Tour elettorale calabrese per Laura Castelli, già sottosegretario alle Finanze nel governo Draghi, ed oggi candidata alle elezioni Europee, nelle liste di Cateno De Luca e del suo movimento, Sud chiama Nord.  Castelli a Lamezia Terme è stata presentata da Massimo Cristiano, coordinatore regionale di Sud chiama Nord. Cristiano, dopo l'esperienza alle passate elezioni politiche con l'Italexit di Gianluigi Paragone, oggi ha scelto di stare in prima linea in una battaglia elettorale che vuole fare partire dal territorio lametino contro l'attuale amministrazione Mascaro.

Per i due esponenti politici l’Europa è la causa delle nuove povertà che potrebbero essere affrontate mettendo in discussione, dal basso, l’attuale assetto di un sistema giudicato antidemocratico. Prima Cristiano e poi la stessa Castelli hanno fatto leva su quella che a loro dire è l’inadeguatezza dell'Unione europea. Partendo addirittura dall'introduzione dell'euro che sarebbe stata la causa di tutto il malessere economico che attualmente sta attraversando il Paese.

Cristiano inoltre ha collegato la competizione per le europee a quella comunale lametina del prossimo anno. «Diamo uno schiaffo elettorale già da ora a questa amministrazione e al partito di Forza Italia che la sostiene». Allargando poi orizzonti e confini, Laura Castelli ha stigmatizzato questa Europa diventata addirittura «matrigna per i Paesi membri».

Gli argomenti, dalla sanità alle politiche sociali, passando per il sistema pensionistico, l'agricoltura, le nuove direttive sui mercati, la gestione delle spiagge e dei lidi, fino all’argomento più drammaticamente attuale, la guerra. «Siccome l'economia è ferma - ha detto Castelli - vogliono smuoverla con le guerre. È un momento che nessuno di noi pensava di dover vivere. E siccome siamo nella storia e sappiamo che per l'Europa è un momento cruciale noi vogliamo esserci».

Un discorso insomma completamente antisistema, caratteristica politica del movimento di Cateno De Luca. Stigmatizzata anche la presidente Meloni e la sua incapacità di dichiararsi antifascista, colpevole anche di continuare a stare in questo sistema Europeo che verticalizza, attraverso la competizione tra gli Stati membri, l'economia e la gestione delle risorse comunitarie.