Una informativa dell’Aisi rivelata da Domani parla di un consulente campano con giri soprattutto calabresi che ha più volte avvicinato il capo di Gabinetto della premier Meloni per convincere l’esecutivo. Occhiuto punta sull’infrastruttura e anche Noi Moderati ha presentato una interpellanza parlamentare sul mancato avvio dell’opera
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C’è un pezzo di Calabria sullo sfondo dello scontro di poteri andato in scena dopo la vicenda della liberazione di Almasri. A rivelarlo è il quotidiano “La Verità” diretto da Maurizio Belpietro, di certo uno che non può essere additato come un comunista trinariciuto e che qualche entratura a Palazzo Chigi la ha di certo.
Il 9 febbraio scorso il quotidiano ha pubblicato un lungo articolo di Giacomo Amadori in cui si parla di un mister X che fa litigare esecutivo e Procura, ma soprattutto settori dei servizi segreti italiani. Tutto parte dalle rivelazioni de “Il Domani” e la sua inchiesta sul capo di Gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi. Il giornale di De Benedetti rivela che i servizi segreti hanno monitorato con particolare attenzione il capo di gabinetto e soprattutto il sottobosco di affaristi e lobbisti che ruota attorno al mondo della politica. La Procura di Roma, che indaga appunto sul caso Almasri, ha depositato nell’indagine alcuni di questi atti poi arrivati ai cronisti del Domani. Fra questi una informativa riservata dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi). Da qui l’altro motivo di scontro fra l’esecutivo Meloni e la Procura capitolina.
Fra le varie informazioni, però, una riguarda direttamente la Calabria ed è firmata dal direttore dell’agenzia Bruno Valensise. Nella nota si legge che nell’ambito di una operazione definita ad alta sensibilità era emerso “l’intendimento di alcuni target impegnati nella progettazione di un rigassificatore nel Sud d’Italia di avvicinare Gaetano Caputi [...] al fine di anticipare e portare a conoscenza degli alti livelli istituzionali dell’iniziativa industriale”. In particolare i servizi insistono nel monitorare un soggetto particolarmente attivo nel cercare contatti con i livelli apicali del Governo per caldeggiare l’iniziativa industriale. Chi è questo misterioso faccendiere?
Il quotidiano non ne rivela il nome, ma solo un identikit. Parla infatti di un consulente d’impresa di origini campane, sulla sessantina, con qualche disavventura giudiziaria alle spalle. La Verità scrive anche che un altro lobbista legato al Vaticano e che lo conosce bene sostiene che i suoi giri siano soprattutto calabresi. Il cronista riporta anche la telefonata che ha provato a fare al misterioso signor X. Lui al telefono nega di essere quello che sta agitando i servizi segreti italiani, ma quando Amadori gli chiede se al centro dei suoi interessi ci sia il rigassificatore di Gioia Tauro lui risponde «avete sbagliato persona, non sono io».
Chi è allora questo mister X? Non si sa. Così come non si conoscono i giri calabresi che coltiva. Un dato però è certo, anzi due.
Il primo è che il Governo Meloni ha inserito il rigassificatore di Gioia Tauro e di Porto Empedocle tra le infrastrutture necessarie e di forte interesse nazionale. Non ci risultano, invece, progetti di rigassificatori in altre aree del Sud o comunque, se ci sono, non sono stati inseriti dal Governo fra le infrastrutture di interesse nazionale. L’impianto di Gioia Tauro, invece, è stato proposto da Sorgenia, la stessa società che gestisce la centrale del Mercure, nel 2002 ed ha già ottenuto tutti i permessi necessari alla sua realizzazione unitamente ad una piastra del freddo a servizio dell’export agroalimentare calabrese.
La seconda certezza è che sull’opera era calato da molto tempo il silenzio, rotto però dal presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto che più volte ha ribadito la necessità di realizzare l’importante impianto in Calabria. Il progetto del rigassificatore di Gioia Tauro prevede un’infrastruttura in grado di processare da 12 a 16 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl) all’anno. Insomma, una struttura tra le più grandi d’Europa.
In una recente intervista rilasciata al Sole 24 Ore lo scorso 9 gennaio, proprio mentre impazzava la polemica sulla norma Laghi per il depotenziamento della centrale del Mercure, il presidente Occhiuto sul rigassificatore sosteneva che «il progetto di Iren e Sorgenia per ora sembra accantonato. Si dovrebbe chiedere a queste aziende se vogliono realizzarlo oppure cederlo. Una soluzione in ogni caso andrebbe presa».
Ma non è solo il presidente Occhiuto a spingere per l’opera. Una interpellanza parlamentare sulla vicenda è stata presentata dal deputato di Noi Moderati Saverio Romano, con il sostegno del coordinatore regionale calabrese Pino Galati. «L’installazione di un rigassificatore significa non soltanto investire in energia garantendo una minore dipendenza energetica - si leggeva nell’interpellanza - ma anche creare nuovi posti di lavoro. Si stimano mille dipendenti per i cantieri e, una volta a regime, oltre 500 posti di lavoro. Si tratta di una infrastruttura strategica, in considerazione di tanti motivi, non ultimo quello relativo alla chiusura dei varchi russo-ucraini, con il mancato approvvigionamento del cosiddetto gas russo».
All’interpellanza ha risposto alla Camera il viceministro al Lavoro Maria Teresa Bellucci (Fratelli d’Italia), ribadendo che «il Terminale di Gnl di Gioia Tauro continua ad essere considerato strategico dal Governo, per la sicurezza energetica nazionale, poiché contribuisce al consolidamento ed alla resilienza della rete di approvvigionamento energetica italiana, ad una minore dipendenza energetica del nostro Paese, aprendo un ulteriore via di alimentazione del gas, che è ritenuta fondamentale, e quindi strategica per l’Italia». Le interferenze di Mister X hanno facilitato o bloccato questo processo?