Il segretario regionale del Pd rivendica l’azione politica del partito («mai parlato così tanto di programmi») e boccia il governo: «Pensa soltanto al Ponte, ha cancellato Alta velocità e statale 106»
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«La manovra di bilancio a Palazzo Madama la voteremo in aula tra il 27 e il 28 dicembre. È una manovra che purtroppo anche in Senato sarà totalmente ingessata, le poche modifiche che si sono potute fare si son fatte solamente alla Camera dalla quale la legge di bilancio parte, per via dell’alternanza tra i due rami del Parlamento. Noi abbiamo detto manovra di galleggiamento, perché è una manovra che per poter provare a chiudere i conti ha chiesto un prestito alle banche senza chiedere una tassazione alle banche. Una manovra che taglia oltre 7 miliardi agli enti locali che vorrà dire meno investimenti sulle scuole comunali, sulla manutenzione stradale, sugli asili nido e sui servizi sociali. Sono misure impattanti i cui effetti negativi si vedranno nei prossimi anni, per non parlare della devastazione del taglio dei pochi bonus che erano rimasti. Penso al bonus ristrutturazione, al bonus riqualificazione energetica che davano un pò di respiro non solo alle imprese, ma anche ai cittadini, per dare la possibilità loro di poter rinnovare casa e di poter sistemarla dal punto di vista della riqualificazione ambientale. Ma sono totalmente spariti anche gli investimenti sul Mezzogiorno e sulla Zes. Tutto questo provando a concentrare le poche risorse che c'erano sul tema Ponte sullo Stretto, quindi sparisce l’Alta velocità, spariscono gli investimenti sulla Ss106, la strada della morte. Insomma da questo punto di vista la legge di Bilancio è totalmente carente di investimenti veri, nuovi, forti e importanti sul Mezzogiorno e sulla Calabria».
Così il senatore e segretario regionale del Partito democratico Nicola Irto ha commentato la legge di Bilancio. Lo ha fatto all’interno di un nuovo spazio che come redazione de ilreggino.it ci stiamo ritagliando nel variegato mondo dei social attraverso un nuovo format dal titolo “A tu per tu”, in cui ospiteremo, proponendolo ai nostri lettori, personaggi noti e meno noti impegnati in vari campi. Spazieremo dalla politica, alla sanità, dal sociale allo spettacolo, senza dimenticare l’opinione dei cittadini che per certi versi deve rappresentare la bussola per chi siede nelle stanze dei bottoni.
Tra gli argomenti trattati oltre la Legge di Bilancio, l’autonomia e il Ponte, anche lo stato di salute del Partito democratico calabrese, i sindaci che si propongono quale alternativa al ricandidato presidente della Regione Roberto Occhiuto, ma anche la polemica, innescata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, sull’ultima classifica sulla qualità della vita de “IlSole24Ore”.
Segretario, qual è lo stato di salute del Partito democratico, secondo lei ha risposto alla “ri-generazione” lanciata con la sua elezione nel 2022? Due anni sono sufficienti per un primo bilancio
«Se dovessi valutare rispetto alle scadenze elettorali, devo dire che in Calabria abbiamo avuto degli ottimi risultati. Abbiamo rivinto Reggio, abbiamo vinto Cosenza, abbiamo vinto Catanzaro, e abbiamo vinto dopo più di 20 anni Vibo, a guida Partito Democratico. Insomma siamo riusciti anche a queste latitudini dove eravamo abituati a ben altre performance, ad avere dei grandi risultati alle amministrative. Per non parlare anche di altri comuni sopra i 15mila abitanti in cui abbiamo ottenuto grandi risultati. Ma soprattutto siamo riusciti a livello regionale a tirare fuori anche un pezzo di classe dirigente nuova che riesca a discutere dei temi, e questo è un tema sul quale io insisto molto: mai era venuta un'iniziativa politica di programma come avvenuto in questi ultimi due anni per noi. Penso alla Conferenza programmatica di Soveria Mannelli, penso alla riapertura molto imponente delle nostre feste, dei dibattiti in tutta la regione, penso agli Stati Generali della Montagna che abbiamo fatto sul Pollino che è stato un evento nazionale. Ecco, la Calabria almeno per il Partito Democratico, è tornata a essere un po' centrale rispetto ai temi con uno sguardo nazionale. In qualche misura abbiamo detto, proviamo anche dall'opposizione a dire che la Calabria torna a parlare a livello nazionale. Perché se dovessi guardare anche alle ultime elezioni europee, abbiamo visto un governo Nazionale che quasi quasi si è vergognato di venire in Calabria, a parte qualche apparizione, ma senza parlare di nulla di concreto perché loro hanno effettivamente delle debolezze sul tema infrastrutturale, su cui non c'è un impegno, cioè l'imbroglio del Ponte sullo Stretto, non ci sono iniziative di sistema e penso all'uscita del commissariamento di questa Regione dalla sanità. Noi abbiamo provato a dire rimettiamo al centro i temi, discutiamo, chiamiamo le forze sane, le forze imprenditoriali, le forze sociali, a venire a discutere con noi così come abbiamo fatto e proviamo a lavorare, pezzetto dopo pezzetto, ad un programma politico».
