Con la nomina ad assessore regionale di Marcello Minenna il governatore conferma la sua leadership. Mentre Fdi e Lega stanno a guardare
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La Calabria è politicamente anti-storica, certo non da oggi. Viaggia da sempre, per citare De Andrè, in direzione ostinata e contraria. Per dire: il partito della premier Giorgia Meloni, Fdi, è di gran lunga la prima forza nel Paese, mentre Fi, la creatura di Berlusconi, boccheggia, si arrabatta, sopravvive come può. In Calabria è tutto diverso, invece: gli azzurri spadroneggiano, nelle urne, nelle istituzioni, nel governo e nel sottogoverno; mentre i meloniani arrancano, ormai in modo sempre più evidente.
La nomina di Minenna
La riprova di questo disallineamento storico si è avuta martedì, con la nomina ad assessore di Marcello Minenna. A lui il governatore Roberto Occhiuto ha affidato un ampio portafoglio di deleghe, peraltro molto rilevanti dal punto di vista politico, perché è in quei settori che la Calabria si gioca parte del suo riscatto: ambiente, rifiuti, acqua, fondi Ue. Affidare a un esterno un tale potere non è in fondo così strano, se non fosse che il super assessorato dell’«indipendente» (ma in quota Fi) Minenna va ad aggiungersi a quelli, altrettanto pesanti, degli altri azzurri presenti in Giunta. La vicepresidente Giusi Princi, emanazione del deputato forzista Francesco Cannizzaro, ha un carnet zeppo di deleghe, tra cui Istruzione, Pari opportunità, Finanze, edilizia scolastica. Gianluca Gallo, recordman di preferenze, dirige ormai dal 2020 il potente comparto Agricoltura. Rosario Varì, uomo di fiducia del coordinatore berlusconiano Giuseppe Mangialavori, è al timone dello Sviluppo economico. Senza contare lo stesso Occhiuto, il quale, per dirne solo due, domina la Sanità (da commissario) e il Turismo (dopo l’addio del fratellista Orsomarso).
Gli altri assessori
Agli altri assessori, quelli di Fdi e Lega, sono state affidate deleghe minori. Alla salviniana Emma Staine sono andati i Trasporti e le Politiche sociali, mentre Filippo Pietropaolo, in quota Wanda Ferro, commissaria meloniana, si è dovuto accontentare di Risorse umane e Organizzazione. All’ultimo arrivato di Fdi, Giovanni Calabrese, è toccato il Lavoro. Comparto cruciale, se non fosse che a capo del braccio operativo dell’assessorato, Calabria lavoro, Occhiuto abbia appena piazzato un cannizzariano, Lucio Dattola.
Effetto sbilanciamento
Lo sbilanciamento tra i forzisti e il resto della coalizione non potrebbe essere più evidente. Non solo in Regione. A Vibo, Mangialavori ha appena conquistato la Provincia con Corrado L’Andolina, ampliando una filiera che parte dal Comune capoluogo (sindaco Limardo), passa da altri centri importanti come Pizzo (Pititto) e Tropea (Macrì) e arriva fino al Parco delle Serre (Grillo, appena riconfermato commissario).
Intanto, a Reggio, Cannizzaro continua a fare incetta di amministratori locali, dopo i 150 ufficializzati l’estate scorsa, alla vigilia delle Politiche.
A Catanzaro, ancora, dicono che Fi potrebbe contare pure sui buoni uffici di Filippo Mancuso, il presidente del Consiglio regionale che, secondo i detrattori della Lega, il suo partito, continuerebbe a giocare di sponda con Occhiuto per garantirsi – dicono sempre gli stessi maligni – la rielezione a Palazzo Campanella, tra poco più di un anno.
Gli alleati di Fi
Che gli alleati mastichino amaro, da un po’ di tempo a questa parte, è lampante. I fratellisti, giusto pochi giorni fa, si erano tuttavia illusi circa il loro effettivo potere contrattuale all’interno della coalizione. Erano insorti a mezzo stampa contro l’elezione di Daniela De Blasio, ovviamente forzista, a presidente della commissione Pari opportunità. Uno strapuntino, in fondo, ma anche il pretesto per denunciare pubblicamente la scorrettezza di Fi, che – «ancora una volta» – aveva omesso di «ragionare in termini di coalizione», scegliendo di tutelare «solo i propri interessi».
Poche ore dopo, il passo indietro di De Blasio sembrava il sigillo sul primo vero successo dei meloniani di Calabria, finalmente capaci di arginare il gigantismo degli azzurri di Occhiuto.
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È stata, invece, una vittoria di Pirro. E la nomina di Minenna ha chiarito definitivamente come stanno le cose nel centrodestra: comanda Fi, ma sempre per il tramite del suo alfiere, Occhiuto, disinibito tanto nel nominare i commissari delle Aziende sanitarie quanto i manager/consulenti esterni della Regione (Figliolia, Miozzo, Profiti), il tutto sempre senza far toccare palla agli alleati.
Impossibile negarlo: Fdi, malgrado il 30% a livello nazionale e la maggioranza relativa in Parlamento, tra il Pollino e lo Stretto subisce lo strapotere azzurro.
Controcorrente, ma per quanto?
Se la situazione è questa, qui e ora, resta da capire per quanto altro tempo ancora la Calabria politica navigherà controcorrente. Molto dipenderà da Berlusconi. Il leader azzurro, 86 anni e mille battaglie alle spalle, un giorno non troppo lontano potrebbe decidere di mollare baracca e burattini per godersi la vecchiaia.
Per Occhiuto ci sarebbe allora un problema in più da risolvere: fuggire da una casa a un passo dal crollo. Chissà se gli alleati gli darebbero rifugio.