I consiglieri regionali contestano lo sbilanciamento della segreteria provinciale sull'asse Guccione-Bruno Bossio-Adamo ma anche le recenti vicende che hanno scosso il partito, prima tra tutte la cacciata della vicesindaca Funaro da Palazzo dei Bruzi
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Venerdì 13 ottobre era in programma a Cosenza un incontro con tema il dimensionamento scolastico organizzato dal Partito Democratico. Il parterre era importante, a partire dal senatore Nicola Irto, passando per i consiglieri regionali Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci e per i sindaci di Catanzaro, Cosenza e Crotone Nicola Fiorita, Franz Caruso e Vincenzo Voce. A dialogare con loro ci sarebbe stato il dirigente scolastico e consigliere di Palazzo dei Bruzi, Aldo Trecroci. L’appuntamento, su cui qualcuno ha anche stigmatizzato informalmente l’assenza totale di interlocutrici femminili, è stato annullato per cause di forza maggiore.
Alle 11 dello stesso giorno, infatti, Irto, Iacucci e Bevacqua sono stati convocati a Roma nella sede del partito per discutere del caso Cosenza, che da mesi alimenta uno scontro mediatico tra il segretario provinciale Vittorio Pecoraro e i due eletti democrat alla Cittadella. Il faccia a faccia si terrà alla loro presenza, di Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria di Elly Schelin che nel frattempo è stata messa al corrente della questione, di Giuseppe Peta, capo dell’organizzazione regionale del Pd, e di Maria Locanto, presidente della Federazione bruzia.
L’oggetto del contendere ha radici nella composizione della segreteria provinciale da parte di Pecoraro. A detta di Iacucci e Bevacqua, oltre ad essere abnorme (più di 20 nomi), è completamente sbilanciata sull’asse che regge in questo momento il partito nel nord della Calabria: quello Guccione-Bruno Bossio-Adamo. I due consiglieri regionali hanno raccolto le istanze di tutte le altre anime del partito rimaste fuori, come quella della stessa Locanto, di Antonio Tursi (che prese il 25% al congresso) e di un’ulteriore corrente interna costituitasi nel frattempo con il nome di Sfida Riformista.
Per tutta l’estate non hanno partecipato ad alcuna Festa dell’Unità in presenza di Pecoraro, tanto che specialmente il capogruppo Pd in Regione ha pubblicizzato talvolta sui social iniziative parallele a cui ha dato il proprio contributo. Ai vertici capitolini del Partito Democratico hanno ribadito di non avere fiducia in Pecoraro, reo a loro avviso di non lavorare per il rilancio politico a Cosenza e provincia e di non aver affrontato adeguatamente alcune criticità recenti. Faranno probabilmente riferimento al caso Funaro che ha scosso Palazzo dei Bruzi, ma anche a quanto accaduto a Mendicino, un comune alle porte del capoluogo. Il sindaco del Pd, Antonio Palermo, si è iscritto durante il mandato al punto da essere poi coinvolto in fase congressuale nel sostegno a Bonaccini. Il tutto, però, con il circolo locale all’opposizione in consiglio comunale e costantemente critico nei suoi confronti che ha esultato alle sue dimissioni. Insomma, una situazione ingarbugliata come nelle migliori tradizioni del Pd cosentino.
Dal canto suo, Pecoraro ha provato più volte ad aprire un dialogo per mettere un punto all’annosa vicenda, ma ha trovato sempre la porta sbarrata. Ha il suo punto di riferimento in Peppe Provenzano, ex ministro per il Sud e la Coesione territoriale, ed è deciso a rivendicare la propria indipendenza di azione. Quella che però i suoi avversari interni non gli riconoscono.