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Il Pd prova a ricompattarsi nel momento più difficile. Dopo una lunga discussione, in cui non sono mancate le posizioni critiche (Guccione e Falcomatà) su tutti, alla fine vota all’unanimità il documento che stabilisce la data del prossimo congresso, fissandolo al 23 giugno, e della direzione regionale che si svolgerà il 14 aprile. La direzione costituirà la Commissione regionale che, su delega dell’assemblea, porterà il partito al congresso. Il documento finale è stato frutto di un lavoro di sintesi che ha visto impegnatissimi per le aree opposte il capogruppo in Consiglio regionale, Sebi Romeo, e uno dei possibili candidati alla segreteria, Demetrio Naccari.
Uno o più candidati?
Al momento scendono le possibilità per una candidatura di sintesi. Lo stesso Demetrio Battaglia, che pure non ha escluso nessuna soluzione, ha ribadito che prima dovrà avvenire la discussione sulla piattaforma politica e sugli obietti e, solo dopo, il ragionamento sul nome. Il che, in politichese, vuol dire che i prossimi giorni saranno determinanti per stabilire il da farsi. Intanto sul campo ci sono almeno due candidature che sarebbero quella di Marco Ambrogio e di Demetrio Naccari, nome sul quale potrebbe convergere il più dissidente dei dissidenti e cioè Carlo Guccione. Possibile anche un impegno diretto di Franco Laratta.
In un congresso con le primarie Demetrio Battaglia diventerebbe l’uomo di riferimento per l’area che fa capo a Ernesto Magorno, la ricostruenda area renzi, e della corrente che fa capo al governatore Mario Oliverio. In uno scenario congressuale di questo tipo sarebbe molto particolare la posizione del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà. Il primo cittadino, che pure sta lavorando a un asse con Romeo indispensabile anche per il futuro congresso metropolitano e le elezioni comunali, si troverebbe in imbarazzo con la discesa in campo del cognato Demetrio Naccari. Ieri il sindaco si è contraddistinto per aver fatto uno degli interventi più critici, non risparmiando appunti alla gestione Magorno e ribadendo che la sua Amministrazione non ha fin qui ricevuto un adeguato sostegno dal partito. «Dov’era il Pd quando a Reggio bruciavano i negozi e l’aeroporto rischiava di chiudere?».
Secca la replica di Magorno che ha chiesto a Falcomata come mai nella provincia di Reggio - da dove vengono un ministro, il presidente del Consiglio regionale, il capogruppo del Pd in Consiglio e il sindaco della città metropolitana - non si è voluto fare il congresso. «Ecco perché non c’è stato il partito - ha affermato -, inspiegabilmente non lo avete voluto».
Gli assenti
Annunciatissima l’assenza di Giuseppe Giudiceandrea che si era apertamente schierato contro ogni ipotesi di candidatura unica. Adesso, con la data del congresso stabilita, è stato dato mandato al capogruppo Romeo di provare a ricucire i rapporti.
Sembra, invece, senza possibilità di recupero la rottura del partito calabrese con il suo deus ex machina degli ultimi anni e cioè il ministro dell’Interno ancora in carica, Marco Minniti. Il ministro ha marcato visita anche stavolta e nessuno ormai sembra più farci caso, a testimonianza di un allontanamento definitivo dopo la candidatura nelle Marche alle ultime politiche.
Il futuro e il rimpasto
In attesa, dunque, della direzione del prossimo 14 aprile, il Pd dovrebbe provare a fare scudo per provare a superare la crisi. E per tornare a sostenere l’azione della giunta regionale di Mario Oliverio che è stato perentorio “basta merda dalla maggioranza”. Per provare ad invertire la tendenza, adesso, il governo regionale dovrebbe avere il pieno sostegno per affrontare la fase finale della legislatura, soprattutto se Oliverio sarà nuovamente candidato. Il presidente, adesso, metterà mano al rimpasto più annunciato della storia. Il maquillage, con la sostituzione almeno di tre componenti su sette (Roccisano, Viscomi e Barbalace), anche se rischiano anche Rizzo e Rossi, dovrebbe servire a cementare i rapporti interni.
Spada di Damocle
Sul percorso del Pd calabrese, però, potrà influire in maniera importante, se non determinante, un altro appuntamento. Il 21 aprile è fissata l’Assemblea nazionale per stabilire i destini del partito, a livello italiano. L’attuale reggente Maurizio Martina ha già annunciato di voler proporre una sua candidatura alla segreteria. E proprio in queste ore anche Matteo Richetti ha riunito i suoi nomini per scendere in campo alle eventuai primarie. È chiaro che se l’Assemblea nazionale dovesse fissare una data per il congresso, gli appuntamenti regionali potrebbero essere congelati. E a quel punto? Potrebbe tornare l’ipotesi, mai sopita, di un commissario reggente inviato da Roma.
Riccardo Tripepi