«L’ultimo regalo dell’attuale amministrazione non sarà l’esercizio provvisorio del bilancio regionale, ma qualcosa di molto più assurdo. La Regione Calabria ha deciso di fare ricorso contro l’Anac e contro la responsabile regionale dell’Anticorruzione in carica». Lo rende noto attraverso un comunicato il sindacato Csa-Cisal che spiega: «Il presidente della giunta ha deciso di mettere la firma sull’impugnativa presentata innanzi al Tar del Lazio non comprendendo la portata auto-lesionista di tale mossa. Possiamo intuire invece – aggiunge il sindacato – l’insofferenza del segretario generale che in tema di anticorruzione ha evidentemente ”toppato” alcuni atti amministrativi, gli stessi che sono stati censurati dall’Autorità nazionale nelle sue ultime delibere. Pur se il ricorso è a firma di un altro avvocato, è evidente che i contenuti siano stati suggeriti dal “notaio” dell’Ente regionale".


 
Il ricorso, firmato il 18 novembre e depositato il giorno seguente, è avverso la delibera dell’Anac 806 del 18 settembre 2019. In quel dispositivo, l’Autorità nazionale dell’Anticorruzione aveva «accertato l’omessa vigilanza degli organi di vertice», pur avendo superato le criticità sulla presunta non collaborazione del Dipartimento del personale con la precedente responsabile dell’Anticorruzione. In aggiunta, aveva invitato l’amministrazione a porre in essere tutte le iniziative idonee affinché l’attuale responsabile dell'anticorruzione potesse svolgere poteri d’interlocuzione e di controllo in relazione al Piano triennale Anticorruzione e di evitare “la delegittimazione del ruolo”.

 

«Nel dispositivo - prosegue il sindacato - l'Anac aveva sollevato l’inopportunità di non aver coinvolto la responsabile anticorruzione nelle decisioni assunte dal comitato di direzione, guarda caso, convocato e presieduto dal segretario generale, quando l’organismo ha indicato una serie di criteri interpretativi sulla rotazione del personale dirigente. Una bacchettata che non deve essere piaciuta al segretario generale, tanto che l’avvocato che rappresenta la Regione ha voluto basare l’impugnativa innanzi al Tar anche su cosa possa o non possa fare la responsabile nell’ambito delle decisioni del Comitato di Direzione riguardanti il Piano Anticorruzione».

 

«Nell’impugnativa ci sono tutta una serie di tecnicismi che perdono di vista la sostanza. L’Anac aveva semplicemente imposto alla Regione di applicare, secondo la normativa, le misure della rotazione e di assicurare alla responsabile regionale più supporto per dare finalmente attuazione al Piano Anticorruzione. Più trasparenza e miglior funzionamento della macchina amministrativa regionale. Invece, l’Ente decide di impelagarsi in questa battaglia suicida per chiedere cosa? Non è bastato il pastrocchio sulla rotazione annunciata, “differita” e poi “obbligata” dalla stessa Anac? Possibile – aggiunge il sindacato – che in Italia debbano conoscere la Regione Calabria per queste corbellerie? Che senso ha un ricorso al Tar contro un’Autorità che chiede trasparenza, cooperazione fra i soggetti istituzionali interessati e il rispetto degli adempimenti sulla prevenzione della corruzione?».