Per un anno il governatore ha goduto di un’apertura di credito quasi senza riserve, grazie anche a una minoranza consiliare silente e a un paio di colpi andati a segno (Sacal e Sorical). Poi lo tsunami di critiche ha rotto l’idillio
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
La lunga luna di miele del governatore Occhiuto con gli elettori si è infranta sui medici cubani, che la Regione si appresta a ingaggiare per far fronte all'emergenziale carenza di personale negli ospedali calabresi.
Qualcuno ci ha provato a silenziare la notizia quando LaC News24 anticipò il progetto della Cittadella con un articolo di Francesco Altomonte che dava conto di 84 medici cubani in arrivo negli ospedali reggini. Eppure, nonostante in quel pezzo del primo luglio il dato (84) fosse riferito a una sola provincia, molto al di sotto del numero complessivo e ormai ufficiale di 497 camici bianchi in arrivo dall’Havana, la reazione fu offensiva nei confronti della stampa che aveva semplicemente fatto il proprio lavoro.
Il commissario dell’Asp di Reggio Calabria, Lucio Di Furia, diramò una nota che stigmatizzava l’indiscrezione come «destituita di ogni fondamento», niente più che una «fake news». Abbiamo tenuto il punto e risposto per le rime, confermando per filo e per segno quanto avevamo scritto perché supportato da solidi riscontri. Il tempo è stato galantuomo in fretta stavolta, e poco più di un mese dopo è stato lo stesso presidente Occhiuto a illustrare i dettagli dell’operazione che prevede l’assunzione a tempo determinato di centinaia di medici cubani.
Sino a quel momento, il governatore aveva goduto di un’apertura di credito quasi incondizionata, favorito anche da una minoranza consiliare troppo timida e spesso assolutamente silente, che soltanto alla caduta del governo Draghi e in vista della conseguente campagna elettorale, ha cambiato registro, cercando di dare finalmente un senso al suo ruolo di opposizione politica.
Eletto il 4 ottobre scorso, Occhiuto ha potuto contare su quasi un anno di forte sintonia con i calabresi. Il piglio decisionista e qualche importante colpo andato a segno - come la sottrazione al controllo privato della Sacal, la società che gestisce gli scali aeroportuali calabresi, e della Sorical, che gestisce invece le risorse idriche -, ne hanno accresciuto il prestigio politico. Abbastanza da far passare in secondo piano i rallentamenti nella realizzazione di progetti sbandierati come una rivoluzione ma ancora al palo, come la nascita di Azienza Zero, che dovrà accentrare il coordinamento amministrativo delle aziende sanitarie, riducendo fortemente la loro autonomia territoriale in nome di maggiore efficienza e organicità dell’azione regionale in campo sanitario. Le aspettative sono altissime, ma per ora il passaggio dalle parole ai fatti non si è compiuto e la sanità calabrese continua a navigare a vista, con gravissime inefficienze la cui eco spesso rimbomba nei tg e giornali nazionali.
Paradossalmente, però, a incrinare la fiducia nel governatore e mettere la parola fine alla luna di miele con i suoi elettori, non è stato qualcosa di non fatto, ma, al contrario, l’adozione di un provvedimento di grande impatto mediatico, cioè l’ingaggio dei medici cubani. Una notizia che è rimbalzata anche sulla stampa estera, con l’ormai famigerato articolo del Times, che ha titolato sui medici cubani assunti dalla regione italiana definita “Mafia hub”, la Calabria appunto.
Contemporaneamente, contro la decisione di ricorrere a 500 camici bianchi provenienti dal Centroamerica, si sono schierati praticamente tutti, dai sindacati agli ordini professionali, dalla politica a singoli professionisti che hanno esternato la propria indignazione con lettere aperte spesso riprese dai giornali. Ma soprattutto, a criticare la decisione, sono state centinaia di migliaia di calabresi, che – sempre sui social - hanno puntato il dito contro la presunta discriminazione operata nei confronti dei medici calabresi, in particolare i più giovani, costretti spesso a cercare lavoro fuori regione. Sotto accusa sono finiti bandi e concorsi per la ricerca di personale, che non verrebbero esperiti nonostante le asfittiche piante organiche di ospedali e ambulatori.
Impossibile che Occhiuto non avesse previsto l’impatto del suo annuncio, fatto per giunta nel pieno di una campagna elettorale per le Politiche che vede in prima linea anche il fratello Mario, ex sindaco di Cosenza, capolista al Senato. Se non ha potuto fare a meno di andare avanti, quindi, significa che la mancanza di camici bianchi è ormai davvero drammatica e dietro l’angolo potrebbe esserci la paralisi della sanità pubblica in Calabria, a cominciare dai servizi di pronto soccorso.
«Non potevo fare altro – ha detto il governatore nel tentativo di frenare le polemiche -, avevo il dovere di agire dopo decine di concorsi e di avvisi andati deserti o con pochissimi candidati che poi non si presentavano alle prove». Ed è così, a causa di un’emergenza impossibile da arginare enunciando buone intenzioni o illustrando progetti a lungo termine, che Occhiuto ha vissuto e sta vivendo il primo vero momento di difficoltà politica della sua legislatura. Anche se gli va riconosciuto il merito di non aver nascosto la testa sotto la sabbia, accettando di rendere palese il fallimento dell’organizzazione della sanità calabrese e assumendo il rischio di essere investito, come poi è successo, da uno tsunami di critiche.