All'incontro oltre la Ferrara hanno preso parte studiosi, giudici, investigatori, parlamentari e rappresentanti delle più importanti agenzie investigative internazionali. Tra queste l'Europol, la polizia europea che svolge azione di raccordo tra le strutture investigative dei ventotto stati dell'Unione. Tra i relatori Anabela Gago, responsabile dell'Unità europea contro il crimine organizzato; Roberto D' Annunzio, desk italiano per "Eurojust" (Unità di cooperazione giudiziaria della Ue); Fabrizio Costantino, docente all' Università di Trento; Bijorn Janson, vice presidente dell'agenzia anti corruzione del Consiglio d'Europa; Antonio Miceli, capo unità OLAF (Ufficio europeo per la Lotta Antifrode); Ignazio Corrao, europarlamentare del "Movimento 5 Stelle" e il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati, capo servizio della "Gazzetta del Sud".
“La strage di Duisburg e i tentacoli allungati sui fondi europei – commenta la Portavoce pentastellata - come dimostrano Mafia Capitale e l'inchiesta sul Cara di Mineo, mostrano come la criminalità organizzata si sia globalizzata. In Europa ci sono 28 diritti penali che non dialogano fra di loro”.

 

La proposta targata Movimento 5 Stelle, oltre a coinvolgere tutti i cittadini, ha messo attorno allo stesso tavolo gli esperti del settore: magistrati, l'Olaf, Eurojust, la Commissione europea.

 

L'obiettivo è quello di considerare la corruzione come una violazione di diritti fondamentali e di armonizzare le normative europee.
I portavoce del MoVimento 5 Stelle Europa hanno aumentato la loro pressione nei confronti delle Istituzioni europee firmando una dichiarazione scritta, assieme ad altri parlamentari europei di tutti gli schieramenti politici, in cui si chiede la creazione di un meccanismo di controllo degli Stati membri, favorendo la condivisione di informazioni e buone pratiche, individuando nuovi strumenti come una definizione comune di criminalità organizzata.

 

Quella svoltasi nei giorni scorsi a Bruxelles è stata occasione di analisi più profonda del fenomeno delle mafie, passate dal sequestro di persona e dal traffico di droga ai "grandi business immobiliari e commerciali", una mafia capace d' infilare suoi uomini tra le istituzioni, e gli arresti che ogni giorno avvengono nel nostro Paese non possono che confermare questa avvilente realtà.

 

Come sta reagendo l'Europa all'esportazione del fenomeno criminale? Il fenomeno non pare sia percepito. Le agenzie europee all'unanimità hanno ribadito l'esigenza di arginare le infiltrazioni mafiose in Europa mediante un'azione di coordinamento e cooperazione sempre più efficace tra gli stati membri e, anche, attraverso la nascita di una Procura europea in condizione di coordinare e far da collante riguardo alle attività giudiziarie e investigative avviate nei singoli Paesi.

 

È emerso in maniera condivisa dunque, l'emergenza di dotare tutti gli stati Ue di una legislazione comune di contrasto alla mafia, e purtroppo l'Italia, che storicamente si è dovuta adeguare per prima al suo contrasto, vanta un metodi di investigazione e legislazione capaci da fare da modello per tutto il territorio comunitario.