho puntato». Chiama tutti i suoi compaesani che vivono a Milano, incontra le associazioni dei calabresi in Lombardia, ma soprattutto esporta il modo di fare politica in Calabria. «Ogni giorno alle 8 di mattina prendevo il treno per Milano e arrivavo verso le 9, poi iniziavo ad andare a casa delle persone, a prendere un caffè, a chiedere dei familiari. Insomma una campagna elettorale porta a porta, come facciamo dalle nostre parti. Qui i politici invece vanno ai mercati, lasciano i fac simile nella cassetta della posta. Io incontravo tutti quelli che potevo e non tornavo mai a casa prima di mezzanotte».

Primo dei non eletti, e poi...

Alla fine Marrelli riesce ad ottenere 633 preferenze che gli garantiscono il primo posto fra i non eletti. Prima di lui c’è Carmelo Ferraro con 1200 preferenze. Questi però è ineleggibile perchè è un dirigente della Fondazione del Policlinico Cà Grande di Milano nonchè direttore generale dell’Ordine degli Avvocati di Milano. L’ufficio legislativo del consiglio regionale lombardo esprime dubbi sulla sua eleggibilità, così come la giunta per le elezioni del consiglio. Ferraro allora decide di dimettersi prima ancora di essere proclamato. Così tocca a Marrelli diventare consigliere regionale con i suoi 633 voti. Tanti quanti basterebbero in Calabria per una elezione tranquilla in un consiglio comunale di una grande città, ma nulla più. Ma com’è possibile che siano sufficienti per essere eletti nel consiglio di una regione che ha quasi 10 milioni di abitanti? Soprattutto visto da qua dove siamo abituati a gente che prende 21mila preferenze in una regione di soli 1,8 milioni di abitanti? Se lo dite a Marrelli, però, si adombra e dice che 633 voti, in Lombardia, sono tanti.

«Qui è diverso, in Calabria invece tutto è politica»

«Un mio collega nel collegio di Monza è stato eletto con soli 93 voti, mentre la sua lista, “Fontana presidente”, ha avuto 19mila preferenze. Qua la gente non vota il politico, vota la lista. Sarà che c’è una disaffezione come dimostra un astensionismo crescente, sarà che non c’è lo stato di bisogno come dalle nostre parti, ma i rapporti fra i politici e i cittadini sono completamente diversi. In Calabria tutto è politica, qua assolutamente no. C’è il tessuto imprenditoriale che è robusto, c’è lo Stato in tutte le sue articolazioni che funziona. Io quando ero sindaco avevo un segretario comunale a scavalco e, a volte, le delibere le dovevo scrivere di mio pugno. Per non parlare degli altri uffici. Qui la pubblica amministrazione funziona. Non c’è bisogno di andare dal politico per chiedere scorciatoie e scambiare i diritti con i favori». 

Se questa è la differenza fra fare il sindaco in Lombardia e farlo in Calabria chissà qual è quella nell’esercizio del ruolo di consigliere regionale. Marrelli al momento non può dirlo, ma fra qualche mese potrebbe toglierci questa curiosità.