VIDEO | Ospite della prima puntata del format andato in onda su LaC la capogruppo del Pd alla Camera. Ecco l'intervista (ASCOLTA L'AUDIO)
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Dalla dimensione privata al miracolo del Pd, poi l’agenda Draghi, le alleanze a sinistra, passando per la pandemia. Debora Serracchiani si racconta alle telecamere de LaCapitale, interrogata dal direttore Alessandro Russo, nel corso della prima puntata del nuovo format LaCapitale Vis a Vis andata in onda lunedi 10 gennaio alle 20.
Serracchiani parla del ritrovato equilibrio che le ha permesso di far pace con la politica che tanto aveva tolto alla sua dimensione privata e del ritrovato slancio del Pd, uscito trionfatore alle ultime elezioni quando la destra pareva pronta a prendersi tutto. La fine della politica urlata, secondo la Capogruppo del Pd alla Camera, nasce dall’esigenza di sicurezza degli italiani. Questi ultimi anni di pandemia hanno cambiato finanche le relazioni personali «e la politica di questi cambiamenti non può non tenere conto».
Sul sentimento di indifferenza che i cittadini nutrono nei confronti dei partiti non fa sconti: «Il fatto che una maggioranza così larga appoggi il Governo, fa sì che si creda che scegliere tra gli uni e gli altri, nella fase delle decisioni economiche, sia indifferente perché tanto c’è Draghi. Questo non accontenta il Pd e infatti stiamo facendo una battaglia per la centralità del parlamento». Servirà per attuare il Pnrr, per i rapporti con i corpi intermedi a cominciare dai sindacati.
Appoggiare l’agenda Draghi, ammette la deputata, se per altri è un problema per il Pd è naturale «perché in gran parte è la nostra» sebbene la sua semplificazione «non ci accontenti. Pretendiamo che ci siano spazi in più per la politica perché servirà domani a chi governerà il paese. Ci auguriamo un governo di centrosinistra perché ci sembra che l’Europa si stia spostando in questa direzione. Come qualcuno ha detto: da questa crisi si esce guardando a sinistra, perché è verso quelle istanze sociali che si deve guardare quando ci sono le tensioni che stiamo vivendo oggi».
Guardare a sinistra significa costruire un campo largo che non può non includere il M5s perché la sua evoluzione «non può non interessare tutta la politica. Noi intendiamo fare un campo largo con i cittadini: con i cittadini che hanno votato M5s» e anche con quelli che non sono andati a votare«quella grande massa dell’astensionismo che non può non essere un problema per tutti i partiti politici». «Dobbiamo avere l’ambizione di parlare alla maggior parte degli italiani- conclude Serracchiani- ma siamo anche consapevoli di non poter farlo da soli. Dobbiamo dialogare con tutti, anche con Renzi e Calenda. Ovviamente decidere da che parte stare sui grandi ideali e sui grandi valori costruirà il campo largo».
Non dimentica le donne, la deputata dem, e riserva un momento dell’intervista alle discriminazioni che non risparmiano le donne di potere «alle quali si richiede di avere talento mentre agli uomini non si guarda neanche al cv». E poi ddl Zan, suicidio assistito, eutanasia, battaglie radicali che vanno perseguite «con decisioni che non sono necessariamente legate al consenso. Bisogna prendere atto del fatto che non sempre il parlamento rappresenta a pieno la società». Il Pd è risultato il partito più votato dagli studenti e dai giovani e secondo la Capogruppo democratica questo potrebbe essere frutto proprio «delle scelte su questioni che per i giovani sono radicali e anche molto chiare: i diritti civili»
«La democrazia come i diritti - ammonisce Serracchiani- non vanno mai dati per scontati. Vanno protetti, tutelati, accompagnati, adattati anche ai tempi che si vivono e questi sono dei tempi sconosciuti». La deputata conclude con un commento sull’ascesa dei movimenti no vax: «Bisogna inventarsi una sorta di dialogo anche con chi la pensa molto diversamente da te», ma con le dovute cautele poiché «dentro c’è un po’ di tutto: c’è la destra organizzata, una parte della sinistra anarchica organizzata, ci sono complottidella più ampia natura e con quel mondo lì ci sono oggettivamente dei limiti di interlocuzione». Il dialogo va invece ricercato con quella fetta di popolazione che semplicemente ha paura di quello che sta succedendo.
L’invito è a vaccinarsi tutti «in modo solidale e comprensivo» senza escludere quelle popolazioni che tuttora non hanno avuto accesso all’immunizzazione: «Non basta vaccinarci noi se poi non vacciniamo il resto del mondo. Questa è una spinta che in parlamento è forte e che speriamo di portare anche ai governi europei».