La rappresentanza dei democrat è davvero ridotta al lumicino e per il Partito democratico è tempo di elaborare un progetto che abbia orizzonti di soluzione alle disuguaglianze sociali. Al contrario, il rischio di irrilevanza politica è forte
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A distanza di tre giorni dal voto ancora gli italiani non sanno con esattezza da chi verranno rappresentati in Parlamento. Ieri il Viminale ha modificato incredibilmente gli esiti elettorali non solo in Calabria ma anche in altre 11 regioni italiane. Come sia stato possibile che lo stesso Viminale abbia avuto simili problemi nell'interpretazione di una legge che certamente non è la prima volta che viene applicata, resta un vero mistero.
Non a caso Enza Bruno Bossio, vittima del riconteggio, parla di porto delle nebbie e di assenza di certezza del diritto. Lei non ne fa un dramma. In un post sui social dice che non importa se sarà deputata o semplice militante, il suo impegno politico non verrà meno. E poi il dato degli eletti ancora non è ufficiale. Un flebile filo di speranza è legato agli esiti delle verifiche della Corte d'Appello e poi della Cassazione.
Solo allora i dati saranno ufficiali. In Calabria però il problema non è solo tecnico, ma anche politico. Si perché il riconteggio non si è tradotto nella sostituzione di un parlamentare con un altro dello stesso partito bensì nella perdita di un deputato del Pd a vantaggio di uno dei 5 stelle.
E non si tratta di un parlamentare qualsiasi bensì di una figura politica ben radicata sui territori, che nella scorsa legislatura (basta guardare i dati di Openpolis) si è dimostrata fra la più attive della deputazione calabrese trattando dossier delicati come gli Lsu/lpu o l'alta velocità insieme a tante battaglie garantiste sulle carceri o sulla legalizzazione delle droghe leggere tanto per fare due esempi. Letto in questa ottica, la sconfitta per il Pd appare ancora più cocente. Irto si era consolato sul dato elettorale parlando di una riconferma della deputazione uscente.
Il Viminale gli ha dato torto. Adesso la rappresentanza del Pd è davvero ridotta al lumicino, sia perché Nico Stumpo è esponente di articolo 1, sia perché il deputato crotonese ha un rapporto abbastanza debole con il territorio avendo sviluppato la sua carriera politica soprattutto a Roma. L'esito elettorale, se confermato, lascia un'ampia area della Calabria praticamente priva di rappresentanza. Questo diventa un ulteriore motivo di rammarico per i vertici dem. Al di là dei difetti e delle complicazioni di una legge che tutti disapprovano ma nessuno ha provato a cambiare, c'è il tema della selezione delle candidature.
Così come non è stata una buona idea candidare Speranza e Franceschini a Napoli, altrettanto si può dire di come sono state composte le liste in Calabria. Temi di riflessione che adesso spettano al Pd, calabrese e nazionale. I dem sono chiamati a sciogliere un nodo evidente. Se i 5 stelle in un mese sono riusciti un una incredibile rimonta elettorale è perché c'era un vuoto nella domanda di sicurezza sociale che di certo il Pd non poteva riempire limitandosi, come ci pare abbia fatto, a rilanciare gli slogan pentastellati.
Ora per il Pd è il tempo di elaborare un progetto che abbia orizzonti di soluzione alle disuguaglianze sociali diverso da quello dei 5 stelle. Il rischio è che gli imminenti congressi si riducano ad uno sterile dibattito sulle alleanze. Ma schiacciati da Renzi e Calenda al centro e dai 5 stelle a sinistra il rischio dell'irrilevanza politica è forte.