VIDEO | Le indagini che coinvolgono anche il primo cittadino di Reggio Calabria complicano la già difficile vita di Palazzo San Giorgio. Il leader dell’opposizione ha inviato una lettera aperta in cui ha chiesto ai consiglieri di minoranza di dimettersi: la risposta del Palazzo di Governo ha complicato i suoi piani
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È sempre più pesante l’aria che si respira attorno a Palazzo San Giorgio a Reggio Calabria. L’inchiesta Ducale della Dda reggina sul presunto scambio elettorale politico mafioso consumato all’ombra delle elezioni comunali del 2020 che vede indagati tra gli altri anche il sindaco Giuseppe Falcomatà il capogruppo dem Giuseppe Sera e il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giuseppe Neri – nel frattempo autosospesosi dal partito – si è arricchito nei giorni scorsi di nuovi protagonisti con l’iscrizione nel registro degli indagati anche dell’ex senatore Giovanni Bilardi, dell’assessore comunale e già consigliere regionale dem Mimmetto Battaglia, e del consigliere oggi di opposizione, in quota Lega, Mario Cardia che all’epoca dei fatti era candidato nella lista S’Intesi ispirata dallo stesso Falcomatà.
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Ieri è stata un’altra giornata frenetica vissuta tra colpi di scena e smentite con una lettera aperta di Antonio Minicuci, candidato a sindaco per la lega nel 2020, rivolta ai consiglieri comunali in cui dà sostanzialmente due grosse notizie: da una parte affermando che il Prefetto ha richiesto al Ministro degli Interni l’invio della commissione di accesso per valutare la situazione e assumere eventuali provvedimenti, dall’altra, annunciando che già tutti i consiglieri di opposizione sono pronti a rassegnare le proprie dimissioni, si appella al senso di responsabilità dei colleghi di maggioranza, fissando una dead line per raccogliere le adesioni a sabato prossimo alle 14, per scongiurare l’arrivo della Commissione.
Minicuci, cavalcando l’onda dei rumors che quotidianamente affollano il dibattito politico reggino, si dice dunque convinto dell’invio della Commissione d’accesso agitando lo spettro dello scioglimento e del conseguente commissariamento. Per questo punta a quota 17, che è il numero di consiglieri occorrenti, e disponibili alle dimissioni, per far decadere il Comune.
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Ma in serata è arrivata la secca smentita alle affermazioni contenute nella nota di Minicuci da parte della Prefettura che in tre punti smonta la tesi del consigliere leghista, affermando come il prefetto Clara Vaccaro non abbia chiesto la nomina di una Commissione di accesso al Comune, e chiarendo che la nomina della Commissione non comporta necessariamente lo scioglimento del Consiglio comunale, potendo concludersi la procedura con un Decreto del Ministro che riconosce l’insussistenza dei presupposti per lo scioglimento e aggiungendo che le dimissioni dei Consiglieri comunali non escludono né un eventuale nomina della Commissione di accesso, né la possibilità che si addivenga ad uno scioglimento.
Insomma, come dire, ha fatto tutto Minicuci, con il risultato di aver dato, con la smentita doverosa della Prefettura, nuovo ossigeno alla posizione del sindaco Falcomatà che continua a dirsi tranquillo rispetto ad una inchiesta che volente o nolente sta comunque influendo sull’attività politica di Palazzo San Giorgio.