VIDEO | Il vicepresidente del Senato in Calabria per spingere gli elettori a partecipare alla consultazione del 12 giugno. Sotto accusa Rai e Governo che remerebbero contro
Tutti gli articoli di Politica
«È un sì che è molto sofferto vista la scarsa informazione di cui ha goduto il quesito i quesiti referendari e noi andiamo attraverso le televisioni locali, attraverso la stampa locale, andando direttamente dai cittadini a sensibilizzarli rispetto a una giustizia che non funziona lo dice l'Eurispes da cui risulta che due cittadini su tre non hanno fiducia nella magistratura, e un quarto non denuncia più neppure reati che subisce per il clima di sfiducia. Domenica abbiamo l'occasione di poter cambiare quello che non è riuscito a fare il Parlamento in 30 anni Lo può decidere il popolo attraverso il voto al referendum»
Chiede 5 si per la giustizia il vicepresidente del Senato in quota Lega Roberto Calderoli che da Villa San Giovanni lancia un nuovo messaggio di partecipazione alla cittadinanza per l’appuntamento referendario del 12 giugno prossimo.
L’incontro moderato da Francesca Porpiglia, responsabile regionale del Dipartimento pari opportunità del Carroccio si è svolto questa mattina nella cittadina dello stretto alla presenza del commissario regionale della Lega Giacomo Saccomanno e del presidente della Camera pensale di Reggio Calabria Pasquale Foti. Telefonico, invece, l’intervento del segretario nazionale del Partito redicale, Maurizio Turco.
«Referendum importante, il Parlamento ha paura»
Calderoli, da nove giorni in sciopero della fame sa che tutto il lavoro portato avanti fin qui può essere inficiato dal mancato raggiungimento del quorum.
«Oggi non sono più consentiti i sondaggi. Dall'ultimo fatto risultava votante il 30%, io ho invitato ciascuno di loro ad adottare un votante in modo che dal 30 si possa passare al 60%. Quello che è importante sapere è che la giustizia può riguardare tutti. Non è una materia solo per avvocati, magistrati o delinquenti. Dall'oggi al domani tutti possiamo venire coinvolti: oggi ci sono 6 milioni di processi pendenti quindi sono relativi al 10% della popolazione come imputati, ma se si considera anche la parte lesa il numero riguarda il 15-20% della popolazione. Quindi veramente è un problema di tutti. Ora si può cambiare facciamolo insieme».
Una condizione fondamentale per il senatore che sta mettendo letteralmente anima e corpo nella battaglia referendaria, ed il perché è presto detto, e legato al ritorno in aula: «Io sono convinto che il Parlamento abbia paura di toccare la materia della Giustizia, infatti nel primo passaggio alla Camera dei deputati la riforma Cartabia è una riforma debole e in alcuni casi addirittura peggiorativa rispetto alla forte pressione delle correnti per le nomine nel CSM o dei magistrati nei singoli Tribunali. Quindi io non voglio neanche pensare a cosa potrebbe accadere se non si dovesse raggiungere il quorum. Il referendum in generale perderebbe di significato e soprattutto io non ho fiducia che qualcosa possa essere cambiato in Parlamento. Quindi ci toccherà attendere le elezioni politiche del 2023 far vincere il centro-destra e finalmente mettere mano alla riforma».
«Trovare accordo nel centrodestra»
Una battuta al vicepresidente del Senato la strappiamo sulle amministrative che si svolgeranno nell’election day del 12 giugno, anche per capire lo stato di salute del centrodestra: «Su 26 comuni capoluogo, in 21 il centrodestra si presenta in forma unitaria. In qualche realtà non si è riusciti a raggiungere quell'obiettivo ma per le politiche questo accordo, questo programma comune, deve essere veramente trovato perché non avrebbe senso lasciare ancora una volta a quel partito che è minoranza, governare sempre il paese. Chi vince governa e chi perde sta all'opposizione».
Turco: «La Rai ci ha boicottato»
Maurizio Turco, segretario dei Radicali, di cui era prevista la presenza a Villa San Giovanni, è riuscito a portare il suo contributo solo telefonicamente riconoscendo a Calderoli l’onore della battaglia - «è la dimostrazione che si può fare di più, mettere il proprio corpo nella lotta» dice – osservando anche che «questo sciopero della fame dimostra che quando si ha convinzione delle proprie idee, e capacità di governo, è possibile anche che accadano cose straordinarie».
Il riferimento è alla finestra di due ore che la Rai ha concesso per le questioni referendarie sostenute da Radicali e Lega. Ma Turco rimane fortemente critico: «Se la Rai avesse voluto avrebbe potuto informare i cittadini, e questo vuol dire che la Rai ha deciso di non informare i cittadini. Il governo ha deciso di rendere difficoltoso il voto dei cittadini, decidendo di votare in un giorno, di farlo la prima domenica dopo la chiusura delle scuole e dopo due anni che non si facevano vacanze».
Turco è convinto che si sta fornendo ai cittadini un «servizio pubblico» e che la campagna per una giustizia giusta non terminerà il 12 giugno. Il segretario radicale punta l’indice contro «l’arroganza di certi magistrati» che si sono esposti contro il referendum «dicendo menzogne» e sottolinea che all'esposto presentato da Calderoli contro il procuratore di Trieste, seguirà quello dei Radicali.
Saccomanno: «Momento di oscurantismo»
Da parte sua il commissario regionale Saccomanno ha parlato di battaglia di civiltà: «Naturalmente stiamo cercando di aprire la luce su un momento di oscurantismo che le istituzioni e la stampa hanno voluto porre relativamente a questi referendum. Diciamo che è un momento importante, un momento di civiltà e di democrazia per l'Italia. Ci auguriamo che i cittadini siano adeguatamente informati anche se ritengo che non è accaduto. Però noi la battaglia la stiamo facendo per l'Italia, non per la lega. La stiamo facendo per tutti quei cittadini che hanno avuto grossi problemi che sono stati arrestati, sono stati condannati e poi sono stati assolti lungo la strada. È un momento di oscurantismo per la giustizia italiana e quindi va assolutamente ripristinata quella civiltà che per la quale è nota l'Italia».
Foti: «Gli avvocati sono per il si»
Sulla custodia cautelare e sulla legge Severino, tra i quesiti su cui c’è una forte spinta, punta l’attenzione il presidente della camera penale di Reggio Pasquale Foti: «Il referendum non è una proposta degli avvocati, ma noi l'abbiamo condivisa. Nel senso che siamo tutti per il “sì” perché comunque una modifica ad alcuni che riguardano la giustizia è necessaria. Un referendum che viene un po' considerato marginale rispetto ai temi più importanti, perché più tecnico, quello relativo alla modifica dell’articolo 74 del codice penale che prevede una riduzione della possibilità di applicare la misura cautelare. È un problema che nasce dall’ abuso che si è fatto di questo articolo e per tale ragione è venuta fuori anche una richiesta che ha superato il vaglio referendario. È un aspetto importante questo che può avere risvolti importanti nella gestione del sistema giustizia. Soprattutto per quello che è il problema fondamentale della presenza di tantissima gente in custodia che ancora prima di essere giudicata, sta in carcere, agli arresti domiciliari, prima ancora di avere un giudizio. Un aspetto è quello per esempio che riguarda la legge Severino, nella parte che prevede la sospensione con una sentenza non definitiva. Non è solo un aspetto soggettivo, d'aver rovinato la carriera politica di un singolo soggetto, ma paga sempre la società».