L’infrastruttura che fa più discutere a Catanzaro, il porto naturalmente, è un po’ come l’isola di Peter Pan. Non c’è. Anzi sì. Perché quella si chiama Eilean Shona ed è un’isola tidale situata a Loch Moidart in Scozia. Ma è privata, quindi non fruibile se non dai proprietari e dalle persone da loro autorizzate a star lì, e soprattutto semisconosciuta in relazione alla sua esatta collocazione geografica.

Mentre il porto del capoluogo calabrese, che sulla carta sarebbe una grande opera pubblica, potrebbe essere assai più noto, individuabile, e fruibile se soltanto ci fosse almeno nell’idea di un posto in cui attraccano le navi e ormeggiano barche e natanti di ogni genere e in qualunque periodo dell’anno. Ma niente da fare. Malgrado il finanziamento e un progetto pronto, che però ha qualche determinante lacuna a causa di cui risulta ancora “non autorizzato”, continua a restare un tema di dibattito e persino acceso scontro. Politico per lo più, in realtà. Però anche una faccenda di un certo interesse per l’autorità giudiziaria, che infatti ha avviato diverse indagini sul porto stesso.

È il motivo per cui, in passato se n’è occupato varie volte anche il candidato a sindaco del centrosinistra, ed ex consigliere comunale, Nicola Fiorita. Il quale ci ha ragionato su con tanto di video autoprodotti, girati in loco. Ma ad affrontare lo spinoso argomento con la solita inequivocabile durezza è stato attraverso una sorta di spot elettorale Francesco Di Lieto. Un altro aspirante primo cittadino, quest’ultimo - sostenuto da Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, Partito del Sud e Calabria Resistente e Solidale - che ha diffuso sui social una gigantografia scattata all'imbrunire dell’ancora incompleta infrastruttura (ma forse sarebbe più esatto scrivere allo stato inesistente) con sovraimpresse due frasi. La prima che recita: “La ‘ndrangheta ha tolto il sorriso alla gente della mia terra, le ha tolto la felicità. E per noi è una montagna di merda da cui non vogliamo i voti. Libereremo Catanzaro dai suoi tentacoli”. Ma è dopo lo slogan che si legge, come ovvio nel secondo messaggio rivolto alla cittadinanza, “affideremo i servizi portuali a una cooperativa di disoccupati e disabili”.

Ed è una proposta su cui assai prima del periodo attuale, vicino alle elezioni, in parecchi si sono soffermati a discutere con interesse, considerato come è proprio su tale delicato ambito che si è incentrata l’attenzione della magistratura catanzarese in attesa di capire cosa ne scaturirà. Resta il fatto che del porto si parla, e si parlerà ancora a lungo, fin quando non sarà fatta chiarezza sulla sua definitiva costruzione e sulla limpidezza della gestione di tutti i servizi connessi. È infatti una 'non notizia' che l’opera, una volta completata seguendo il filo della pianificazione originaria, possa cambiare il volto non esclusivamente del quartiere marinaro, bensì dell'intero capoluogo e di tutta l’area centrale della Calabria. Che, in particolare lungo la sponda ionica, potrebbe giovarsi tantissimo di un cosiddetto porto-canale moderno, funzionale, e capace di accogliere imbarcazioni, anche grandi, con tutti i positivi riflessi del caso sull’economia locale.