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"Ho ripercorso la mia storia". Così l'ex ministro per gli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta, al termine dell'audizione in Antimafia, presieduta dal presidente Rosy Bindi e durata poco più di un' ora. L’audizione è stata, da subito secretata su richiesta della stessa Lanzetta.
Nel corso dell’audizione, secondo quanto appreso, si è parlato sia delle minacce ricevute dall’ex ministro quando era sindaco di Monasterace, sia e soprattutto della sua decisione di rinunciare all’incarico di assessore regionale per la presenza in Giunta di Nino De Gaetano, al centro di vicende di voto di scambio. Il nome di De Gaetano è finito nell’inchiesta “Il Padrino” perché, stando a quanto emerso dalle indagini della squadra mobile di Reggio Calabria, alle regionali del 2010 sarebbe stato votato dalla cosca Tegano.
L’audizione della Lanzetta era stata, negli ultimi giorni, al centro di una polemica, circa i motivi che aveva portato Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, a convocare l’ex ministro. La Bindi ha precisato che l’audizione della Lanzetta era già stata programmata in quanto vuole chiedere conto di un’intervista resa tre mesi fa al Corriere della Sera in cui, l’ex ministro, aveva affermato di non aver mai parlato di ‘ndrangheta in relazione alle numerose intimidazioni subite ai tempi in cui era sindaco di Monasterace. Per far capire maggiormente le motivazioni dell’audizione, Rosy Bindi, in conferenza stampa, ha azzardato il paragone con l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole, arrestata l’anno scorso nell’ambito di un’inchiesta contro la cosca Arena.
Il clima – secondo quanto riferito da qualcuno – sarebbe stato a tratti “acceso”, specialmente nel confronto tra Lanzetta e alcuni componenti della Commissione Antimafia. Ma alla fine avrebbe comunque prevalso la reciproca volontà di fare chiarezza.
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