Un incarico tecnico considerato "importante" da incassare a giorni, al massimo giovedì 18. Un altro ancora dopo quello pur griffato e già in essere nel cda della società Ponte sullo Stretto. 

Una soluzione al rialzo suggerita ai vertici nazionali della Lega (per opportunità, solo per opportunità) dal più classico dei passi di lato a Giacomo Saccomanno, allo stato numero uno della Lega in Calabria. Suo il prossimo incarico in arrivo.

Di lato, appunto, il passo per lui da qui a qualche giorno. Il tempo della "consumazione" delle Europee prima delle dinamiche congressuali regionali che si apriranno subito dopo.

Nessun commissariamento, quindi, per la Lega in Calabria dal momento che tra meno di 2 mesi è corsia unica verso il congresso, di fatto però già in essere. Solo una "non sostituzione" al vertice in un "non periodo" normale, a meno di 2 mesi al voto. Con Saccomanno sovraesposto sul versante tecnico nazionale. Diciamo un affiancamento, per dirla alla moderata. Un "sostegno", senza per forza sprofondare nel gergo scolastico.

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E chi, se non uno "straniero", può fare al caso considerando la partecipazione "emotiva" diretta e indiretta di tutti i colonnelli di Calabria nelle schede del 9 giugno. Chi per entrata, chi per probabile uscita, chi per consolidamento sono tutti poco lucidi e sereni per guidare le operazioni.

Un nome da fuori regione quindi per il segmento storico più complesso della Lega di Calabria da quando è stata registrata dal notaio.

Nelle ultime ore è in corsia di sorpasso, per il caso di specie, il senatore napoletano Cantalamessa, meno sotto stress rispetto a Rossano Sasso alle prese con urne più esposte e impegnative per la Lega in Puglia. Da Bari a Napoli quindi il probabile comando delle operazioni di Calabria sia pure senza scenari apocalittici e cervellotici sullo sfondo e per meno di 2 mesi. Poi sarà, ma è già di fatto nelle dinamiche attuali, congresso regionale.

Agli archivi quindi in progress, e con carriera per lui persino in crescendo, la stagione Saccomanno al vertice della Lega di Calabria. Altro è chiedersi poi se lo seguiranno più luci che ombre, o più grigio del tutto. Guida il dopo Invernizzi da queste parti non senza l'ausilio di Invernizzi stesso, nel senso che non era facile fare peggio. Del capellone padano gli annali del Carroccio ricordano ormai più il suo antisalvinismo che il diffusore del contrario, nonostante le buone entrature iniziali e le foto con Furgiuele. A Saccomanno è bastato con senso notarile rispettare il "verbo" online del capo così da farsi sistematicamente nemici tutti in Calabria. Non c'è contrada che non registri un sostanziale avversario leghista di Saccomanno che è, almeno fino ad oggi, il leader della Lega in Calabria. È riuscito a scontentare tutti. Molti nemici molto onore rischia però di apparire troppo generoso per lui e per le sue movenze nel e fuori il partito. La minaccia dell'irrilevanza e del "grigio" incombe con prepotenza.

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A sua discolpa un "carro", la Lega appunto, dove oggi come oggi è più facile trovare chi suona la fermata per scendere che rintracciare chi sbraccia per salire. Nel 2019, storico successo proprio alle Europee, tutti a sgomitare dietro la sagoma di Salvini e dei suoi selfie. Tirava lui, gli altri a prendere il sole. Oggi il nastro è al contrario nel senso che c'è da tirare la carretta in giro con Salvini a prestare il marchio nazionale senza farsi vedere più di tanto in giro. Hai visto mai. Niente arriva per caso però e soprattutto non tutti i mali arrivano per nuocere. Il calo del "grip" nazionale mette in soffitta i leghisti last minute, del carro da acchiappare, quelli generalmente senza voti e senza né arte né parte. Quelli che con sole buone entrature si sono nascosti dietro la sagoma di Salvini per farsi un mestiere.

Il dimensionamento anche drammatico della cifra elettorale della Lega farà emergere anche in Calabria chi i voti li ha davvero, e chi li ha cercati fin qui solo sui social. Il banco di prova europeo, a questo punto vere e proprie primarie congressuali per la Lega, non farà eccezione. Al contrario, sarà conta vera. Per chi si candida, per chi no, e per chi ha rifiutato. Loizzo e Mattiani occupano buona parte dei desiderata dei piani "alti". Il comando generale e nazionale della Lega li vorrebbe in prima linea sulle schede europee e non per forza per giocarsi un seggio europeo. Altri nomi conterranei non se ne rintracciano, se proprio non si vuol fuggire dalla razionalità. Al netto del presidente del consiglio regionale Mancuso a cui per primo è stata offerta la candidatura salvo però rifiutarla.

Per non fare un torto ad Occhiuto che deve fare la prestazione per Tajani, giura chi se ne intende. Chissà. Oggi però, a congresso di fatto avviato e senza Saccomanno sullo sfondo, Mancuso ha elementi in più per decidere cosa vuole fare da grande. Se il quinto colonnello dell'armata di Occhiuto o il comandante in capo della Lega che verrà, ovviamente con merito "sul campo" e cioè dopo lo scrutinio europeo (le schede quelle sono nelle città, non è difficile contarle). Non ha rinnovato ancora la tessera della Lega, è vero. Ma con una piccola "mora" la può sempre fare...