Finisce in Parlamento la transazione “lacrime e sangue” che l’Asp di Cosenza ha siglato a favore della Bff Bank di Milano. Sull’accordo da 39 milioni di euro del dicembre scorso, i senatori del Pd Nicola Irto e Vincenza Rando hanno interrogato i ministri della Salute e dell’Economia, chiedendo verifiche, approfondimenti e determinazioni nel merito, alla luce delle gravi ricostruzioni dei fatti da parte della stampa, e alla luce anche dell’inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Milano, sul presunto utilizzo di documenti privi di effettiva esigibilità nell’ambito della transazione allora sottoscritta.

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Come si ricorderà, infatti, fra le fatture oggetto della transazione era finito anche un credito di oltre due milioni di cui era titolare il realtà l’Asp di Crotone. Sullo sfondo un vero e proprio scontro fra la direzione generale, che ha firmato la transazione, e l’ufficio legale dell’azienda che a più volte ripetuto, per iscritto, di essere stato coinvolto solo a”babbo morto” ovvero quando la transazione era stata già siglata. A testimonianza del fatto anche una serie di richieste successive della direzione aziendale di un accertamento sulle fatture finite nella transazione.

A complicare ancora di più la situazione ci sono poi le vicende legate alla Bff Bank, società quotata in Borsa, che sta attraversando un periodo turbolento dopo l’ispezione di Bankitalia che gli ha ordinato di sospendere i dividendi agli azionisti e di effettuare operazioni di ampliamento all’estero. Il tutto proprio legato all’effettiva esigibilità dei crediti acquisiti dalla banca e portati in bilancio. La società ha replicato ai rilievi di Bankitalia e negli ultimi mesi il titolo è tornato a viaggiare.

Restano dubbi, invece, sulla transazione cosentina da 39 milioni. «Se l’Asp di Cosenza deliberò una transazione sbagliata, deve anzitutto intervenire – precisa il senatore Irto – il commissario alla Sanità calabrese, Roberto Occhiuto, che, giova ricordare, ha il potere e il compito specifico di rimuovere, tra gli altri, i provvedimenti delle aziende sanitarie che siano di ostacolo alla piena attuazione del piano di rientro».

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«Sono troppe – rammenta Irto – le anomalie di quella vicenda. Con quei 39 milioni pattuiti, in teoria si potrebbero assumere i tanti medici che mancano nel territorio cosentino, si potrebbe velocizzare lo scorrimento delle liste di attesa e potrebbero essere ridotti i tempi per esami e visite nelle strutture pubbliche, che in alcuni casi sono biblici. Ci auguriamo, pertanto, che il governo stavolta non faccia orecchio da mercante e che – conclude lo stesso senatore, segretario del Partito democratico della Calabria – il commissario alla Sanità calabrese si attivi subito, dica una parola di verità e provveda al più presto sulla base delle carte».