La furbizia degli Occhiuto finisce nel mirino del fuoco amico (da Salvini a Schifani). La bandiera sventolata da Loizzo alla Camera rilancia la sfida nel Carroccio con un Mancuso scettico sul ddl Calderoli. E intanto Fratelli d’Italia osserva e si prepara ad accogliere eventuali scontenti
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Per battere e fregare due fratelli ci vuole tanta roba. Irriducibilmente convinti di questo Roberto e Mario, Mario e Roberto e non sempre Roberto & Mario, hanno azzardato l'affronto furbo nei confronti dell'autonomia differenziata. L'aggiramento, l'imbonimento, persino l'uso pre e post-elettorale. Roberto Occhiuto, il presidente di Regione, vota sì al decreto Calderoli in Conferenza delle Regioni e in tempi non sospetti. E Mario, fratello e senatore di Forza Italia, a spargere serenità disegnando modifiche intelligenti al decreto, così da renderlo più digeribile. Della serie, tranquilli che me la vedo io.
Il progetto regge per mesi, in progress. Fino ad un certo punto la narrazione diventa anche credibile finché l'inevitabile stress test del voto europeo non impone nuovi copioni. Roberto deve staccarsi, pian piano ma deve farlo. Le urne chiamano. Da qui il "no money no party", il "vedere cammello" in riferimento ai Lep che altro non sarebbero che una cambiale scoperta o un assegno postdatato. È l'inizio della strategia per la conquista di Forza Italia, l'Opa al partito nazionale ovviamente post mortem e cioè ad autonomia differenziata già votata in conferenza delle Regioni. Roberto alza il tiro mentre Mario può continuare a fare la sua parte sempre e comunque distribuendo serenità sul decreto con vista dal Senato. Le schede europee consumano più del voto nottetempo alla Camera lo strappo.
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Tajani prende solo due terzi dei voti del gruppo Occhiuto in Calabria, Martusciello appena un terzo. Non è uno sgarro né una improvvisazione. È la seconda parte dello schema. Capovolgere Forza Italia, anche disperatamente. Con cuore in Calabria e archeologia in Campania. È l'attacco del "partito" di Occhiuto a quello di Tajani anche e soprattutto in previsione della "notte" della Repubblica, il voto azzurro sull'autonomia. Neanche un emendamento, nemmeno uno. Poco, pochissimo ostruzionismo. Solo qualche blando ordine del giorno. La vince Tajani la prova di muscoli, Forza Italia sa anche storcere il muso ma non si stacca dal treno del governo nazionale. Non può fare altro, non sa fare altro. Finisce con Mangialavori in missione (che tutto è fuorché "partito" di Occhiuto), Cannizzaro e Arruzzolo fuori a fumare una sigaretta al momento del voto. Più che dissenso o fronda interna, un dopolavoro ferroviario. E non basta nemmeno l'ultimo dei post di Mario, abbiamo approvato il testo per fortuna da noi modificato.
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Non ci crede nessuno, forse neanche lui. La vince, senza meritarlo e senza andare molto lontano dal pensiero di Sgarbi secondo il quale sarebbe più morto lui di Berlusconi (il marchio è di Perfidia), Totò Tajani. E se non è tanto convincente la sua vittoria lo è in senso diametralmente opposto la non vittoria dei fratelli Occhiuto. Con il governatore a disegnare last minute traiettorie meridionaliste dentro Forza Italia appena qualche ora prima l'uscita di Renato Schifani, governatore della Sicilia. Sbagli a diffidare caro Occhiuto, il senso della nota di Schifani. L'autonomia differenziata farà bene al Sud ed è la sfida giusta da cogliere. Se anche Bardi, governatore della Basilicata, dirà la sua in questa direzione Occhiuto potrebbe trovarsi da solo tra i presidenti azzurri a remare contro il decreto Calderoli, dopo averlo votato però in Conferenza delle Regioni. A ricordarglielo è Matteo Salvini il giorno dopo l'approvazione.
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Fa di più Salvini nel senso che pubblica l'impegno preso da tutto il centrodestra, Occhiuto compreso, al momento della stipula dell'accordo di governo. Non capita oggi e non capita per caso l'autonomia differenziata, il verbo di Salvini. Perché ci si agita? Già, perché solo ora e perché post mortem? Tajani tiene il colpo e non scende dal treno del comando. L'unico partito possibile con l'effige di Berlusconi per ora è suo e non è semplice togliere dalla minoranza tutto il resto. Occhiuto compreso. Anche perché nel frattempo il "treno" corre e rinsavisce vecchi amori, o perlomeno intese a convenienza come quella risbocciata tra Lega e Fdi. La prima già andata all'incasso, la seconda tra poco con il premierato. Quando Simona Loizzo agita la bandiera della Calabria ad approvazione consumata sa bene che vale come congresso regionale senza spese né rischi. Esaltazione dell'autonomia differenziata ed estasi per la sfida autonomista.
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Una esagerazione? A dar retta agli eventi successivi mica tanto. Perché Mancuso accelera in senso contrario e attacca proprio il gesto di Loizzo (replicato in qualche modo da Furgiuele). Nel mentre Durigon e soprattutto Salvini difendono l'eccitazione e l'enfasi del momento con tanto di Loizzo e bandiera della Calabria. Tutto fuorché una sorpresa per Mancuso. Che a pochi giorni dall'aver preso più voti degli altri nella Lega di Calabria si accinge a quel saluto che di fatto ha solo posticipato a dopo il voto europeo. Andrà verso Occhiuto più che verso Forza Italia? Chissà, oggi non è semplice nemmeno per lui indovinare chi se la passerà meglio da qui in avanti. A tranquillizzare tutti mostrandosi sereno, tipo "ci pensiamo noi e non faremo prigionieri", è Fausto Orsomarso, senatore cosentino di Fratelli d'Italia. Come a dire che per le pulsioni meridionaliste con deriva masanelliana ma anche per le sfide avveniristiche e coraggiose in materia di autonomia, c'è sempre Fratelli d'Italia. Se non basta Tajani e spaventa Salvini, a tradurre il pensiero di Orsomarso, c'è sempre Giorgia a tranquillizzare. Da fratelli a Fratelli d'Italia è un attimo...