Primo giorno di scuola, domani dalle 10 in avanti, per i componenti del nuovo consiglio comunale di Catanzaro. Attesi, manco a dirlo, dall’elezione del presidente. Faccenda parecchio delicata, e intricata, che comunque si dipanerà, darà luogo a un’approfondita discussione. Una disamina però tutta interna al centrodestra, considerato come il sindaco Nicola Fiorita avrà sempre l’alibi di non poter contare (almeno sulla carta) sui voti necessari per imporre una sua scelta.

Ecco allora che, se il sindaco invece dovesse spuntarla, potrà vantarsi di aver di fatto già ribaltato in Aula l’esito delle elezioni relativamente all’assetto di un civico consesso su cui, come ormai quasi universalmente noto, pesa il fattore “anatra zoppa” ovvero una maggioranza di segno diverso rispetto alla compagine del primo cittadino. Che tuttavia si è sin da subito messo all’opera per (ri)trovarsi con, alla presidenza dell’assemblea, l’alter ego Gianmichele Bosco o l’altra fedelissima Daniela Palaia, la quale continua a viaggiare a fari spenti malgrado resti prepotentemente in lizza.

La questione, però, è che Fiorita, al pari dell’occasione in cui ha prevalso al ballottaggio dello scorso 26 giugno, potrebbe ancora una volta giovarsi delle divisioni laceranti da cui è attraversato il gruppo Rinascita. O, meglio, quanto ne resta. E questo  malgrado la novità più recente in cui quanti ancora sono vicini al prof Valerio Donato, a partire dal fido Gianni Parisi per non dimenticare i due consiglieri eletti nella lista “Riformisti Avanti” composta dai fratelli Guerriero(ossia Stefano Veraldi e Giorgio Arcuri, con il secondo che a dispetto dei soliti rumors non ha ancora comunicato di voler optare per una differente collocazione) hanno garantito unità d’intenti a uno dei principali maggiorenti dell’ormai ex fronte condiviso: il presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso.

Una collaborazione che, quantomeno sull’affaire presidente del consiglio, non verrà dunque meno, a patto che Mancuso sia davvero in grado di imporre la figura del “braccio destro” Eugenio Riccio (difficile, eufemismo!) o del collega commercialista e omonimo Rosario Mancuso. E attenzione, non si tratta affatto di una disponibilità scontata. Basti pensare a come i due big si siano punzecchiati a cominciare forse dal giorno 27 del mese scorso, preso atto di una sconfitta inaspettata. Che, oltretutto, è stata di certo più netta delle peggiori previsioni possibili per chiunque avesse a cuore il fronte donatiano.

Ma, nella fattispecie, il vero elemento di novità è proprio costituito dal percorso che intende seguire Donato, insieme non soltanto a coloro che sono con lui in Aula quanto in particolare al folto drappello di professionisti e figure di spicco della società civile da cui è stato attorniato sin da quando ha deciso di scendere in campo. Una traiettoria che quasi di sicuro non lo porterà più a richiamarsi a posizioni di sinistra, anche piuttosto marcata per non dire estrema. Termine che a molti dei diretti interessati non piace. La svolta infatti è la ricerca di uno sbocco diverso, anche per non perdere la componente moderata dell’area che ha sposato il progetto politico varato dal docente universitario. Che, tuttavia, per avere un certo respiro, soprattutto alla luce della bruciante battuta d’arresto nella tornata amministrativa di fine giugno non può non avere un addentellato nazionale testimoniato anche da una serie di interlocuzioni già avviate.