La maggioranza va sotto alla Camera sullo scostamento di bilancio. Per sei voti il centrodestra non raggiunge il quorum richiesto di 201 sì (la maggioranza assoluta) e si ferma a 195 voti favorevoli (105 gli astenuti - Pd, M5s e Terzo polo, a eccezione di Roberto Giachetti che vota a favore - e 19 i contrari - i deputati di Avs). Esito che comporta l'impossibilità di procedere alla successiva votazione sulle risoluzioni al Def. Il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, assiste in Aula, mentre un incredulo presidente di turno, Fabio Rampelli, sospende la seduta tra gli applausi delle opposizioni. Dunque, è tutto da rifare: un Cdm convocato d'urgenza, durato solo pochi minuti, per predisporre una nuova relazione. Poi la commissione Bilancio della Camera riunita in serata per l'esame lampo della nuova relazione sullo scostamento (mentre quella del Senato si riunirà domani mattina) e quindi il nuovo passaggio in Aula: l'Assemblea di Montecitorio è convocata per oggi alle 9, con il voto previsto verso le 11,30.

L'Aula di palazzo Madama si riunirà invece alle 14. Uno sprint necessario per incassare l'ok al Def e allo scostamento e quindi convocare, come da programma, la riunione del Consiglio dei ministri il primo maggio con l'obiettivo di varare il decreto che conterrà il taglio del costo del lavoro. Una battuta d'arresto per maggioranza e governo che la premier Giorgia Meloni non lesina di definire «un brutto scivolone ma che non rappresenta un segnale politico». Da Londra, dove è impegnata in visita ufficiale, Meloni parla senza mezzi termini di «brutta figura», richiamando «tutti alla responsabilità» e garantisce che il Cdm del primo maggio si farà. «Noi non ci stiamo risparmiando e nessuno si deve risparmiare. Ma francamente non credo che sia stato un segnale politico, per paradosso anzi è accaduto per un eccesso di sicurezza», spiega la premier. «Ora si deve fare una ulteriore considerazione sui parlamentari in missione, ma non ci vedo un problema politico. Il Def sarà approvato, manterremo i nostri impegni», insiste Meloni. Il riferimento della presidente del Consiglio è sulle assenze dei deputati, che hanno determinato lo «scivolone».

In tutto, scorrendo i tabulati, alla maggioranza mancano 45 voti. Ma bisogna distinguere tra assenze giustificate, e i deputati non presenti al momento del voto ma non in missione. Nel dettaglio, risultano non partecipanti al voto 14 deputati di FdI, di cui 9 in missione (su 117 hanno votato in 103); 14 i deputati tra le file di Forza Italia che non risultano presenti al voto, di cui 5 in missione (su 44 deputati hanno votato in 30); 15 invece i non partecipanti al voto nella Lega, di cui 4 in missione e va segnalata l'assenza di Umberto Bossi per malattia (su 65 hanno votato in 50). Infine, su 10 deputati di Noi moderati hanno votato in 8 su 10. Dunque, tirando le somme, 5 gli assenti per così dire ingiustificati tra le file di FdI, 9 in Forza Italia e 11 nella Lega.

«Il problema è che i deputati non sanno, o non si rendono conto», commenta a caldo il ministro Giorgetti, secondo il quale però «non c'è un problema politico». E dopo l'incidente alla Camera, sulla chat del gruppo FdI si legge: «Presenza obbligatoria stasera in commissione e domani in aula dalle 10:00 fino a fine lavori». Insomma, dalla maggioranza arriva l'imperativo di serrare i ranghi. Prima della riconvocazione dell'Aula per domani, a caldo la maggioranza prova a verificare la possibilità di ripetere il voto, sostenendo non si sia trattato di una bocciatura per voti contrari maggiori rispetto a quelli favorevoli. Ma regolamento, prassi e contatti istituzionali a vari livelli fanno desistere dal tentativo. Serve una nuova relazione sullo scostamento e un nuovo voto, ex novo.
«Delle due l'una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza. In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese», afferma la segretaria del Pd Elly Schlein. «Siamo al dilettantismo, il problema è che lo pagano l'Italia e la sua credibilità», conclude. In Aula le opposizioni chiedono che il governo si rechi subito al Colle, perché quanto accaduto «è un dato politico clamoroso», scandisce la capogruppo dem Chiara Braga.

Dello stesso avviso il capogruppo M5s, Francesco Silvestri, secondo il quale la premier dovrebbe «recarsi subito al Quirinale». La pensa così anche il vicecapogruppo Avs Marco Grimaldi. «È stato uno scivolone che serve anche da lezione», ammette il capogruppo di FdI Tommaso Foti. «Francamente aver fatto una scivolata di questo tipo su un argomento per noi molto importante ha poca giustificazione», aggiunge.