Due i quesiti che in caso di vittoria dei Sì potrebbero aprire la strada alla definitiva trasformazione del Movimento e alla sua stabile collocazione nel campo progressista
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Dalle 12 di oggi e per le prossime 24 ore gli iscritti alla piattaforma Rousseau potranno votare in risposta a due quesiti già pubblicati sul Blog delle Stelle: “Sei d’accordo a impegnare il Capo Politico ed il Comitato di Garanzia a modificare il cosiddetto mandato zero, escludendo dal conteggio del limite dei 2 mandati elettivi, un mandato da consigliere comunale, municipale e/o Presidente di Municipio?'; 'Sei d’accordo con la proposta del Capo Politico di valutare, sentito il Comitato di Garanzia, la possibilità di alleanze per le elezioni amministrative, oltre che con liste civiche, anche con i partiti tradizionali?”.
Maetamorfosi in atto
Dietro a queste domande si cela una questione di assoluta sostanza: la metamorfosi politica di un movimento nato anti-sistema e divenuto, in pochi anni, un partito di governo, tra l’altro, di coalizione, assieme a quei partiti politici un tempo osteggiati con furore.
Abbandonata, quindi, ormai da tempo l’ideologia di un monocolore a tutti i costi e dell’opposizione dura e pura, il M5S è diventato sistema, con suoi rappresentanti eletti o nominati in ogni istituzione democratica del paese (dal Parlamento, al Governo, al Csm, alle grandi società pubbliche).
Per farlo si è dovuto scrostare di tutta una serie di dogmi del passato. Da ultima, la regola del limite di due mandati elettivi per non diventare “professionisti della politica” e rimanere “cittadini entrati istituzioni”. Una regola tanto cara sia al fondatore del M5S Gianroberto Casaleggio che al figlio Davide, che si è trovato a difenderla in più di un’occasione. «Il limite massimo dei due mandati non è modificabile, abbiamo sempre detto che la politica non è un mestiere», diceva nel 2018 Davide Casaleggio in una intervista a Le Monde.
Una ricerca di Open Polis, invece, ha sottolineato come l’eliminazione della regola dei due mandati potrebbe aiutare il M5S a formare una nuova classe dirigente. Insomma, non professionisti della politica, ma dirigenti di partito, come da vecchia scuola Pci.
Il dogma dei due mandati vacilla da tempo
Una prima ‘mitigazione’ del dogma dei due mandati ci fu nel luglio 2019 quando Luigi Di Maio, allora capo politico, annunciò il ‘mandato zero’, ossia «un mandato, il primo, che non si conta nella regola dei due mandati, cioè un mandato che non vale» per valorizzare l’esperienza dei consiglieri comunali e dei consiglieri di municipio che si candidassero a ricoprire, successivamente, altre cariche. Ora, invece, la norma proposta consentirebbe anche alle sindache di Torino e Roma, Chiara Appendino e Virginia Raggi, di ricandidarsi nella stessa carica da prime cittadine, anche se in precedenza avevan svolto anche il mandato da consigliere comunali.
Un’occasione che ha mandato in fibrillazione gli ortodossi, già da mesi la capogruppo M5S in Regione Lazio Roberta Lombardi parla di “norma ad personam”, ma sono molti gli iscritti al club dei “terzomandatisti” che bramano a tutti i costi un altro giro di giostra in Parlamento.
L'ipotesi Casaleggio: terzo mandato solo sul territorio
L’ipotesi più gradita a Casaleggio, per ora, sarebbe, invece, quella di prevedere (nell’imminente futuro) una deroga al secondo mandato come richiesto dalle decine di parlamentari eletti per la prima volta nel 2013, ma di fare il terzo mandato sul territorio, nelle istituzioni locali o regionali (sulla base del ragionamento che dopo due mandati parlamentari devi raccogliere i frutti del tuo lavoro nazionale e portarli ‘a casa’).
Dalila Nesci sogna ancora la Regione
Un’occasione ghiotta per Dalila Nesci, uscita dal periodo del ‘disimpegno’ alle elezioni regionali e di forte critica ai vertici del Movimento, che ieri ha twittato: «Superare i due mandati deve essere una scelta sistemica per evoluzione del M5S a organizzazione democratica politica. Quando ho proposto mia candidatura a presidenza Regione Calabria, era prematuro forse. Ora si può! #Avanti».
Nicola Morra contrario: «Non ho problemi a tornare a casa»
Insomma, mentre Nesci opziona già per il futuro la candidatura alla presidenza della Regione Calabria, Nicola Morra da sempre si dice contrario al terzo mandato: «Io personalmente penso che la cosa migliore sia rimanere ancorati alla regola dei due mandati... io non ho problemi a tornare a casa. Si può continuare a far politica nella propria città. Dopo sei anni di questa vita non sarà facile tornare ai libri, agli studenti, ai colleghi. Non sarà semplicissimo. Purtuttavia quella è la strada da seguire. La politica è un servizio civile», diceva ad un’intervista a La7 l’anno scorso.
Campo progressista
Molto differente la questione delle alleanze. Dopo l’esperienza di coalizione alle regionali in Umbria e il tentativo di replica in vista delle regionali in Liguria, il M5S, dopo aver ‘istituzionalizzato’ la possibilità di coalizioni civiche, ora chiede ai suoi iscritti la possibilità di allearsi anche a livello locale anche con i partiti tradizionali (che allo stato sarebbero Pd, LeU e dintorni).
«Secondo me non siamo ancora pronti», diceva Luigi Di Maio sulle coalizioni l’anno scorso. Un’era politica fa per un M5S in cerca di una nuova essenza e, da domani, forse con una stabile collocazione nel campo progressista.