Tutti diversi, eppure tutti simili. Nelle ultime 24 ore, dopo che si è diffusa la notizia dell’emendamento al decreto sanità che, una volta convertito in legge, consentirà nuove assunzioni nella disastrata Sanità calabrese, si è scatenata una ridda di reazioni politiche con un solo denominatore comune: attribuirsene il merito. Che si appartenga alla maggioranza o all’opposizione parlamentare poco importa. Ciò che conta è mettere la bandierina su una decisione condivisa da tutti i partiti politici, perché ispirata da un’ovvietà: senza medici e infermieri la sanità calabrese, come qualunque altra nel mondo, può anche appendere il cartello “Chiuso per mancanza di personale” e andare a casa.
Il blocco del turnover, cioè l’impossibilità di sostituire chi va via, aveva un obiettivo di risanamento economico, sulla base del principio che se sei in dissesto non ti puoi permettere altre spese. Ma la tutela della salute pubblica - è questo il concetto che finalmente si sta affermando - non può essere affrontata con criteri squisitamente contabili, e non c’è piano di rientro dal debito che tenga di fronte a livelli essenziali di assistenza indegni di un Paese europeo. La soluzione, dunque, era obbligata anche se non scontata, visto che sinora a questa banale conclusione non si era ancora giunti, tanto che si è dovuto emendare un decreto, quello sulla Sanità varato dal Consiglio dei ministri proprio durante la recente trasferta calabrese, che sicuramente era già stato lungamente vagliato.
È dunque comprensibile la risonanza che la notizia ha avuto e come sia stata accolta favorevolmente dall’opinione pubblica. Meno comprensibile è questa patetica corsa alla primogenitura.

 

La "mamma" della norma

Ha cominciato la deputata Pd Enza Bruno Bossio, che fa parte della Commissione affari sociali della Camera, dove il testo di legge è in discussione. L’esponente democrat, per nulla distratta dall’inchiesta nella quale si trova coinvolta insieme al marito Nicola Adamo, ha rivendicato come una vittoria delle opposizioni lo sblocco delle assunzioni: «Abbiamo presentato una molteplicità di emendamenti per tentare di orientare quanto più possibile la finalità del provvedimento verso il rispetto e la garanzia del diritto alla cura della salute del cittadino e sottrarla alla bramosia di potere del movimento 5stelle». A dire il vero, fa un certo effetto sentir parlare di “bramosia di potere” una parlamentare che è l’icona stessa del potere politico e familiare in Calabria, sotto inchiesta con il consorte, ex consigliere regionale considerato dai magistrati il governatore ombra della Regione, per corruzione aggravata in atti contrari ai doveri d’ufficio, proprio perché avrebbe esercitato pressioni per danneggiare un avversario politico. Ma tant’è: Bruno Bossio ritiene di poter ostentare il merito di aver sbloccato le assunzioni nella sanità calabrese, tacciando gli altri di bramosia di potere.

 

I 92 comunicati di Siclari

Più ingenuo, ma altrettanto sovrastimato nei meriti, sembra l’autocompiacimento di Marco Siclari, giovane senatore azzurro di Reggio che non ci ha pensato due volte a definire lo sblocco delle assunzioni «un risultato storico targato Forza Italia». «È un risultato importante – ha affermato nell’immancabile nota stampa - ottenuto dopo mesi di continue denunce che hanno portato il Governo a dover necessariamente affrontare di petto l’emergenza sanitaria in Calabria». Ora, credere che Palazzo Chigi sia capitolato di fronte alle sue “continue denunce”, strappa un sorriso. Ma Siclari accredita il suo merito con numeri da far tremare le vene ai polsi: «Per convincere il Governo dell’emergenza sanitaria in Calabria - spiega - ho prodotto 92 comunicati stampa, 20 interrogazioni, 11 interventi in aula». Novantadue, dicasi 92, comunicati stampa. Li avrà presi per sfinimento.

 

Wanda Ferro, la presidentissima

Più sobria la deputata Wanda Ferro di Fratelli d’Italia, candidata in pectore del suo partito per la presidenza della Regione. «Lo sblocco del turnover è merito innanzitutto delle opposizioni - dice con spirito di squadra, forse ammiccando proprio alla sospirata candidatura e mostrando di essere un potenziale governatore “di tutti” -. Bisogna rendere atto alla maggioranza di non essersi incaponita, questa volta, su una norma che avrebbe avuto effetti devastanti per la sanità calabrese. È una vittoria della buona politica». Insomma: rassicurante, posata, presidentissima.

 

La Lega se ne frega

Passiamo alla maggioranza. La Lega è stata per quasi tutto il tempo alla finestra storcendo il naso finché ha deciso per la non belligeranza, giusto per non gettare altra benzina sul fuoco dei dissidi interni al governo gialloverde. Così, sull’emendamento si è astenuta senza votare contro, a patto però che il suo potere normativo fosse esteso a tutte le Regioni alle prese con un piano di rientro, non solo la Calabria. Più contenuta, dunque, la sua reazione di giubilo, affidata ad una nota stampa complessiva e impersonale: «Esprimiamo grande soddisfazione per lo sblocco del turnover sulle assunzioni in sanità voluto dalla Lega per tutte le regioni».

 

I Cinquestelle scoprono la realpolitik

Poi ci sono i Cinquestelle. L’emendamento tanto incensato è stato presentato, infatti, dalla parlamentare tropeana Dalila Nesci, relatrice del decreto sanità in Commissione. È lei, se proprio si vuole attribuire una sorta di genitorialità alla norma, ad essere la prima firmataria, ma solo perché questa volta i Cinquestelle hanno optato per il buonsenso, senza incaponirsi, come spesso fanno, sui principi a tutti i costi. Lo sblocco delle assunzioni, e dunque una maggiore spesa nonostante il debito monstre della sanità calabrese, è stata una bella prova di realpolitik per il M5s, a dimostrazione che governare è molto diverso dal parlare e basta. Ma ora che il dado è tratto, Nesci perde i freni inibitori e dichiara: «Non nascondo la soddisfazione nell’essere riuscita, insieme ai miei colleghi in commissione, a rimuovere il blocco del turnover in Sanità». Ecco qua, basta un niente per assomigliare alla Bruno Bossio.

 

Grazie Mario

Infine, poteva mai mancare il presidente della Regione Mario Oliverio? Non parla direttamente, ma lo fa attraverso il suo luogotenente sulla Sanità, quel Franco Pacenza, delegato della giunta al settore, che si presta senza alcun imbarazzo a dar voce alle rivendicazioni di paternità del governatore, che - dice il delegato ad un convegno a Catanzaro - «era assillato dal rischio del blocco delle assunzioni». «Il presidente Oliverio – fa sapere - si è raccordato costantemente con vari gruppi parlamentari per un emendamento che scongiurasse il blocco». Grazie Mario.


Enrico De Girolamo