Sei i ddl depositati in commissione Affari costituzionali del Senato per abolire la Delrio del 2014 e ripristinare l’elezione diretta. Il sindaco di San Giovanni in Fiore non ha dubbi: «La riforma si farà». Ma l’ex numero uno dell’Ente avverte: «Non arriveranno maggiori risorse»
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Un ritorno alle Province per come erano conosciute fino al ciclone Delrio. Anno del signore 2014, premier Matteo Renzi. È l’idea della senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli che ha presentato un disegno di legge con tre articoli tesi a scardinare la riforma che declassò l’Ente a secondo livello, rendendo le elezioni affare di sindaci e consiglieri comunali che da allora si votano tra di loro. Oggi non c’è la giunta, i poteri sono contenuti e la rappresentanza è subordinata all’influenza del momento dei partiti nei singoli municipi.
Nel ddl che ha iniziato l’iter burocratico si prevedono l’elezione diretta del presidente e del consiglio della Provincia, oltre all’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano, abolendo il ballottaggio, nel caso che il candidato superi il 40% dei voti. Il tutto, di conseguenza, sarebbe esteso anche ai comuni sopra i 15mila abitanti.
Province, tutti dalla stessa parte: contro la Delrio
Sulla necessità di modificare la legge Delrio sembra che l’intesa sia bi-partisan, tanto che anche Lega, Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle hanno presentato proposte che viaggiano nella stessa direzione. In tutto sono 6 i ddl depositati in commissione Affari Costituzionali del Senato.
L’UPI (Unione Province Italiane) aveva cercato anche in passato delle interlocuzioni con i governi precedenti e, tramite il massimo rappresentante Michele De Pascale esprime soddisfazione. «Finalmente è riconosciuta e condivisa l'urgenza di intervenire per ricostruire una nuova Provincia pienamente operativa e in grado di assicurare ai territori una crescita economica e sociale equa e omogenea» dice.
Niente aumento di fondi, ma autorevolezza
Tra le competenze ereditate ci sono l’edilizia scolastica, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, i trasporti e la manutenzione delle strade provinciali. Qualora andasse in porto la modifica della legge Delrio, tuttavia, non arriverebbero risorse maggiori di quelle già a disposizione. «È così - spiega Franco Iacucci, consigliere regionale ed ex presidente della Provincia di Cosenza -. Non è una questione economica, ma solo di rappresentanza. Primo o secondo livello per un Ente vuol dire tutto per ragioni di autorevolezza e influenza. In un’ottica generale, ad ogni modo, affrontare riforme costituzionali a mo’ di spezzatino non risolverà nulla».
Rosaria Succurro, sindaco di San Giovanni in Fiore e attuale numero uno della Provincia di Cosenza, sposa in pieno il ddl di Licia Ronzulli «Credo che sia perfettamente in linea con la realtà. All’atto pratico, la riforma Delrio si è rivelata un vero fallimento - dice senza mezzi termini -. Nata sull’onda del populismo per la riduzione dei costi della politica, non ha prodotto affatto risparmi e ha invece determinato un taglio dei servizi che ha mortificato i territori e i sindaci in maniera bipartisan, sia di centrodestra che di centrosinistra. Eppure, il ministro Delrio era stato sindaco di Reggio Emilia, quindi aveva avuto esperienza diretta delle difficoltà e necessità dei primi cittadini».
«Con il ritorno alle Province, che ci sarà, si ridarà voce ai cittadini e si metteranno i presidenti, gli assessori e i consiglieri provinciali nelle condizioni di dare risposti ai sindaci, avendo pieni poteri. Così - aggiunge - le Province saranno per davvero l’ente intermedio tra i Comuni e le Regioni, che dovrebbero soltanto legiferare sulle materie di competenza e non gestire ambiti, come per esempio la formazione professionale, il Welfare e il lavoro, che richiedono uno stretto rapporto con i cittadini e tanta prontezza amministrativa.
La sostenibilità economica
La lente di ingrandimento dei ragionieri dello Stato si focalizzerà sui costi che un ripristino delle Province come ente di primo livello avrebbe. Molti dipendenti, dal 2014 in poi, si sono trasferiti altrove (in regione soprattutto) e nuove assunzioni sarebbero oggi difficile da immaginare. E forse da digerire. «Invece sarebbe possibile portarla a compimento in termini finanziari - spiega ancora Succurro -. Servirebbe un'attenta organizzazione, sul presupposto che le Province sono enti molto vicini ai cittadini e che la riduzione delle loro funzioni non ha prodotto utilità. Non credo che il problema dei trasferimenti di personale sia un impedimento. Tutto si può realizzare, se c’è la volontà politica e, soprattutto, se, come ritengo, esiste un progetto, una visione che miri all’interesse dei cittadini e delle comunità territoriali. Si tratterebbe, in sintesi, di spostare deleghe e risorse, con il vantaggio di una maggiore efficienza ed efficacia della macchina pubblica».
La Provincia di Cosenza grande come la Liguria
L’incidenza sui territori crescerebbe di botto e, nei fatti, la forza esecutiva tornerebbe ad essere pari a quella pre-2014. «Potrebbero giocare un ruolo fondamentale, sia come ente più vicino ai cittadini, sia come amministrazione in grado di intercettarne più agilmente i bisogni e attivare processi di sviluppo, anche alla luce delle tante risorse già stanziate e da spendere in maniera proficua. Si pensi – entra nel dettaglio Succurro - che la Provincia di Cosenza è perfino più estesa della Liguria e ha un territorio caratterizzato dalla presenza di due mari e da un interno montuoso, con tutto ciò che questo significa».
All’orizzonte c’è un incontro segnato in agenda. Il direttivo nazionale dell’Upi incontrerà il ministro Calderoli mercoledì 18 gennaio. Ci sarà anche Rosaria Succurro. «Stiamo lavorando in piena sinergia, per mettere a punto gli ultimi aspetti sulla trasformazione delle Province. Ora i sindaci si sentono sempre più soli. Ridare alle Province le funzioni e il ruolo che avevano – chiude la presidente - significherebbe garantire un sostegno ancora più pieno ai sindaci e alle loro comunità. Anche adesso, come Provincia di Cosenza, noi stiamo coadiuvando i Comuni, sia nell’ambito delle materie di nostra competenza, sia fornendo assistenza, con i nostri tecnici, per i bandi del Pnrr. Non è una cosa scontata né da poco».