Aldo Patriciello, parlamentare europeo uscente di Forza Italia, molisano ma con forti radici anche in Calabria, affronta alcune questioni che riguardano la crescita economica e la ripresa occupazionale nella nostra regione. Secondo l’Ocse nel 2019 l’Italia sarà in recessione. Quali misure allora, secondo Patriciello, dovrebbero essere attuate per la crescita, considerando che ci sono infrastrutture e grandi opere che andrebbero sbloccate anche in Calabria? «Il rilancio dell’economia deve essere la priorità assoluta di ogni Governo. Purtroppo per noi, però, l’Italia è il fanalino di coda per quanto riguarda le previsioni di crescita del Pil. Le cause sono tante e di diversa natura ma di certo non si può pensare di dire “no” a tutto e fermare la messa in opera delle infrastrutture necessarie allo sviluppo del nostro Paese. Il Tav – per Patriciello - è solo un aspetto marginale di un problema più ampio che riguarda l’assenza di un piano strategico generale. La cosa più grave, però, è che il sud sia sparito dall’agenda politica del Governo, tornando ad essere periferia economica, sociale e politica del Paese. E questo è un pericolo per tutti, non solo per le regioni del Mezzogiorno.  La Calabria, e più in generale il Sud, ha urgente bisogno di infrastrutture. Non è accettabile, solo per fare un esempio, che la maggior parte del Mezzogiorno sia esclusa dalle linee ferroviarie ad alta velocità».

 

A proposito dell’idea di trasportare in Calabria, e in genere nelle regioni del sud, il modello “portoghese” che riduce notevolmente la pressione fiscale per i pensionati che decidono di vivere in quel Paese, Patriciello crede che «fiscalità di vantaggio possa essere un importante strumento di crescita, non solo per quanto riguarda le pensioni ma anche e soprattutto per le imprese. Investire al Sud – per il parlamentare europeo - deve essere non necessario ma conveniente. Ciò detto, non dobbiamo commettere l’errore di credere che questo basti per rimettere in sesto la crescita e lo sviluppo. Serve una strategia complessiva che guardi alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni». E a proposito delle future generazioni Patriciello conclude: «dobbiamo arrestare l’emigrazione dei nostri giovani. È folle continuare a formarli per poi vederli costretti a partire fuori regione per mancanza di una adeguata offerta lavorativa».