VIDEO | Arriveranno la prossima settimana in Commissione le modifiche che la giunta regionale farà al Piano di gestione risalente al 2016 (ASCOLTA L'AUDIO)
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Saranno nove gli impianti di trattamento previsti nel nuovo assetto regionale del Piano di gestione dei rifiuti (Prgr). Lo stabilisce la delibera 299 dell’8 luglio scorso, attraverso la quale, la giunta regionale apporta modifiche all’attuale Piano che è stato approvato con la deliberazione del Consiglio Regionale n. 156 del 19 dicembre 2016, e successivamente modificato con la deliberazione del Consiglio Regionale n. 474 del 19 dicembre 2019.
La proposta di legge è già calendarizzata nell’agenda della Quarta Commissione consiliare “Assetto e utilizzo del territorio”, presieduta da Pietro Raso che è anche il relatore, nella seduta del prossimo 21 luglio
Limiti e ritardi
Attualmente la pianificazione regionale è basata sulla raccolta differenziata e sul recupero di materia in impianti dedicati al trattamento della frazione organica, della frazione secca e del rifiuto urbano residuo e, per la chiusura del ciclo di gestione, prevede il conferimento in discarica degli scarti di lavorazione.
Il Piano d’Azione dell’Unione europea stabilisce però limiti sempre più stringenti per la riduzione dei conferimenti in discarica.
C’è da considerare che durante il periodo di attuazione del Piano si sono registrati ritardi nel raggiungimento degli obiettivi fissati - in particolare, lo scenario a regime, da realizzare entro il 2020, non si è concretizzato - e, ad oggi, si registrano forti ritardi nella realizzazione, da parte degli enti di governo competenti, dell'impiantistica pubblica prevista nel vigente Prgr.
Le criticità maggiori sono da rintracciare nel mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata (52% al 2020 a fronte del 65% previsto nel Prgr); nella mancata realizzazione degli ecodistretti, impianti moderni e performanti a servizio della raccolta differenziata (basti pensare che di quelli previsti, sono in corso di realizzazione solo quelli di Catanzaro-Alli e di Reggio Calabria- Sambatello, mentre nessuna delle discariche di servizio pianificate è stata realizzata); nel malfunzionamento degli impianti esistenti di trattamento meccanico-biologico che producono elevati quantitativi di scarti da smaltire in discarica; nel malfunzionamento del termovalorizzatore di Gioia Tauro che riesce a trattare quantitativi pari alla metà di quelli autorizzati, in quanto le esistenti 2 linee hanno urgente necessità di interventi di ammodernamento e adeguamento; e nell’esaurimento delle discariche pubbliche e private presenti sul territorio regionale e conseguente necessità di individuare siti fuori regione per la gestione degli scarti di lavorazione, con conseguente aumento dei costi economici e ambientali..
La Regione è corsa ai ripari e, rispettando la filosofia del presidente Occhiuto, ha intrapreso un percorso di riforma che è culminato nella costituzione – con la legge 10 del 19 aprile scorso – dell’Autorità rifiuti e risorse idriche della Calabria. E precedentemente, con delibera di giunta del 21 marzo, aveva approvato il "Documento Tecnico di Indirizzo- Gestione dei rifiuti urbani" per l'aggiornamento del Piano regionale di gestione dei Rifiuti del 2016 alla disciplina nazionale di recepimento delle direttive europee del pacchetto “economia circolare”.
Le modifiche
Nelle more dell'aggiornamento del Piano ai nuovi obiettivi comunitari e nazionali, «è necessario avviare il percorso di affrancamento dalla dipendenza dalla discarica, in accordo alla gerarchia comunitaria sulla gestione dei rifiuti, in ottemperanza al ruolo che il recupero energetico ricopre nell'economia circolare, in quanto soluzione ambientalmente preferibile rispetto allo smaltimento in discarica».
