Il divario fra Nord e Sud che potrebbe aumentare con l’effettiva realizzazione dell’autonomia differenziata non riguarda soltanto aspetti economici, ma anche sociali. Uno degli esempi più classici è proprio quello relativo al mondo della scuola, che va visto sotto un duplice aspetto.

Da un lato c’è quello del mondo del personale docente e non docente, dall’altro ci sono le problematiche legati agli studenti e al profitto del loro corso di studi. Sarebbe quindi riduttivo affrontare il problema dell’impatto dell’autonomia differenziata sulla scuola guardando solo alla dinamica dei redditi del personale docente o non docente. Anche perchè, come ha spiegato in una intervista a LaC News24 il professore Gianluca Viesti, nessuno sa bene cosa faranno i presidenti di Regione con la piena autonomia che chiedono in alcune materie. Potrebbero mettere in campo politiche protezionistiche riservando magari quote di assunzioni a personale residente nelle loro regioni. Al contrario, come più probabile, potrebbero approfittare della maggiore disponibilità economica derivante dal maggiore reddito fiscale per dare dei benefit economici a chi va insegnare al Nord, creando delle vere e proprie gabbie salariali che rischiano di provocare un ulteriore impoverimento educativo al Sud.

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E’ un fatto, ad esempio, che la dispersione scolastica sia per fortuna in calo nell’ultimo triennio, però, ci sono le solite differenze territoriali. In base ai dati Invalsi nel 2024 la dispersione scolastica implicita è scesa al 6,6%. Solo in due regioni italiane, Campania e Sardegna, essa rimane sopra il 10%.

Le cose non migliorano se guardiamo  il tempo pieno, strumento fondamentale per combattere la dispersione scolastica e la povertà educativa: a livello nazionale ne beneficia in media soltanto il 40% degli alunni. Ma proprio al Sud, dove sarebbe maggiormente importante per la differenza di povertà educativa, ci sono le percentuali più basse- Per restare alla Calabria, a titolo di esempio, nei nostri capoluoghi di provincia le scuole primarie che hanno il tempo pieno a Cosenza sono il 18,11%; a Catanzaro il 14,12%; a Crotone il 6,97%; a Vibo Valentia addirittura l’1,4% e a Reggio Calabria l’11,54%. Ovviamente va considerato che nei comuni più piccoli e nelle aree interne le percentuali calano drasticamente. Cifre quindi lontanissime dai dati più performanti in Italia che sono nel sono nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%).

Non solo. In Italia - ricorda Save the children - poco più di un bambino su due (55,2% degli alunni ) ha accesso alla mensa scolastica nella scuola primaria, con differenze territoriali rilevanti: cinque regioni del Sud registrano le percentuali più basse di scolari che usufruiscono del servizio. In Calabria, ad esempio, hanno accesso alla mensa solo il 25,3% degli alunni, mentre in Piemonte la percentuale raggiunge il 79,4% e in Liguria addirittura 86,5%. In questa particolare report agli ultimi posti troviamo tutte regioni meridionali (11,2% in Sicilia, seguito dal 16,9% in Puglia, il 21,3% in Campania e poi appunto la Calabria). L’accesso alla mensa assume una particolare rilevanza per la dieta dei bambini, in un Paese dove il tasso di obesità fra i minori è crescente.

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Letto in quest’ottica importanza non secondaria hanno la presenza delle palestre nelle scuole che permettono di svolgere una sana educazione fisica. Secondo quanto risulta da una indagine condotta dal “Centro studi Orizzonte Scuola” su dati ministeriali, il 60% delle scuole italiane è privo di una palestra. Con le dovute differenza tra una Regione e l’altra, con il Sud che presenta carenze in alcune regione anche importanti. Basti pensare che in Calabria appena il 23% delle scuole di ogni ordine e grado ha una palestra. L’ultimo dato in Italia con un divario abbissale con la Liguria, prima in Italia, in cui il 60,71% degli edifici scolastici ne era dotato.

Questi dati non sono certo nuovi. Non è un caso, allora che il ministro per l’Istruzione, Giuseppe Vaditara nello scorso giugno proprio a Catanzaro, presso la Cittadella della Regione Calabria, ha presentato, alla presenza del presidente Roberto Occhiuto e dall’allora vice Giusi Princi,  l’Agenda Sud per il contrasto della dispersione scolastica e il superamento dei divari territoriali nel Mezzogiorno.

L'Autonomia differenziata, prevede la legge, verrà realizzata una volta individuati e finanziati i Lep. Ma a quali Lep farà riferimento viste le differenze abbissali fra il Nord e il Sud del Paese?