Nel centrodestra è difficile immaginare una rottura tra la Meloni e il resto del centrodestra, al punto da ipotizzare, come conseguenza, una corsa in solitaria di Fdi alla presidenza della Regione Calabria, guidata dalla parlamentare Wanda Ferro. La storia del centrodestra è stata caratterizzata più da momenti di grande unità che da frammentazioni continue come quelle predilette dal centrosinistra. Lo stesso blocco elettorale del centrodestra, infatti, è congegnato, culturalmente, per approcci unitari in chiave antisinistra, piuttosto che, divisioni finalizzate a favorire gli avversari. Nel corso degli ultimi 30 anni, i momenti di divisione tra le forze che compongono il centrodestra italiano sono state molto rare. C’è da dire, che il cemento unitario è stato rappresentato dal berlusconismo e della sua capacità di mettere tutti d’accordo intorno ad un tavolo ad Arcore.

"Rotture" storiche

Quando questo cemento è venuto meno, per esempio, le elezioni politiche del 1996, nelle quali si manifestò la rottura tra Bossi e Berlusconi, che determinò la vittoria di Prodi, grazie ad una corsa in solitaria della lega, l’elettorato di centrodestra ha punito i partiti magari astenendosi dal voto. La lite tra Berlusconi e Fini, 10 anni fa, sostanzialmente, fu l’ultima in ordine temporale e, comunque, non portò molta fortuna all’ex presidente della Camera, il quale sostanzialmente qualche tempo dopo uscì definitivamente di scena.  

Pace saltata

La rottura di questi giorni, avvenuta formalmente sulle nomine Rai, non è comunque una cosa leggera. La tensione tra la Meloni e Salvini e Berlusconi cova ormai da tempo. La «pace» è saltata, FdI ha perso il rappresentante nel consiglio di amministrazione della televisione pubblica, e dunque, tutto può essere rimesso in discussione. Le prime reazioni non sono solo dichiarazioni al vetriolo, ma anche un paio di ceffoni assestati per ora solo a Forza Italia. Il primo ceffone è quello di aver messo in discussione la candidatura di Roberto Occhiuto come presidente della Regione Calabria. Il candidato forzista non è uno qualsiasi, è stato indicato direttamente da Silvio Berlusconi ed è il capogruppo degli azzurri a Montecitorio. Il secondo ceffone, è stato quello di aver soffiato il vice capogruppo a palazzo Madama alle truppe berlusconiane. Non uno qualsiasi, neanche lui, ma un azzurro della prima ora, in FI dal 1996, Lucio Malan. L’ormai ex vice capogruppo che dopo 25 anni, lascia Forza Italia per approdare direttamente nel gruppo di Fratelli d’Italia al Senato. Uno sgarbo pesante quello della leader di FdI, la quale conferma che stavolta la rottura è seria. L’on. Licia Ronzulli dello stato maggiore berlusconiano e madrina del senatore azzurro vibonese Peppe Mangialavori, prova a mettere le mani avanti e difende la candidatura azzurra della Calabria: «Gli accordi politici non cambiano i principi per la scelta dei candidati. Fratelli d’Italia al tavolo nazionale aveva espresso il suo parere positivo sulla candidatura di Occhiuto che, con sondaggi alla mano, risultava essere il miglior candidato possibile».

Il ruolo dei mediatori

In queste ore, dunque, pontieri e pompieri del centrodestra sono in azione per sedare la rissa prima che si trasformi in guerra senza esclusioni di colpi.

Appare chiaro che a dover pagare dazio in qualche modo, secondo le intenzioni dello stato maggiore di Fratelli d’Italia, dovrà essere Matteo Salvini, ritenuto il protagonista dell’agguato sulle nomine Rai. E, infatti, è proprio il leader della Lega che tenta di svincolarsi dalla caccia al “cinghiale bianco” aperta dalla Meloni con una battuta velenosa: «Una nomina non può mandare in crisi il futuro di una coalizione». Una battuta che Giorgia, rispedisce al mittente, rincarando la dose: «Credo nel centro destra, ma quello che voglio capire è se ci credono anche gli altri, perché sono accadute troppe cose che mi fanno temere». «Noi continuiamo a lavorare per la compattezza del centrodestra», e su Roberto Occhiuto aggiunge: «Se le regole sono saltate, va fatta una valutazione su quale sia il candidato più competitivo. Su questo stiamo discutendo al nostro interno».

E da quello che siamo riusciti a sapere, la discussione interna al partito della Meloni, sulla Calabria, non farà sconti. Unica condizione per salvare Occhiuto: mettere in discussione il tandem del candidato azzurro con la Lega.   Autorevoli fonti interne a Fratelli d’Italia, infatti, ci riferiscono che il maggior partito della destra italiana, in Calabria, punti dritto al posto Nino Spirlì. “Il minimo sindacale”, sostiene la nostra fonte, per sanare lo sgarbo subito innanzitutto dalla Lega rispetto alla vicenda delle nomine nel CdA della Rai. A questo punto, nelle prossime ore, sapremo se la Lega di Salvini sarà disposta a pagare il prezzo del “dazio” imposto dalla Meloni e, sacrificare, sull’altare dell’unità, l’attuale presidente FF.

Pa.Mo.