Proprio nel giorno della pronuncia della Consulta sulla legge elettorale, che fa crescere la possibilità di elezioni anticipate, Renzi ha deciso di “pensionare” la segreteria nazionale. E lo ha fatto con piglio deciso e senza fronzoli. Un sms secco inviato a tutti i componenti della vecchia squadra, anche a coloro che potrebbero essere poi riconfermati. Proprio per dare un segnale preciso di rinnovamento nel giorno in cui si potrebbe dire che parte ufficialmente la campagna elettorale per le prossime politiche. “Grazie per il lavoro svolto, nelle prossime ore sarà annunciata la nuova segreteria Pd. Continueremo a combattere insieme”, il testo dell’ex premier che ha voglia di ributtarsi nella mischia.

 

Fuori dunque anche i calabresi Stefania Covello e anche il fedelissimo Ernesto Carbone, l’uomo che Renzi mandò a Porta a Porta a commentare l’esito del referendum. E che potrebbe essere tra i pochi riconfermati insieme a Matteo Ricci e, per quel che si dice, a Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani. Domani, tuttavia, si dovrebbe avere il quadro chiaro con l’annuncio della nuova segreteria nazionale.

 

Tra le new entry si danno quasi per certi l'emiliano Andrea Rossi all'Organizzazione e Tommaso Nannicini come “uomo del programma”.

 

Resta in forse l'ingresso di Maurizio Martina e quello di alcuni sindaci di cui si era parlato nelle scorse settimane da Ciro Bonaiuto, primo cittadino di Ercolano, a quello di Mantova, Mattia Palazzi fino al sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà. L’idea di coinvolgere i sindaci è stata molto discussa nelle ultime giornate, anche se sarà l’ex premier Renzi a dettare l’ultima a parola e determinare se puntare o meno sui primi cittadini per riannodare il partito al tessuto sociale. Obiettivo che il segretario nazionale ha soprattutto nei confronti del Sud dell’Italia dove ha straperso il referendum costituzionale. Un dato analizzato a caldo durante l’assemblea nazionale e approfondito nelle successive settimane. I dirigenti del partito nel Meridione sono finiti nel mirino, come quel “notabilato” che non ha saputo dialogare con i cittadini perdendo consenso. L’ex premier ha ricordato gli investimenti fatti al Sud che pure non hanno prodotto i risultati sperati. Inserire nella segreteria nazionale sindaci come Falcomatà e Bonaiuto potrebbe essere un primo segnale del cambio di marcia che il partito vuole nel Meridione.

 

E del resto è proprio al Sud che si stanno concentrando anche le attenzioni della minoranza dem con Bersani che ha fiutato nei malumori di De Luca, Oliverio e Emiliano un canale in cui inserirsi per recuperare adesioni e consenso in vista del congresso. In Campania e in Calabria, poi, la lotta per la gestione della sanità si sta trasformando in autentico scontro con il governo nazionale e il ministro Lorenzin. E’ chiaro, dunque, che Renzi non potrà permettersi di farsi cogliere impreparato e dopo la segreteria proverà ad avviare la riorganizzazione sui territori. Nel frattempo il Pd calabrese temporeggia e rinvia, con il placet del segretario Magorno, ogni assemblea e direzione del partito nel tentativo di capire da che parte soffia il vento.

 

Riccardo Tripepi