In delibera si chiarisce che la modifica proposta «non riguarda né gli obiettivi generali da perseguire, né la natura delle misure previste per il loro perseguimento», che quindi rimangono le stesse del vigente Piano; e «non modifica il contributo alla realizzazione di una strategia sostenibile nella gestione dei rifiuti», e pertanto non deve essere sottoposta a verifica di assoggettabilità a Vas (valutazione ambientale) che sarà invece espletata in fase di aggiornamento del Piano che è in corso di redazione.
«Il nuovo assetto impiantistico – si legge nell’incartamento della giunta - prevede la trasformazione di quattro impianti Tmb (trattamento meccanico biologico) esistenti sul territorio regionale in piattaforme di trattamento /recupero/ valorizzazione delle rd (raccolta differenziata) e dei ru (rifiuti urbani) indifferenziati. In aggiunta, negli Ato di Catanzaro e di Crotone è prevista la sostituzione degli impianti esistenti di Lametia Terme e Crotone-località Ponticelli con nuovi impianti e negli Ato di Cosenza e di Vibo Valentia, per soddisfare completamente la domanda di trattamento, è necessario prevedere la realizzazione di nuove piattaforme, della medesima tipologia delle precedenti, la cui collocazione sarà stabilita dalle Comunità d'ambito. Il solo impianto di Gioia Tauro manterrà l'attuale tecnologia tmb (trattamento meccanico-biologico), pur subendo un intervento di riefficientamento della linea, grazie all'inserimento di una cella di bioessiccazione, quale stadio terminale del processo di trattamento dei ru indifferenziati».
Gioia Tauro
Nel complesso il nuovo assetto regionale prevede quindi nove impianti di trattamento.
La frazione organica derivante dalle linee Remat di trattamento del rifiuto indifferenziato – che quindi separa meccanicamente il rifiuto recuperando quel materiale che ha ancora un mercato e che altrimenti finirebbe in discarica - sarà parte del css (combustibile solido secondario) - rifiuto, da avviare a recupero di energia.
Il biogas prodotto a partire dal processo anaerobico di valorizzazione della forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano) subirà l'upgrading a biometano e sarà reimmesso in rete o utilizzato per rifornire gli automezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti.
Esclusivamente nell'ecocentro di Sambatello (Reggio Calabria) non è previsto l'upgrading del biogas prodotto a biometano, a causa di impedimenti tecnico-logistici del sito di ubicazione dell'impianto.
Il recupero energetico è relegato alle sole frazioni non riciclabili altrimenti destinate allo smaltimento in discarica, nel pieno rispetto della gerarchia stabilita dalla più volte citata direttiva 2008/98/CE.
«Tutti i 9 impianti pubblici di trattamento rifiuti di cui alla presente pianificazione, a valle delle operazioni di selezione e valorizzazione per il recupero di materia, produrranno degli scarti di lavorazione, che dovranno essere avviati a termovalorizzazione per recupero energetico. La quantità stimata costituita dalle frazioni biodegradabili bioessicate, dagli scarti non riciclabili e a valenza combustibile delle linee remat, dagli scarti non riciclabili e a valenza combustibile delle linee di valorizzazione delle frazioni secche riciclabili da Rd, avviata a recupero energetico, sarà pari a circa 350.000 t/anno sino alla realizzazione dell'impiantistica pubblica prevista nel Piano e, successivamente, si attesterà a circa 250.000 t/anno. La termovalorizzazione di tale frazione di rifiuti avverrà nell'impianto di Gioia Tauro attraverso l'adeguamento dell'unità A autorizzata e in esercizio e il completamento dell'unità B parzialmente realizzata».
L’impianto – è scritto nella relazione - subirà un intervento di adeguamento e completamento per il recupero funzionale di entrambe le Unità A e B con riferimento all'applicazione della Decisione di Esecuzione (Ue) 2019/2010 della Commissione del 12 novembre 2019 che stabilisce le conclusioni sulle migliori tecniche disponibili (Bat), a norma della direttiva 2010/75/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio per l'incenerimento dei rifiuti, anche con l'inserimento di una linea di inertizzazione ceneri e polveri mediante un sistema di abbattimento dei fumi con recupero di prodotti solidi residui.