La vicenda legata al consigliere regionale Ennio Morrone si tinge di giallo. L’azzurro di Forza Italia, a questo punto, non può più essere il colore idoneo per descrivere quanto sta accadendo nel partito.

 

L’ingresso di Wanda Ferro in Consiglio regionale, ormai imminente, e la sua decisione di iscriversi al Gruppo Misto hanno scatenato un putiferio interno al gruppo. La Ferro da vice coordinatrice regionale sembra aver voluto prendere le distanze dal partito, nonostante la sua spiegazione formale di aver scelto il Misto per poter meglio coordinare le opposizioni.

 

E tra gli azzurri superstiti, Nicolò e Morrone dopo l’arresto di Salerno e fino alla sua surroga, è cominciato a serpeggiare più di un interrogativo.

 

Anche perché Ennio Morrone, proprio durante la primavera scorsa, era arrivato ai ferri corti con il partito in occasione delle elezioni cosentine. Suo figlio Luca era stato tra gli artefici della rivolta di palazzo che ha chiuso la sindacatura Occhiuto con anticipo. In secondo luogo si era candidato in una lista civica a sostegno del centrosinistra di Guccione e con il benestare di Denis Verdini, al quale padre e figlio sembravano essersi avvicinati.

 

Adesso, proprio mentre la Ferro entra in Aula, Morrone ha sentito l’esigenza di spiegare la propria posizione politica. “Verdini è un amico” ha detto in estrema sintesi “e io sono ancora dentro Forza Italia”. Il consigliere ha specificato pure di avere ricevuto convocazioni ufficiali per incontri romani anche dai vertici nazionali del partito.

 

Colpo di scena in Forza Italia, Morrone: «Io sono sempre nel partito» 

 

Ebbene in questo scenario così confuso e in un Consiglio regionale in cui gli iscritti a Forza Italia vanno al Misto e nel gruppo rimane chi è fuori, pare che Morrone, e qui sta il giallo, abbia dimenticato una questione di non poco conto.

 

E cioè di aver rassegnato le dimissioni da Forza Itala in data 23 febbraio 2016. Una lunga missiva, inviata al Collegio nazionale dei probiviri del partito, e che è in possesso dei vertici del partito, nella quale Morrone risponde al provvedimento di sospensione dal partito che gli era stato comminato “per avere in reiterate occasioni e con comportamenti conseguenti, favorito e supportato atti orientati alla destabilizzazione dell’amministrazione comunale di Cosenza”.

 

Il consigliere Morrone spiegando le proprie posizioni e contestando la sospensione anche perché il partito aveva confuso la posizione di padre e figlio, chiosava in maniera lapidaria. “I diritti di libertà e autonomia creativa, base della democrazia e dunque di Forza Italia stessa, sono stati di fatto disconosciuti e rinnegati dai vertici territoriali dell’organizzazione. Le su esposte considerazioni impongono allo scrivente – prosegue la lettera – per assicurare rispetto agli ideali che da sempre lo contraddistinguono e ferma la continuazione dell’impegno politico fedele al mandato degli elettori, di rassegnare le dimissioni immediate e irrevocabili da Forza Italia, diffidando gli Organi del Movimento dall’assumere ogni forma di differente e aggiuntivo provvedimento”.

 

Stando così le cose non è chiaro quale posizione Morrone voglia chiarire. A meno che in politichese l’espressione “dimissioni irrevocabili” voglia dire: mi dimetto, ma soltanto per scherzo.

 

 


Riccardo Tripepi