Il giovane sindaco di San Pietro a Maida con la sua candidatura ha rotto le uova nel paniere a quanti avevano mire assai diverse che si incrociano con le strategie in vista delle prossime Comunali in cima ai Tre Colli
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Giochino di sponda nel Pd provinciale, dove adesso l’obiettivo condiviso da parecchi (anche collocati in posizioni apparentemente contrapposte) sembrerebbe quello di indebolire la candidatura alla segreteria di Domenico Giampà. E già, perché il giovane sindaco di San Pietro a Maida ha suo malgrado un po’ rotto le uova nel paniere tanto all’interno del gruppo di Ernesto Alecci quanto all’esterno dove pure chi non è un “alecciano di ferro” comunque dialoga con lo stesso neoconsigliere regionale, capace di acquisire molta forza all’interno del Pd locale anche in ragione di un feeling con pezzi importanti del centrodestra. Fatto che gli fa assumere la veste di autorevole interlocutore ad esempio nella corsa alla successione di Sergio Abramo.
Una competizione, quest’ultima, che rende il congresso Dem del capoluogo diverso e più esasperato - per così dire - di tutti gli altri, proprio in virtù del combinato disposto di elezioni nel partito e in ambito cittadino. Ecco allora che Giampà, essendo escluso per ovvi motivi dalla partita delle Amministrative in cima ai Tre Colli, diventa assolutamente non funzionale a una possibile logica spartitoria (gradita a tutti) di ruoli e incarichi tanto nel Pd quanto, sempre in caso di successo alle Comunali, a Palazzo De Nobili.
Una sorta di Manuale Cencelli, insomma, in grado di accontentare chiunque, spegnendo ogni polemica sul nascere, la cui applicazione ha già conosciuto una fase prodromica con l’assegnazione degli immancabili posti in struttura (dopodiché, guarda caso, è cessata la finta polemica social “telecomandata” a riguardo) e di collocazioni nell’assemblea regionale malgrado parrebbe esserci qualche nient’affatto trascurabile difetto di legittimazione in base allo Statuto. Ma tant’è, come si dice in questi casi l’appetito (politico, s’intende) vien mangiando ed è chiaro che la più grossa fetta di torta è costituita dai posti di governo e sottogoverno in Comune. Orizzonte che potrebbe ingolosire a tal punto da far rivedere certi piani, portando a piccoli passi indietro, anche per non tirare troppo la corda con un Alecci proteso a irrobustire la candidatura a sindaco di Nicola Fiorita e quindi deciso a non far salire i livelli di scontro nel partito oltre i limiti del tollerabile. Perché è fin troppo evidente come un’eccessiva conflittualità interna non giovi ad alcuno. È chiaro, allora, che a un certo punto (sempre facendo seguito a un ragionamento di ambizioni politiche) certe brame sono sembrate insaziabili. Voracissime. E dunque, almeno al momento, siano state stoppate.
Ma la questione sul tavolo resta. Perché ad esempio l’ex segretario cittadino Salvatore Passafaro, sulla carta e in base ai consueti rumors l’aspirante coordinatore provinciale del Pd con più numeri dalla sua (leggasi più tessere, non solo ascrivibili a un megaparentato come succede in casi del genere), pur non facendo parte dell’entourage alecciano potrebbe rientrare a pieno titolo in un ragionamento complessivo su Catanzaro. Discorso da cui invece, lo si ribadisce, è tagliato fuori Giampà. Al quale si attribuisce la “sponsorizzazione” di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio e rispetto a cui si alimentano boatos inerenti alla vicinanza con il presidente della commissione Democrat, preposta pure al vaglio delle mozioni congressuali, Italo Reale. Intesa che voci di corridoio, forse diffuse per mettere pressione a Reale “avvisandolo”, danno all’origine di un ipotizzato avvicendamento al vertice del medesimo organismo di garanzia con Mario Paraboschi.