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«Oggi quanto meno, pur in un procedimento che reputo assurdo e fantasioso, e che inevitabilmente si concluderà con il rigetto della richiesta almeno ho la possibilità di parlare».
Si esprimeva così Paolo Mascaro entrando stamattina nel foro lametino per affrontare la prima udienza relativa alla richiesta di incandidabilità avanzata dal Viminale per lui e per il vice presidente Giuseppe Paladino e l'ex consigliere Pasqualino Ruberto.Ad accompagnarlo i suoi legali Dina e Bernardo Marasco, Giuseppe Spinelli e Pietro Palamara. Il riferimento è alle reiterate richieste fatte prima alla commissione di accesso agli atti, poi al prefetto e al ministro dell’Interno senza che queste avessero mai esito.
Poi il rinvio al 12 aprile dell’udienza per meglio esaminare la documentazione prodotta – ha spiegato lo stesso Mascaro uscendo dal Tribunale - «ho finalmente chiarito tramite i miei legali, dopo 8 mesi e 13 giorni che non vi è alcuna virgola che possa essere inficiata da illegittimità, ed è per questo che chiediamo la revoca di un procedimento che prima di massacrare un’intera città ha massacrato la democrazia e la libertà. Il 12 aprile saremo qui per scrivere la parola fine del primo grado e spero che sia il Ministero dell’Interno, sia la Procura, possano effettivamente convenire nella richiesta di rigetto di incandidabilità per la mia persona».