Umberto Calabrone da dicembre è il segretario regionale della Fiom Cgil. L’ala dura del sindacato si mobiliterà per uno sciopero generale il 10 luglio insieme alle altre sigle confederate per rivendicare un ruolo di maggiore incisività del pubblico a partire dalle responsabilità del governo. Rivendicano scelte politiche e industriali per far sì che i cambiamenti diventino occasioni anche per i metalmeccanici. Il tema del salario minimo è un altro oggetto di discussione. Ha messo tutte le forze di opposizione dietro allo stesso tavolo meno Renzi, che però ha detto che voterebbe a favore. L’intesa è su 9 euro l’ora, ipotesi che ha innescato una formazione a testuggine della destra che non vuol sentirne parlare. Dal leader della Fiom calabrese, invece, l’apertura di un nuovo fronte di conflitto.

Calabrone, il centrosinistra ha individuato nel salario minimo il nuovo (vecchio) tema della lotta di classe degli anni 2020. La Cgil è quella più possibilista. Affinità ritrovata?
«Il tema, oggi più che mai, è garantire un salario dignitoso a chi lavora. Se il tema del salario e dell’occupazione unisce quasi tutte le opposizioni sicuramente è un dato politico importante».  

Come si coniuga un contratto collettivo, con tutte le voci relative e ferie, tredicesime e quattordicesime, con quello del salario minimo?
«Il salario minimo, per legge, deve includere tutte le voci che fanno parte della retribuzione e non può essere sganciato dalla contrattazione collettiva».

La Cisl pare voglia rafforzare solo la contrattazione collettiva. Tra i confederati, è il sindacato oggi più lontano dalla Cgil come testimonia l’assenza nelle piazze sul tema dell’autonomia differenziata.
«Entrambe le rivendicazioni sono fondamentali per garantire dignità ai tanti lavoratori che percepiscono salari sotto la soglia di povertà. Non solo, sono indispensabili per contrastare i tanti contratti pirata che riducono remunerazioni e diritti che, invece, i Ccnl sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi garantiscono. Come Cgil, proprio per questo, chiediamo con forza da tempo anche una legge sulla rappresentanza. L’attuale proposta di Autonomia differenziata, se approvata, metterà in discussione oltre all’unità nazionale anche parte della contrattazione collettiva che negli anni ha garantito il mondo del lavoro in Italia. Sarà difficile, pertanto, non opporsi a questa idea di autonomia e dire che si vuole rafforzare la contrattazione collettiva».

Il ruolo della Fiom Cgil?
«Come metalmeccanici abbiamo proclamato uno sciopero unitario con Fim Cisl e Uilm Uil, per affermare chiaramente che manca una vera idea di politica industriale per l’intero paese. La nostra posizione è cristallina».

L’opposizione a Giorgia Meloni si è compattata su questo argomento e potrebbe farlo anche sulla Sanità. Calenda ha detto: «Ok, basta che non si parli per slogan come “difendiamo la Sanità”». C’è il rischio che sui temi sopracitati e sull’Istruzione si vada avanti solo con frasi coniate per gli striscioni dei cortei?
«Abbiamo le idee molto chiare: la Cgil ha manifestato a Roma il 24 giugno. Non si può prescindere da una sanità realmente pubblica, che metta al centro i bisogni delle persone e che avvii un vero piano di assunzione. Tutto ciò sapendo che sulla salute non si può risparmiare e non si possono rincorrere utili».

Lei è stato segretario della Camera del Lavoro di Cosenza quasi dieci anni, ora è il numero uno della Fiom regionale. Non crede che si sia parlato troppo poco di salari da fame in Calabria?
«In Calabria gli allarmi nel mondo del lavoro sono tanti. Mi riferisco a lavoratori sottopagati, alla mancanza di applicazioni dei Ccnl e alla carenza di sicurezza oramai diventata una vera e propria emergenza su cui riflettere. Non bastano più le prese di posizione, ma una vera e concreta alleanza fra istituzioni e forze sociali per contrastare la strage di lavoratori. Ogni morte sul lavoro è la sconfitta di tutti».

Schlein fissa una soglia minima di nove euro all'ora sotto la quale non si può andare. Oltre per lei sarebbe sfruttamento. Calabrone è d’accordo?
«Lo sfruttamento esiste e la soglia minima andrebbe, ribadisco, legata ad un’analisi della contrattazione collettiva che spesso è più alta. Oggi la necessità di ridurre lo sfruttamento economico riguarda milioni di lavoratori, ma non dobbiamo dimenticare il resto».

A che si riferisce?
«Va contrastata la riduzione dei diritti conquistati con tante battaglie sindacali nel corso degli anni. Ricordo che in Italia esiste ancora il Jobs Act. Mi auguro che, come per il salario minimo, le opposizioni si possano unire nel formulare una proposta di riforma del mercato del lavoro che metta al centro i diritti, la dignità e gli stipendi dei lavoratori».

Archiviare il Reddito di Cittadinanza è stato un errore?
«Il prossimo mese molte famiglie non percepiranno più il Reddito e in Calabria diversi nuclei si ritroveranno senza entrate con il costo della vita che aumenta. Si rischia un’emergenza sociale senza precedenti. Il RdC in questi anni ha garantito dignità a tantissime famiglie, abolirlo è stato un errore perché lo Stato non ha applicato la legge per intero. Vale a dire incentivando le politiche di impiego. Con l’abolizione, invece, si colpevolizza chi lo ha percepito...».