La rottura sulla Tav pare essere in grado di far calare il sipario su una delle esperienze di governo più singolari della storia italiana. Sicuramente l'unica fondata su un contratto, quello che tiene insieme due forze politiche agli antipodi come Lega e Cinque Stelle.
I tempi di risoluzione della crisi non sono al momento prevedibili essendo legati a troppe variabili. Si dovrà passare dalle decisioni del premier Conte, che pare intenzionato a parlamentarizzare la crisi, dall'effettiva volontà di Matteo Salvini di portare la crisi alle estreme conseguenze, fino alle decisioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e, considerate le scadenza imminenti di bilancio, anche dalla possibilità di un governo tecnico che possa traghettare l'Italia al voto.
In ogni caso la Calabria è in pieno fermento anche perché il voto nazionale potrebbe pericolosamente coincidere con l'appuntamento per il rinnovo del governo regionale e con quello per il Comune di Reggio.

Data elezioni

La crisi in atto a Roma potrebbe avere effetto immediato sulle decisioni del governatore Mario Oliverio in ordine alla data delle primarie istituzionali e poi per la data delle Regionali. Dopo la rottura con il Pd l'intenzione del presidente era quella di fare al più presto per provare a giocare d'anticipo e trovare spiazzati i vati partiti, con primarie a ottobre e elezioni a novembre.
Adesso tutti gli schieramenti, anche il centrodestra, è in pressing su Oliverio affinché torni all'idea originaria di spingere la data del voto il più lontano possibile, almeno a fine gennaio. Rinvio necessario per dare ai partiti e agli attuali parlamentari calabresi, quasi tutti certi di non riprendere il posto a Roma, di giocare su due fronti, specialmente se le elezioni nazionali dovessero svolgersi prima della fine dell'anno. Molto dipenderà anche dalle decisioni che saranno assunte in Emila Romagna, altra Regione in scadenza di mandato.
Non può dormire sonni tranquilli neanche Giuseppe Falcomatà a Reggio Calabria, fin qui convinto che il Comune sarebbe stato chiamato al voto nella primavera del 2020. Il precipitare degli eventi non preclude neanche l'ipotesi di un election day cumulativo se il voto nazionale dovesse essere dopo la scadenza del mandato elettorale del sindaco fissato ad ottobre.

Parlamentari terrorizzati

Naturalmente i movimenti maggiori riguardano i parlamentari in carica che, almeno nella stragrande maggioranza, non sarebbero eletti e neanche candidati al prossimo turno. Si va dalla pletora dei Cinquestelle sempre sottoposti al vaglio delle varie primarie e piattaforme e ai vincoli di mandato che potrebbero riguardare sia Federica Dieni che Dalila Nesci.


Il panico è totale poi in Forza Italia che, con la fuoriuscita di Toti, rischia di correre fuori dalla coalizione di centrodestra. I sondaggi già in mano al coordinamento regionale sono tragici: solo un seggio azzurro in Calabria che sarebbe a quel punto conteso tra Jole Santelli e Roberto Occhiuto, con relativo spargimento di sangue fraterno. Zero speranze per gli altri: da Mangialavori a Cannizzaro passando per Siclari. Tutti soggetti per i quali diventerebbero a quel punto appetibili le liste per le Regionali o per un ruolo di primo piano (candidato sindaco a Reggio?) per i reggini e per Cannizzaro in particolare.


Più agevole sarebbe la condizione di chi si troverebbe a correre con il partito di Giovanni Toti che, in coalizione nazionale con Meloni e Salvini, potrebbe aspirare anche a due parlamentari per la gioia dei fratelli Gentile e di Piero Aiello.
Né alcuno dei protagonisti potrà sperare in asilo politico presso la Lega e Fdi. I commissari dei partiti hanno mandato specifico di sbarrare la strada ai “vecchi arnesi" della politica calabrese. Anche dopo l'esplodere delle recenti inchieste giudiziarie.


In casa Pd la situazione è altrettanto problematica. La rottura con Oliverio rischia di spaccare il partito e i già pochi parlamentari in carica hanno alte possibilità di restare fuori. Ernesto Magorno, anche sindaco di Diamante, si è autosospeso dal partito e potrebbe seguire Matteo Renzi nel suo nuovo movimento, mentre per Antonio Viscomi il coinvolgimento alle prossime regionali diventa sempre più probabile, visto anche che parte del Pd calabrese lo considera una delle candidature alternative a quella del presidente uscente.

La cosa di centro e fanta alleanze

Anche nella nostra Regione, dunque, i vari uscenti dei partiti in crisi che hanno le porte sbarrate a destra e nel Pd pensano alla solita cosa di centro che andrebbe da Renzi ai resti di Fi, passando per l'Udc. Così come Zingaretti e Di Maio, ormai sicuri di essere fatti a brandelli dall'onda sovranista, potrebbero smettere di guardarsi in cagnesco e ipotizzare inedite alleanze.
Nessuna della carte con cui si è giocato fino ad ora, insomma, è rimasta al proprio posto e la crisi di governo in atto a Roma potrebbe ribaltare lo stesso tavolo.

 

Riccardo Tripepi