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Ha messo i puntini sulle i Francesco Grandinetti, prima candidato alle primarie del centrosinistra e ora, da quanto emerso, in attesa di risposte prima di decidere quale sarà la sua prossima mossa. L’editore, nella sala consiliare dell’ex comune di Sambiase, durante un incontro destinato a presentare alcuni punti cardine del suo programma, ha colto alcuni interrogativi provenienti dal pubblico per svelare retroscena dell’attuale, a tratti illogica, campagna elettorale del centrosinistra, con particolare riferimento alla corsa per le primarie di questo sabato.
A partire da quando proprio durante uno dei suoi incontri elettorali vide i giornalisti allontanarsi frettolosamente visto che il Pd aveva appena convocato una conferenza stampa urgente. Era l’incontro in cui i democrat ufficializzarono la candidatura unica di Enzo Richichi. Peccato che, ha spiegato Grandinetti, gli fosse stata chiesta la disponibilità a ritirarsi dalle primarie qualora fosse stata trovata la quadratura del cerchio tra i primi cinque candidati del partito, poi improvvisamente messi alla porta.
“Non sono stati rispettati i patti – ha tuonato l’attuale presidente del consiglio comunale – e non è la prima volta. Hanno cercato di mettermi da parte perché non avevo la tessera del Pd ma si sono rifiutati di tesserarmi. Ho chiesto allora delle garanzie”.
Grandinetti sarebbe disposto a mettersi da parte solo se, ha raccontato, Richichi, il presidente del consiglio regionale Scalzo e il governatore Oliverio acconsentiranno a realizzare i punti nevralgici del suo programma: “per ora mantengo l’impegno a non candidarmi, ma dopo domenica, dopo l’esito delle primarie, valuterò diversi aspetti e deciderò”.
Rosario Piccioni - “Ignorando tutti i colloqui politici avvenuti nei giorni precedenti, proprio alla vigilia di Pasqua, il presidente del comitato organizzatore per le primarie, con un comportamento alla Ponzio Pilato, si è lavato le mani di fronte alla nostra richiesta formale di partecipare alle primarie in nome dell’unità della coalizione e del bene della città”. A dichiararlo è Rosario Piccioni, candidato di Lamezia Insieme, Sel e di Lista Città. “Un atto di prepotenza politica che rompe un’alleanza di governo che in 10 anni ha riscattato l’immagine di Lamezia in tutta Italia, scrivendo una pagina di buona politica e di buona amministrazione per la nostra città – ha continuato Piccioni - E’ inconcepibile che questa rottura avvenga nel Comune calabrese più grande in cui si andrà a votare il prossimo 31 maggio, con il rischio reale di riconsegnare Lamezia al centrodestra e far tornare la nostra città indietro di 10 anni, liquidando come nulla fosse un’esperienza di buona amministrazione guidata da Gianni Speranza della quale il Partito Democratico è stato, che lo ammetta o no, diretto protagonista. Una scelta scellerata e incomprensibile soprattutto alla luce di una situazione regionale che vede Sel nella maggioranza che sostiene la giunta regionale di Mario Oliverio e che, nei maggiori comuni calabresi, vede Sel in coalizione con il Partito Democratico alle prossime amministrative”.
“La scelta del Pd di tenerci fuori dalle primarie, dopo aver espresso pubblicamente la nostra intenzione di rientrare e aver formalmente avanzato richiesta tanto al comitato organizzatore quanto ai rappresentanti politici della coalizione, li ha stanati: non è Rosario Piccioni che vuole sfasciare la coalizione, ma è il Partito Democratico che con un atto grave di arroganza e prepotenza politica rischia di consegnare la città al centrodestra”
“Questo deve essere chiaro a tutti – conclude Piccioni - e soprattutto ai cittadini: se al ballottaggio arriveranno due candidati del centrodestra, è frutto di una chiara scelta del Partito Democratico”.