La consigliera regionale del Pd boccia l’informativa del presidente della Giunta in Consiglio regionale: «Non abbiamo capito qual è il suo Piano sanitario e i calabresi continuano a curarsi fuori regione». Tavernise (M5s): «Qui per una colonscopia ci vuole un anno»
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L’informativa del presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto sullo stato della sanità in Calabria ha aperto il dibattito in un Consiglio regionale che aspettava da tempo di discutere del tema dei temi. E dall’opposizione è arrivata qualche stilettata nei confronti del governatore.
Amalia Bruni è la prima a prendere la parola dopo l’intervento di Occhiuto sostanzialmente bocciandone l’operato: «Non abbiamo capito qual è il suo Piano Sanitario», dice Bruni che sottolinea come proprio Occhiuto sia il sesto commissario «ma è un primus inter pares perché i poteri che ha avuto lei non li ha avuti nessuno».
Sulla questione bilanci l’esponente dem parla di artifizi contabili - «ma sono dati che temiamo non corrispondenti alla realtà» - sottolineando che «non c’è alcun pregiudizio e non siamo interessati a screditare il suo operato. Noi continuiamo a spendere di mobilità passiva 304 milioni di euro, dato in aumento. È chiaro che la mobilità sanitaria può apparire come una scelta del cittadino, ma evidenzia una profonda diseguaglianza tra i cittadini stessi che pagano l’addizionale più alta perché commissariati».
Bruni si domanda anche a cosa è servito il “decreto Calabria” che ha fatto la fortuna di tante regioni - «Quanti ne abbiamo assunti noi?» - mettendo il carico in tema di gettonisti e medici cubani: «Ma lei presidente si è fatto operare da un medico privato in una struttura pubblica».
Dopo aver definito Azienda zero «un fallimento» tra i fallimenti che segna l’agonia anche del Dipartimento salute, Bruni ha attaccato sulla «privatizzazione strisciante non dichiarata che non può essere la soluzione ai problemi della sanità calabrese», tra cui spicca il Sistema dell’emergenza urgenza. «Il governo della sanità – ha concluso Bruni - ha bisogno di un progetto chiaro, definitivo, possibilmente compiuto, con parti sociali del territorio, e va costruito come un mosaico con tutte le tessere senza fare a meno di nessuno, perché ogni tessera è fondamentale».
Tavernise (M5s): «La Calabria non è il paese delle meraviglie»
Per Davide Tavernise quella di Occhiuto è stata una informativa equilibrata ed esprime apprezzamento per una esposizione non populista. «Quello che non ho sopportato in questi anni è la narrazione di una Calabria come il paese delle meraviglie» argomenta Tavernise che punta l’indice sulle liste di attesa - «ci rendiamo conto che per una visita specialistica, come una colonscopia, ci vuole un anno? – sulla mobilità passiva, sui posti letto che mancano, con particolare riferimento alle terapie intensive, ma anche sulla carenza di personale. Al proposito Tavernise ricorda di aver promosso l’operazione dei medici cubani, così come definisce decisiva l’accelerazione sugli ospedali, «ma non capisco perché non mi aiuta nella battaglia all’inidoneità dei medici imboscati. Ci ho messo due anni, con vari accessi agli atti, e ad oggi le Asp non hanno il numero di inidonei, e nonostante tutto sono arrivato a 1625 unità tra medici oss e infermieri».
Il dibattito sulla sanità in Calabria
Per Ernesto Alecci, che porta in aula esempi concreti di azioni diverse, per diverse realtà, che certificano calabresi di serie a e di serie b «non c’è un governo della macchina amministrativa. Abbiamo fatto tante proposte costruttive, che non hanno avuto buona sorte».
La disamina di Ferdinando Laghi prende le mosse dal passato, passando in rassegna le criticità strutturali la più grave delle quali è sicuramente la difficoltà di assumere per una sanità non percepita come efficiente e non in grado di risolvere i problemi dei calabresi. Ma Laghi non dimentica il fallimento dei tanti commissari chiamati a risollevare la nostra sanità.
La mancata realizzazione di ospedali e case della comunità completano un quadro a tinte fosche, terreno di perenne scontro tra partiti. Laghi definisce sorprendente ed originale l’iniziativa del reperimento dei medici cubani ma non tale da rappresentare il superamento della criticità in se stessa. Poi termina come ha iniziato, dibattendo sul numero e il perimetro delle Asp che meriterebbero – soprattutto a Reggio e Cosenza – una decisa rivisitazione. Non manca la critica ad Azienda zero che dovrebbe bandire concorsi su base regionale con urgenza, e soprattutto portarli a termine; infine fari accesi sulla necessaria riorganizzazione della sanità territoriale che deve divenire prioritaria.
Per Antonio Lo Schiavo l’utilità del dibattito si misurerà dal grido di allarme che levandosi dal Consiglio regionale arriverà al governo perché «la mancata speranza delle cure – ha argomentato tra le altre cose il notaio vibonese - porta tanti, troppi, giovani e anziani a curarsi fuori regione sacrificando sull’altare dei vari commissariamenti e del contenimento della spesa quella speranza dei calabresi».