Se nell’ordinanza di custodia cautelare che l’ha condotto agli arresti per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta Chirone della Dda di Reggio Calabria, il ginecologo Antonino Coco viene definito: “Professionista posto al servizio dell’associazione di stampo mafioso, in quanto completamente asservito, con comportamenti che trasgrediscono nell’illecito, ai bisogni ed alle esigenze della cosca di riferimento”.  Quando decise di candidarsi nella Lega alle regionali di gennio 2020 (entrando in lista, si vocifera, su volere di Nino Spirlì) affermò pubblicamente: «Nel corso della mia carriera professionale ho vissuto in prima persona la progressiva decadenza dell’offerta sanitaria in Calabria. Con la “Lega Salvini Calabria”, unica forza in campo mai stata al Governo della Regione, riusciremo a dare finalmente a questa Terra di Calabria il giusto progresso, il giusto valore e quel giusto rilancio, sottraendola al non lusinghiero ultimo posto che purtroppo in atto occupa nel contesto Nazionale. Con questo primario ed unico obiettivo ho accettato la candidatura propostami da Matteo Salvini, ponendo la mia esperienza professionale e politica al servizio della Calabria, del nostro Territorio e dei Cittadini».

Nonostante un passato nella Democrazia cristiana e la precedente candidatura regionale nel 2010 con la lista “Scopelliti Presidente”, Antonino Coco si è spacciato come un leghista doc. Nell’agosto 2018 venne presentato in conferenza stampa come coordinatore della Lega di Oppido Mamertina. «Ritengo la Lega un progetto idoneo per la mia terra. La mia è una scelta di grande responsabilità», chiosò ringraziando l’allora segretario regionale Domenico Furgiuele, mentre nel giugno 2020 venne scelto dal deputato bergamasco Cristian Invernizzi (chiamato da via Bellerio a "gestire" la Lega nostrana, con esiti infausti), come responsabile provinciale sanità della segreteria della Lega reggina a guida Franco Recupero.

Dalle intercettazioni di un’altra inchiesta, Eyphémos (che ha decimato la ‘ndrangheta di Sant’Eufemia D’Aspromonte con diramazioni sino in Australia e ha portato all’arresto del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo), si evince, però, come in un incontro del 12 marzo 2019 Antonino Coco disse a Domenico Laurendi, “mandatario elettorale” dei clan di Sant’Eufemia, di essere sì leghista, ma “in quel preciso momento storico”, concludendo con la frase paradigmatica: «Noi dobbiamo andare su qualcuno che poi, noi garantiamo e ci garantisce». Insomma, un leghista non proprio convinto di bere da un'ampolla l'acqua del Po a Pontida.

L'assunzione nella struttura del consigliere regionale

Di garantire Antonino Coco non ci pensò minimamente Jole Santelli che, nonostante l’ammissione della relativa domanda di selezione, non lo scelse come direttore generale del dipartimento regionale Tutela della salute (preferendo il quasi ex dg Francesco Bevere), ma una sponda il ginecologo oggi indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, la trovò nell’attuale segretario questore del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.

Anch’esso quasi leghista in quanto nella sua pluriennale esperienza da consigliere comunale di Catanzaro venne eletto nel 2011 con l’Alleanza di Centro e poi con “Catanzaro da Vivere”, la formazione ispirata dal consigliere regionale Baldo Esposito e dall’ex senatore Piero Aiello, tant’è che non mancò agli eventi del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano già nel 2014. Mentre nell’estate del 2019 il suo principale sponsor politico, l’eterno Sindaco del capoluogo di Regione, Sergio Abramo, aveva creato un tavolo politico con l’ormai ex segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa (oggi indagato per associazione a delinquere aggravata dalle modalità mafiose nell’ambito dell’inchiesta “Basso Profilo” della Dda di Catanzaro) per la candidatura sotto le effige dello scudocrociato, alla fine Mancuso riuscì a farsi spazio (e con successo, anche se con poca convinzione) tra le file della Lega.

Ciò permise, con altrettanto successo, ad Antonino Coco di caldeggiare la chiamata in servizio presso la struttura del neo leghista Mancuso della compagna, Antonella Pinneri, quale suo “supporto tecnico”, con una “indennità di struttura” aggiuntiva allo stipendio di 7560 euro annui.

«Ricordo che al tempo, quando si stavano formando le strutture dei Consiglieri dopo la loro proclamazione a seguito delle elezioni, Coco fece pressione per far inserire la Pinneri in una struttura», ha dichiarato, previa concessione dell’anonimato, una ben informata fonte leghista.

Già, probabilmente trattasi di mera solidarietà tra “quasi leghisti”, altrimenti ci sarebbe da chiedersi perchè il segretario questore del Consiglio regionale Filippo Mancuso, catanzarese doc, come unico componente interno nominato nella sua struttura abbia scelto una dipendente di Sant’Eufemia D’Aspromonte con legami con l’Australia.

Il retroscena nell’inchiesta Erga Omnes 

Il nome di Antonella Pinneri (all’anagrafe Antonia) riecheggia tra le carte dell’inchiesta della procura di Reggio Calabria “Erga Omnes”, la Rimborsopoli calabrese che portò ai domiciliari l’ex consigliere regionale del Popolo delle Libertà Luigi Fedele, recentemente passato e poi uscito proprio dall’Udc e anch’esso, come lei, di Sant’Eufemia D’Aspromonte, al pari del di lui fratello, Giovanni, dirigente regionale ed ex Sindaco degli eufemiesi.

In riferimento ai lauti rimborsi, Luigi Fedele è stato condannato dalla Corte dei Conti in Appello per “responsabilità amministrativa gravemente colposa” al pagamento alla Regione Calabria di 260.845,27 euro (vedendosi decurtare il vitalizio).

E se nella sentenza di primo grado (la 409 del 2018 della Corte dei Conti sezione Calabria) vengono citate di straforo le spese sostenute da Fedele a favore della Pinneri, in un articolo de Il Fatto Quotidiano del 27 giugno 2015 si legge che dalle carte dell’inchiesta risultavano i rimborsi per “i weekend con la sua storica segretaria Antonella Pinneri". Agli atti, in effetti, vi sono numerosissimi viaggi all’estero.

Pur essendo lontani i tempi in cui, unitamente all’allora assessore regionale alle Politiche euro-mediterranee Luigi Fedele, quale componente della sua struttura, faceva tappa “istituzionale” in Australia, tra Sydney e Melbourne (quest’ultima, città pregna di eufemiesi trapiantati), nel Consiglio regionale, dove è entrata grazie alla cosiddetta “legge 25” del 2001, ossia, per usare le parole dell’ex Presidente della Regione Mario Oliverio, «il notorio e famigerato "concorsone", riservato esclusivamente ai componenti delle strutture di collaborazione dei consiglieri regionali», la Pinneri oggi può beneficiare della “tutela leghista” e della indennità-benefit caldeggiata per lei dal compagno ginecologo finito ai domiciliari.