La proposta del centrodestra muta il quadro generale. E rischia di allungare i tempi per la formazione dell’esecutivo. Torna in gioco Neri. Calabrese pronto a lasciare Locri. Lega instabile. Ma Salvini deciderà giovedì
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Può una semplice proposta di legge cambiare le carte in tavola e mutare lo scenario politico di una Regione? Sì, se si tratta della norma “aumenta-poltrone”, appena depositata in Consiglio regionale, tra le proteste del Pd.
La pdl, presentata da cinque capigruppo della maggioranza di centrodestra – Arruzzolo (Fi), Neri (Fdi), Crinò (Forza azzurri), De Nisi (Italia al centro) e Graziano (Udc) –, mira a introdurre l’incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e quella di assessore. Significa che il titolare di uno scranno a Palazzo Campanella, una volta nominato in Giunta, lascerebbe spazio al primo dei non eletti – il cosiddetto consigliere supplente – almeno fino alla durata dell’incarico nel governo regionale.
Poltrone in aumento
Al di là dei tecnicismi, è una norma che farebbe crescere il numero di poltrone a disposizione dei politici – magari a scapito degli assessori esterni, (oggi sono 5 su 7) – e che, per dirla con le parole del gruppo pd, potrebbe servire al centrodestra «per puntellare gli equilibri tra i partiti che sostengono il governo Occhiuto».
I dem credono che la legge non farebbe che «aumentare la spesa pubblica» perché, al di là della presunta «neutralità finanziaria» paventata nella relazione illustrativa, «di fatto il governatore avrebbe la facoltà di nominare una giunta di tutti consiglieri regionali e, quindi, di tutti assessori esterni, andando concretamente ad aumentare la spesa effettiva». Una analisi, questa, bollata come fallace dai firmatari della legge, per i quali il numero dei “politici” sul libro paga della Regione rimarrebbe sempre lo stesso: «Oggi, tra assessori e consiglieri, sono 37 e il numero rimarrebbe invariato anche dopo la riforma», spiegano fonti della maggioranza.
La legge è incostituzionale?
A parere dei proponenti, inoltre, il Pd sbaglia a sbandierare la possibile incostituzionalità della norma, che avrebbe poco a che fare con quella impugnata dal Governo nel 2014 e poi ritirata dall’allora maggioranza già orfana del governatore dimissionario Peppe Scopelliti.
All’epoca il Consiglio dei ministri considerò «censurabile» la norma in quanto «comportando la sospensione di diritto dall’incarico di consigliere regionale» e introducendo un «meccanismo di supplenza» risultava «invasiva» dell’ambito legislativo che l’articolo 122 della Costituzione «ha inteso riservare al legislatore regionale».
Stavolta, invece, il caso non si porrebbe, perché – spiega uno dei firmatari – «nel 2014 era stato modificato lo Statuto, mentre adesso procediamo con una legge ordinaria simile a quelle in vigore in altre regioni e mai impugnate».
Grandi cambiamenti in Giunta
Certo è che la sola comparsa della pdl prelude a grandi cambiamenti, in Giunta come in Consiglio. Il primo effetto, a legge approvata, sarebbe l’entrata nel parlamentino di Reggio del sindaco di Castrolibero Giovanni Greco, che andrebbe a surrogare l’assessore all’Agricoltura, Gianluca Gallo.
Ma a essere stravolta potrebbe essere anche la road map di Occhiuto per la ricomposizione della Giunta, dopo l’elezione in Senato di Tilde Minasi (Lega) e Fausto Orsomarso (Fdi).
Il governatore, che la scorsa settimana ha avviato il dialogo con Salvini e con i vertici del partito meloniano, avrebbe voluto chiudere velocemente la pratica, magari già entro questa settimana. I partiti, però, continuano a frenare. Soprattutto Fdi, a cui non dispiacerebbe se il presidente pazientasse almeno fino all’approvazione dell’“aumenta-poltrone”, che potrebbe essere portata in Aula già lunedì prossimo, anche se per ora, da Palazzo Campanella, non arrivano conferme.
Neri torna in gioco per la Giunta
Il motivo per cui i fratellisti prendono tempo è presto detto: Giovanni Donzelli, il responsabile dell’Organizzazione del partito, una volta in vigore la nuova legge avrebbe la possibilità di indicare come assessore l’attuale capogruppo in Regione, Peppe Neri, il quale, a sua volta, lascerebbe il posto in Consiglio al sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, fino a ieri il favorito per un posto nella Giunta Occhiuto. In questo modo, Donzelli accontenterebbe tutti.
È un’ipotesi che sta prendendo sempre più corpo, ma quel che tutti i meloniani danno per scontato è che, comunque vada, Calabrese non rimarrà a guidare il Comune reggino fino allo scadere del suo mandato, nel 2023.
E la Lega
In linea teorica la nuova legge potrebbe puntellare pure gli equilibri, finora parecchio instabili, della Lega, riappacificando le tante anime del partito calabrese.
Basterebbe che la deputata-consigliera Simona Loizzo accettasse, come Salvini vorrebbe, di diventare assessore. Il suo trasferimento in Cittadella libererebbe lo scranno del “supplente” Pietro Molinaro e, al tempo stesso, quello alla Camera per il primo dei non eletti alle ultime Politiche, il commissario regionale Giacomo Saccomanno.
La posizione di Loizzo
Il punto è che Loizzo, come già raccontato da Lacnews24.it, non avrebbe alcuna intenzione di rinunciare a Montecitorio. E forse non è un caso che, tra i capigruppo di maggioranza, l’unica a non firmare la nuova pdl sia stata proprio la politica cosentina.
Il no di Loizzo, oltre a non favorire una riappacificazione interna, complicherebbe i piani di Salvini. Che comunque non sembra avere l’intenzione di tirarla per le lunghe. Fonti attendibili della Lega romana e calabrese confermano che il vicepremier sceglierà il nome da proporre a Occhiuto giovedì prossimo, al termine di un confronto con tutti i dirigenti regionali.
Iannini e Capponi favorite
A giocarsi il posto di Minasi, al netto di possibili colpi di scena, sarebbero rimaste in due: la reggina Caterina Capponi, candidata alle Regionali 2020, e l’ex aspirante deputata Maria Carmela Iannini, che conta sull’appoggio del parlamentare Domenico Furgiuele e dello stesso Saccomanno.
In calo le quotazioni dell’ex assessore di Rende Ida Bozzo, oggi componente della struttura di Loizzo. «Dopo il gran rifiuto di Simona – osserva un leghista di primo piano –, sarebbe il colmo se Salvini nominasse assessore una sua collaboratrice. Nel partito scoppierebbe il caos».
Ma a fibrillare, in queste ore, è tutta la politica calabrese.