Le ultime modifiche agli uffici di gabinetto di Giunta e Consiglio provocano un aumento dei costi della politica. Mentre la legge destinata a sostituire il vecchio Piano casa (“Norme per la rigenerazione urbana”) rischia di finire sotto la lente d'ingrandimento della Corte costituzionale.

Gli uffici

Nel corso del Consiglio regionale del 4 luglio è stata approvata la terza legge “omnibus”, provvedimenti all'interno dei quali continuano a trovare posto «manutenzioni normative» molto diverse tra loro.

Nell'ultima omnibus – presentata da Pietro Raso (Lega) e Giovanni Arruzzolo (Fi) – è stata stata modificata la composizione degli uffici di gabinetto dei presidenti di Giunta e Consiglio, guidati, rispettivamente, da Luciano Vigna e Domenico Macrì. Sono gli uomini chiave delle due amministrazioni, i general manager che trattano tutti gli affari connessi alle funzioni dei due presidenti e che curano i rapporti con gli altri enti istituzionali. Le ultime modifiche relative ai loro uffici sono destinate a produrre un aggravio della spesa regionale. Con ogni probabilità, si tratta di aggiustamenti frutto di un accordo politico tra Forza Italia e Lega, i partiti del governatore Roberto Occhiuto e del presidente di Palazzo Campanella Filippo Mancuso.

Le modifiche

L'articolo 5 (che modifica la legge 7 del '96 sulla struttura organizzativa della Giunta) prevede che una delle unità di personale assegnate all'ufficio di gabinetto «possa anche essere individuata tra estranei alla pa, restando invariato il numero complessivo dei componenti». Che in totale sono 7: il capo di gabinetto, il suo vice e altre cinque persone, finora sempre scelte tra i dipendenti di Giunta, Consiglio e di altre amministrazioni pubbliche. Nella omnibus si specifica che la modifica non comporterà «aggravio di spesa a carico dell'ente».

Ma è una strana sottolineatura: il compenso della figura esterna sarà a tutti gli effetti uno stipendio aggiuntivo per le casse della Regione, laddove ai dipendenti di ruolo, già pagati dall'ente, spetta solo una indennità di struttura, per un extra mensile di qualche centinaio di euro. La conformazione dell'ufficio di gabinetto subisce dunque una nuova trasformazione che ritoccherà al rialzo la spesa pubblica. Un precedente «intervento di manutenzione», attuato con la legge omnibus dell'1 marzo, aveva già stabilito che anche l'incarico di vice capo di gabinetto potesse essere ricoperto da esterni alla pa.

In Consiglio

I costi aumentano anche in Consiglio. L'articolo 8 della omnibus approvata lunedì – che modifica la legge 8 del '96 – introduce la possibilità di nominare nell'ufficio di gabinetto una ulteriore unità di personale, anche questa estranea alla pa, «prevedendo pure la possibilità che detta figura venga sdoppiata, a parità di spesa». In questo caso, gli esborsi aggiuntivi sono già stati quantificati: 16.737 euro per il secondo semestre del 2022 e 33.474 per ogni anno successivo, per una spesa complessiva pari a quasi 84mila euro. Prima della modifica, l'ufficio era composto dal capo di gabinetto, dal vice e da altre quattro unità di personale, che ora potranno quindi arrivare fino a sei.

Solo due anni fa, all'inizio dell'emergenza Covid, che imperversa ancora, la Regione aveva tagliato i propri costi con una manovra di bilancio che riduceva del 10% le spese di funzionamento della Giunta e del 5% lo stanziamento a favore del Consiglio. Oggi, probabilmente, il tempo della spending review è finito.

Il nuovo “Piano casa”

A far discutere è anche la legge sulla rigenerazione urbana, considerata dal Pd come una sorta di “Piano casa” mascherato. Secondo uno dei proponenti, Pietro Raso (Lega), la norma punta alla realizzazione di «città sostenibili e a misura d'uomo», attraverso sia «interventi di recupero di edifici e aree» sia «azioni relative alla partecipazione sociale, con un più ampio rilancio dal punto di vista culturale, economico e ambientale, con il coinvolgimento del settore privato».

A parere di Pasqualina Straface (Fi), il testo – oltre a promuovere «interventi di riuso e di riqualificazione degli edifici esistenti» – abrogherebbe definitivamente il Piano casa, ponendosi «in coerenza con la Costituzione».

La pensano diversamente le opposizioni, che criticano sia il metodo seguito – con la presentazione direttamente in Aula di 14 emendamenti – sia il merito della legge. Per Ferdinando Laghi (Dema), il provvedimento contiene «precise violazioni dei limiti di potestà legislativa regionale», che ne compromettono «la legittimità costituzionale». Anche Davide Tavernise (M5S) paventa il «rischio di impugnativa», perché le norme contenute nel testo sarebbero «avulse al quadro di riferimento costituito dal Piano paesaggistico, che in Calabria manca». Anche Amalia Bruni (Misto) rileva la mancanza del Piano e stigmatizza la «fretta» e la «superficialità» usate per predisporre la legge.

Stessa posizione per Mimmo Bevacqua (Pd), che ritiene concreto il rischio che la Consulta impugni il provvedimento. Ancora più veemente la nota diffusa ieri dai cinque consiglieri dem, che puntano il dito contro «l'arroganza» del centrodestra, colpevole di aver fatto arrivare in aula, «senza consentire un adeguato approfondimento», importanti emendamenti a leggi «per le quali è stata chiesta immediata approvazione». Il Pd ritiene inaccettabile, inoltre, «che le commissioni continuino a essere convocate un'ora prima dell'inizio dei lavori d'Aula. Questa fretta e ansia nell'approvazione delle leggi ha dimostrato tanti limiti in questi ultimi mesi e ci ha costretto a una manutenzione legislativa mai avvenuta prima. Non consentiremo più che si possano ripetere episodi simili».