Giudizio dunque positivo il suo…
«A questa latitudine il Pd queste cose non le ha mai fatte. Abbiamo risolto i problemi? Assolutamente no. C’è un grandissimo e imponente lavoro da fare, soprattutto c'è da tornare protagonisti su alcuni territori con l'iniziativa politica, ma sono convinto che se si mette a sistema e a rete questa attività che dicevo prima con il patrimonio amministrativo, perché abbiamo un numero enorme di amministratori locali che per noi rappresentano un'energia locale molto forte, possiamo disegnare un Partito Democratico e una Calabria diverse e migliori per il futuro».
Dopo l’annuncio della ricandidatura del presidente della Regione Roberto Occhiuto, anche nel centrosinistra si è cominciato a muovere qualcosa, con una serie di sindaci che hanno dato la loro disponibilità ad impegnarsi, da Stasi a Falcomatà passando da Fiorita e non ultimo Caruso. Come giudica questa vivacità?
«Intanto è una vivacità sicuramente positiva che noi abbiamo e altri non hanno. Significa anche che abbiamo amministratori che sono stati eletti nelle urne, non nominati, non cooptati, ma che hanno vinto le elezioni, governano, si sporcano le mani e i piedi ogni giorno per governare le difficoltà che le amministrazioni vivono in tutta Italia, figuriamoci in Calabria. Non credo, invece, serva il tema del partito dei sindaci, serve la costruzione di un'alternativa vera e profonda alla destra, e che ci sia un protagonismo dei sindaci credo che sia una cosa utile e giusta, e il loro impegno sarà un impegno utile alla battaglia che noi avremmo per le regionali e anche le politiche successive. Insomma un partito, una coalizione, un'alternativa a questo tipo di destra che è una destra populista che, anche sul piano nazionale, si contrasta con un collettivo ampio. Non si può contrastare solo con i dirigenti di partito, con i parlamentari, con i sindaci, con i consiglieri regionali, tutti vanno messi a reddito. Quindi i sindaci, il loro impegno, l'essere anche loro un pezzo del cammino importante per le battaglie che avremmo davanti, rappresentano un patrimonio politico forte che noi vogliamo non solo mantenere, ma rilanciare e “usare” in senso positivo»
Certamente non è il momento di fare nomi, ma la scelta del partito, che vuole essere una scelta territoriale, è indirizzata in quel mondo lì?
«Questo lo vedremo perché è totalmente prematuro parlare di nomi, anche in considerazione del fatto che noi siamo impegnati anche su un altro aspetto in Calabria che è quello della costruzione di una coalizione che con fatica siamo riusciti a mettere assieme nei capoluoghi di provincia, praticamente tutti, dove si è votato e si è vinto. Quindi noi siamo impegnati intanto a mettere quotidianamente assieme la coalizione di centrosinistra, continuiamo a farlo, e abbiamo un orizzonte comune sulle regionali. Ecco perché oggi parlare di nomi sarebbe anche scorretto, non solo per il Partito Democratico ma per tutte le forze politiche e anche per i cittadini, perché a più di due anni dalle elezioni sarebbe solamente un gioco per addetti ai lavori. Alla Calabria invece serve un progetto complessivo, capire cosa si può fare per il futuro di questa regione, e capire quale squadra, quale coalizione, quali forze alternative alla destra vogliono davvero mettersi assieme per creare un progetto e un programma politico alternativo, e poi di trovare assieme la sintesi su chi può al meglio rappresentare tutto questo».
Pensa che La svolta dei cinquestelle con Conte offra nuove opportunità di campo largo o comunque lo si voglia chiamare, considerando anche l’ultima uscita di Tridico che ha rivendicato il candidato alla presidenza della regione per il Movimento?
«Noi guardiamo l’evoluzione dei cinquestelle in senso favorevole, non entriamo nel merito del dibattito interno loro, è chiaro che c'è un'evoluzione di un processo secondo il quale Conte, che oggi ha anche la forza degli iscritti, dovrà dare una dimensione a quel movimento e io oggi non leggo le dichiarazioni, nazionali, in maniera preoccupata perché oggi quel movimento sta vivendo anche un travaglio con l'uscita del garante. Credo invece che la prospettiva sia quella che è avvenuta qualche settimana fa, perché nel pieno della discussione interna del Movimento 5 stelle, noi abbiamo rivinto benissimo in Emilia Romagna e abbiamo conquistato l'Umbria. Abbiamo vinto assieme con una coalizione larga, in cui ci sta il Pd e tantissimi altri. Quindi io penso che quella è la traccia di lavoro e io auspico che questa evoluzione nel Movimento 5 Stelle aiuterà ancora di più un percorso di costruzione di una coalizione larga, più larga possibile, per poter vincere la destra».