È noto che il sistema idrico e dei rifiuti in Calabria non funzioni. Non gira sia da un punto di vista operativo, ma soprattutto sotto l’aspetto finanziario. Il perchè è abbastanza semplice se consideriamo ad esempio il comparto idrico. I Comuni acquistano l'acqua all’ingrosso da Sorical e poi la rivendono ai cittadini. Ma siccome le reti calabresi hanno percentuali altissime di dispersione d’acqua e l’evasione a queste latitudini ha il suo peso, i conti, fatalmente, non tornano. Stesso discorso può farsi con i rifiuti. I Comuni spingono molto sulla raccolta differenziata ma siccome c’è assoluta carenza di impianti pubblici, alla fine le tariffe non riescono ad abbassarsi perchè il ricorso alla discarica resta inevitabile. Non si tratta certamente di un problema nuovo, basti pensare che Mario Oliverio non riuscì a chiudere il suo ultimo bilancio proprio per un buco di circa 350 milioni di euro relativo a crediti che la Regione vantava dai Comuni per idrico e rifiuti.

Il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, ha subito intuito che mettere a regime il sistema significa risolvere uno dei più grossi problemi della Calabria. Per questo, insediatosi il 4 novembre 2021, ha voluto legiferare in materia e, con una certa fretta, ha emanato la legge regionale del 20 aprile 2022 n.10. La norma istituisce l’Arrical, “Autorità Rifiuti e Risorse Idriche Calabria” che dovrà condurre ad unità la gestione dei due settori. L’agenzia secondo le intenzioni del legislatore si fondava su due pilastri. Per l’idrico su Sorical, che è stata totalmente pubblicizzata e dovrà diventare il gestore unico del ciclo idrico, quindi si dovrà sostituire ai sindaci non solo nella distribuzione dell’acqua nei rubinetti delle case dei calabresi, ma anche della riscossione dei relativi ruoli. A tacere di tutta la parte della depurazione sulla quale non si capisce bene come si sta muovendo Sorical.

L’altro asse portante della legge, questa volta sul fronte dei rifiuti, è l’ammodernamento e il raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. Alla prima manifestazione d’interesse sull’impianto ha partecipato una sola offerta ritenuta però dalla commissione non adeguata. Per questo la Regione nei giorni scorsi ha emanato un altro avviso che inesorabilmente allungherà i tempi.

Ma rifiuti e idrico per legge sono settori di competenza dei sindaci. Per questo all’Arrical, che spazza via le Ato e l’Aic, devono aderire i 404 comuni calabresi che poi devono eleggere il parlamentino di 40 sindaci (i comuni capoluogo ne fanno parte di diritto) che rappresenterà la governance dell’agenzia. Insieme al direttore tecnico che invece è di diretta nomina del presidente della Regione. La legge indica anche un termine entro il quale le varie amministrazioni comunali devono aderire all’agenzia con uno schema di delibera già preconfezionato dalla Cittadella. Il termine è entro il prossimo primo gennaio, data entro cui la nuova struttura dovrà diventare operativa.

Il problema è che i sindaci hanno più di un dubbio su questa vicenda come dimostra l’assemblea che si è tenuta nei giorni scorsi a Rende su richiesta del sindaco di Cariati, Filomena Greco e numerosi altri colleghi. La Greco è in scadenza di mandato, ma dice «non voglio lasciare al mio successore qualcosa che non conosco. Tutti siamo consapevoli della necessità di riformare il sistema, ma io devo spiegare ai miei consiglieri cosa vanno ad approvare. Qui siamo stanchi di questo problema. Non può accadere che se piove a Savelli, Cariati resta tre giorni senza acqua. Siamo stanchi di far pagare la Tari ai cittadini mentre abbiamo la spazzatura per strada perchè nella fascia dell’alto Jonio abbiamo seri problemi di conferimento». Insomma l’utilità di una riforma del sistema è condivisa da tutti i sindaci. Ma i dubbi restano sulle modalità operative.

Il vicesindaco di Cosenza, Maria Pia Funaro, solleva il problema politico dello scarso coinvolgimento dei sindaci in tutta questa operazione così come la nomina del direttore tecnico, di diretta emanazione del presidente, che svuota di senso il ruolo dei primi cittadini.

Ma questo è l’aspetto politico. Quello che preoccupa maggiormente i sindaci, dicevamo, sono i dettagli operativi, soprattutto nella fase di transizione. Cosa succederà dal primo gennaio in poi? Se si rompe una tubatura chi interviene? I comuni calabresi hanno differenti livelli di raccolta differenziata c’è chi supera il 70%, ma ci sono anche altri che non arrivano al 40. Come si calcolerà la Tari? Verrà fatta una media?

Ancora più complesso, poi, è il problema finanziario. Se la riscossione sull’idrico passa a Sorical quando tempo ci vorrà per l’acquisizione di tutti i ruoli? Cosa succederà con i cittadini morosi e in particolare con quelli che hanno deciso di rateizzare i pagamenti? A chi andranno i soldi? Gli incassi di idrico e rifiuti devono essere inseriti dai sindaci nei bilanci di previsione? Se un sindaco ha acceso un mutuo per realizzare un nuovo serbatoio o una pompa di sollevamento, chi pagherà le rate del mutuo se gli asset dovranno passare ad Arrical? Ma la domanda principale, sia pure taciuta, è: senza la riscossione di idrico e rifiuti cosa resta ai comuni come massa manovrabile in bilancio?

Interrogativi di non poco conto che non fanno affatto stare tranquilli i primi cittadini. La riunione di Rende si è conclusa con un ulteriore dilatazione dei tempi. La Regione aveva scritto ai sindaci di aderire entro il 9 gennaio, ma adesso il termine è stato posticipato. Il commissario dell’agenzia, Bruno Gualtieri, durante l’assemblea alla quale ha partecipato anche il Capo Gabinetto di Occhiuto, Luciano Vigna, ha chiesto quasi un atto fideistico ai sindaci. «La legge ormai è stata approvata - ha detto - per cui prima aderite prima usciamo da questa fase straordinaria di commissariamento. Una volta eletti gli organi effettivi si penserà a tutto il resto».

Una tesi che alcuni sindaci come quello di Villapiana, Paolo Montalti, hanno preso per buona. Ad altri però non ha convinto appieno perchè vorrebbero evitare un salto nel buio. Per questo hanno chiesto un supplemento di riflessione e un nuovo incontro con la Regione che avverrà ad horas. «La sensazione - dice la Funaro- è che sia mancata la leale collaborazione fra Regione e Comuni ai quali si chiede oggi di aderire ad un qualcosa che è stato già confezionato». I tempi richiederebbero velocità, ma la prudenza suggerisce di frenare.