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Quasi tutti con Renzi gli iscritti del primo circolo Pd di Cosenza. Nella sala Coni si è svolto il congresso del Partito Democratico con la partecipazione del segretario regionale Ernesto Magorno, della deputata Enza Bruno Bossio, del segretario provinciale Luigi Guglielmelli del segretario del circolo Gabriele Petrone. A presiedere l’assemblea è stato chiamato Franco Ambrogio.
La mozione a favore di Renzi è stata introdotta dallo stesso Petrone, in sostituzione dell’assente Damiano Covelli. Sulla candidatura del ministro Orlando ha parlato Enzo Damiano, per Emiliano è arrivato il contributo di Marco Ambrogio, passato negli ultimi giorni da renziano della prima ora a sostenitore delle posizioni espresse dal governatore della Puglia.
Il primo circolo è anche il più ampio della città. Raccoglie gli iscritti del centro storico e delle frazioni. Su 470 aventi diritto hanno votato in 390. Renzi ha raccolto 348 preferenze, 28 sono andate alla mozione di Emiliano, 13 a quella di Orlando. Operazioni completate anche nel circolo 3, dove la mozione Renzi ha ottenuto 158 voti su 169. Orlando ha incassato otto preferenze. Nessuna invece è andata ad Emiliano.
«Renzi ha rassegnato le dimissioni sia da Presidente del Consiglio, sia da segretario del Partito Democratico – commenta la deputata Enza Bruno Bossio – in maniera tale da poter avviare un nuovo processo di legittimazione democratica. Ha deciso di dimettersi proprio perché nessuno potesse dire che la sconfitta referendaria fosse stata acqua fresca. La sconfitta nel referendum è stato un episodio negativo, ma dagli episodi negativi si riparte, cercando la legittimazione popolare nei congressi dei circoli, nelle primarie e, spero entro breve tempo, nelle elezioni politiche».
Secondo Ernesto Magorno, segretario regionale del partito, la scissione non ha indebolito il Pd: «C’è tanta gente pronta a votare un partito unito sui contenuti, sull’azione di governo, sull’azione politica. Penso che l’effetto della scissione ha prodotto paradossalmente un Pd più unito e dunque rafforzato».
Salvatore Bruno