La riunione dei quadri provinciali con il leader del Carroccio disegna nuovi scenari. Perde forza la riconferma del facente funzioni e in pole position si presentano Mancuso, Loizzo e un esterno, Minicuci
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Dicono che Nino Spirlì è stato messo all’angolo. Dicono anche che il facente funzioni ha mille risorse e altre mille frecce al suo arco. E anche un rapporto privilegiato con il leader della Lega, Matteo Salvini, che è sceso in Calabria per presiedere una importantissima riunione con i maggiorenti del partito.
Tre ore di faccia a faccia con i segretari provinciali del partito per capire come sia stato possibile una flessione così evidente per la Lega. Perché, non ingannino i per ora confermati quattro consiglieri per il Carroccio, perché il problema vero è una emorragia di voti che a ben vedere sono transitati agli alleati. Soprattutto a Forza Italia.
Al di là dell’ottimismo di facciata, la Lega deve risolvere più di un problema interno. I quadri provinciali del partito ci sono andati giù pesante con Spirlì, addebitando a lui la responsabilità della perdita di consensi, legandola ad una gestione istituzionale definita anche imbarazzante. Trentaduemila voti d’altra parte non si perdono così, per caso. Ma non sembra che la responsabilità venga divisa in parti eguali con il Commissario regionale Giacomo Saccomanno, arrivato in Lega da poco più di un anno.
La presa di posizione interna mette dunque a fortissimo rischio la posizione di Nino Spirlì rispetto all’ormai famigerato ticket che lo vorrebbe vice di Roberto Occhiuto. Anzi, già si stanno valutando nuove ipotesi. E lo si capisce anche dalle parole pubbliche di Matteo Salvini quando, incalzato dai cronisti, sul punto ha dichiarato: «Parlerò con il presidente Occhiuto, io non sono affezionato alle etichette ma alla concretezza. Con Occhiuto parlerò del ruolo che uomini e donne della Lega potranno avere sia in giunta che in consiglio». Secondo alcuni, per Spirlì si potrebbe profilare una “buonuscita” interna con l’assegnazione di un qualche incarico di partito, secondo altri, essendo ormai in rotta di collisione praticamente con tutti, una tale eventualità potrebbe solo inasprire gli animi.
I soliti ben informati ritengono che la partita per la vicepresidenza della giunta adesso sia tra gli eletti Filippo Mancuso e Simona Loizzo. Entrambi possono ambire alla vicepresidenza della giunta, con Mancuso che rivendica il buon risultato culminato con la riconferma proveniente dalle urne, e con la Loizzo sostenuta anche dal mondo della sanità verso cui il presidente Occhiuto potrebbe propendere.
Ma ci sono due ostacoli. Il primo è che Mancuso non vedendosi “ricompensato” potrebbe seriamente prendere in considerazione l’ipotesi di abbandonare il partito, il secondo è più un fatto tecnico. Infatti in Lega, per statuto, chi ricopre incarichi istituzionali deve prima dimettersi dalla carica di consigliere.
In questo senso va capito chi dei due sarebbe disposto a farlo. Per questo sarebbe stata formulata anche un’ipotesi di pescare all’esterno la figura da proporre, che potrebbe coincidere con il profilo di Antonino Minicuci, già candidato a sindaco di Reggio Calabria, in quota Lega.
Ma durante la riunione si sono ipotizzati anche nuovi scenari. Da quello che si vocifera, Roberto Occhiuto sta facendo più di un pensiero per proporre a Gianluca Gallo la presidenza del Consiglio regionale, una postazione ambita anche da Fratelli d’Italia.
Se ciò dovesse verificarsi, significherebbe che il partito di Giorgia Meloni avrebbe in giunta due postazioni, mentre alla Lega spetterebbe la vicepresidenza in giunta e in Consiglio. Adesso, insomma, è tutto nelle mani di Salvini che presto incontrerà Roberto Occhiuto.