Il governatore torna in sella, pronto a rimettere insieme la sua maggioranza e ad affrontare in prima persona lo scontro interno al partito. Primo obiettivo: Ernesto Magorno. In secondo luogo proverà a diventare il punto di riferimento di Zingaretti in Calabria per avere la ricandidatura
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La sentenza della Corte di Cassazione revoca la misura cautelare che obbligava il governatore Mario Oliverio alla dimora in San Giovanni in Fiore e gli offre un lasciapassare fino al termine della legislatura.
La sua posizione si alleggerisce in maniera considerevole, nonostante il processo per accertare le sue eventuali responsabilità vada avanti, e gli consente di provare a rimettere ordine nella sua maggioranza che, durante gli ultimi mesi, ha sbandato pericolosamente.
I problemi in Consiglio e la lotta nel Pd
In Consiglio regionale sono spesso mancati i numeri per consentire alla giunta di approvare le proposte di legge all'ordine del giorno e il centrosinistra è stato costretto a figure barbine sia durante il dibattito sui fondi comunitari che in occasione della discussione sulla doppia preferenza di genere.
Ma nei mesi di vacatio, per una sfortunata coincidenza, sono aumentati anche i guai anche nel partito. La debolezza della posizione del governatore è stato uno degli elementi che ha favorito il colpo di coda della precedente gestione del partito nazionale e il commissariamento del Pd calabrese affidato a Stefano Graziano.
Il governatore, apparso isolato e senza ricevere nessuna attestazione di solidarietà dai big del partito per la sua vicenda giudiziaria, ha comunque scelto di sostenere la candidatura di Nicola Zingaretti. Una decisione volta a marcare una distinzione in Calabria e provare a recuperare terreno che, però, è stata rapidamente depotenziata dai dissidenti interni. L’ex deputato vibonese Bruno Censore e il consigliere Carlo Guccione hanno dato vita ad una seconda lista a sostegno di Zingaretti depotenziando la strategia del presidente della giunta. Depotenziamento che ha avuto una plastica evidenza nel momento in cui è stata eletta la nuova direzione nazionale del partito, all'interno della quale è entrato Carlo Guccione, mentre gli uomini di Oliverio si sono dovuti accontentare delle briciole.
Nonostante i tanti voti che la Calabria ha tributato a Nicola Zingaretti in occasione delle primarie dello scorso 3 marzo, il governatore del Lazio ancora non si è visto in Regione, così come non si era visto durante la campagna elettorale. Una condotta prudente per mantenersi equidistante dalle correnti che lacerano il Pd calabrese e che Graziano sta tenendo a freno a stento, limitandosi a rinviare vertici e riunioni e ribadendo come un mantra che “delle candidature alle regionali si parlerà dopo le elezioni europee".
Lo scontro con i renziani
Un rinvio di discussione e chiarezza che ha consentito alle forze disgregatrici interne di seminare il massimo della zizzania. Le discussioni sulle chat del partito sono finite sui social e sui media e lo scontro frontale tra il segretario della federazione provinciale di Cosenza Luigi Guglielmelli e il senatore Ernesto Magorno sono la cartina di tornasole per verificare l'aria che si respira dentro il Pd calabrese.
In questo quadro un'eventuale conferma della misura cautelare o di decisione interlocutoria da parte della Corte di Cassazione avrebbe costituito una pietra tombale per le prospettive politiche di Mario Oliverio che non solo non sarebbe stato ricandidato, ma avrebbe avuto anche serie difficoltà a portare a termine la legislatura.
Adesso, invece, seppure Oliverio appare sempre unleader e dimezzato, la situazione cambia radicalmente. Il presidente della giunta ha la possibilità di rivendicare il proprio ruolo e riproporre con forza la propria ricandidatura alle prossime elezioni. La pronuncia della Corte potrebbe fornirgli anche la spinta necessaria per affrontare eventuali nuove primarie che pure vengono chieste da più parti. Il presidente, inoltre, che fin qui ha lasciato correre le prese di posizione di Magorno, ormai esplicitamente contro la sua ricandidatura, procederà ad esasperare lo scontro e a chiedere interventi romani per rimettere ordine.
Del resto i renziani, in Calabria come a Roma, devono stabilire il da farsi e capire se il loro leader uscirà dal partito oppure deciderà di riorganizzare la corrente.
Verso le europee
Chiaramente le prossime europee saranno fondamentale spartiacque per pesare ancora la forza deglj attori in gioco, ma subito dopo si comincerà a fare sul serio. E Oliverio, che sa di giocarsi tutto nei prossimi mesi, sicuramente non farà prigionieri e forzerà ogni passaggio per diventare il punto di riferimento di Zingaretti in Calabria. Operazione fondamentale e preliminare ad ogni altra, ma che dovrà fare i conti con il lavoro ai fianchi di Carlo Guccione e dei dissienti, ma anche di Marco Minniti, fresco di silenzioso ingresso in direzione nazionale
Riccardo Tripepi